BREVE STORIA DEGLI SPONSOR SULLE MAGLIE DA CALCIO
GiĆ negli anni ’70 era vivo nelle squadre di un po’ tutta Europa il desiderio di essere sponsorizzate da societĆ terze, in modo da aumentare i ricavi economici. Del resto nel basket e soprattutto nel ciclismo era una pratica giĆ ampiamente diffusa e accettata. Al contrario, le varie federazioni nazionali di calcio si opponevano fermamente a questa pratica, ed avere uno sponsor sulla maglia era perciĆ² vietato. Le prime collaborazioni di questo tipo avvennero sottobanco, e grazie a escamotage piuttosto ingenosi.
A fare da apri pista furono i tedeschi dell’Eintracht Braunshweig, che nel 1972 avevano siglato un accordo commerciale con la JƤgermeister, azienda produttrice del famoso liquore. Il problema era che da regolamento all’epoca era consentito esporre sulla maglia solamente lo stemma societario. Ostacolo che il club tedesco aggirĆ² modificando il proprio logo: accantonato il tradizionale leone rampante, ecco che sulle maglie comparve un disegno identico al marchio della JƤgermeister: un cerchio con all’interno la testa di un cervo e una croce.
Ovviamente nel Bel Paese non mancĆ² il proverbiale italico ingegno. Il Vicenza, giĆ nel lontano 1953, cambiĆ² il nome in Lanerossi Vicenza, in modo da poter esporre sul petto la celebre R rossa del lanificio. L’Udinese invece, nel 1978, si presentĆ² in Serie B con lo sponsor dei gelati Sanson sui pantaloncini: d’altronde il divieto parlava solo delle maglie… I tempi erano ormai maturi, e nei primi anni ’80 le varie federazioni nazionali si erano dovute arrendere e consentire le sponsorizzazioni a tutte le loro squadre.
In Inghilterra, il primo team con uno sponsor fu il Liverpool, che nel 1979 esibƬ la scritta Hitachi nelle partite in casa non trasmesse in TV, ricevendo in cambio 100 mila sterline in due stagioni. Nel 1981 anche l’Arsenal andĆ² a āpescareā in Giappone, e in cambio di 500 mila sterline in tre anni permise alla JVC di scrivere il proprio nome sul petto dei Gunners.
ARSENAL ā JVC (DAL 1981 AL 1999)
Partiamo proprio dai biancorossi di Londra: hanno avuto sulle loro maglie la scritta JVC per cosƬ tanti anni che ĆØ impossibile non ricordare questa partnership. La Victor Company of Japan ĆØ un’azienda giapponese di elettronica di consumo, che dal 2008 si ĆØ fusa con la Kenwood. I primi anni con questa sponsorizzazione non furono fortunati per l’Arsenal, che non stava attraversando uno dei suoi periodi migliori. Ma fra la fine degli anni ’80 iniziarono ad arrivare successi con una certa regolaritĆ . Con questo sponsor i Gunners portarono a casa 3 campionati, 5 coppe nazionali e l’unico trofeo internazionale (oltre alla Coppa delle Fiere) della loro storia: la Coppa delle Coppe nel 1994. A noi di storie di Premier piace molto la maglia della stagione 1996/97, la terza con Nike come fornitore e la prima della lunga epopea di Wenger, rimasto al nord di Londra per ben 22 anni. Molto essenziale e pulita, aveva una trama in rilievo con motivi geometrici e il tradizionale logo con il cannone. Sotto le spalle un bordino bianco collegava il colletto alle maniche. Polsini rossi e rigidi con bordino bianco, colletto rigido a colori invertiti. Nel 1996 Wenger portĆ² a Londra Viera, e Bergkamp era all’Arsenal da appena un anno: stava nascendo la squadra degli invincibili.
MANCHESTER UNITED ā SHARP (DAL 1988 AL 2000)
Au revoir. Se pensi al Manchester United negli anni ’90, stai pensando a King Eric che si tira sĆ¹ il colletto della maglia. Quello con la Sharp, produttrice di dispositivi elettronici, ĆØ stato un rapporto proficuo per entrambe le parti. Lo United di Ferguson ha infatti scritto proprio in quegli anni alcune delle pagine di calcio piĆ¹ memorabili di sempre, e l’azienda giapponese ha potuto accostare il proprio nome ad una delle squadre piĆ¹ forti al mondo negli anni ’90. Grazie a quel mago che era Sir Alex, i Red Devils imposero un dominio in Inghilterra che difficilmente avrĆ mai eguali. Con la scritta Sharp sul petto, lo United portĆ² a casa 6 campionati, 10 trofei nazionali, una Coppa Campioni, una Coppa intercontinentale, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Uefa. Impossibile non scegliere una maglia indossata da Cantona, anche se non fece in tempo a trovare la gloria europea. La nostra preferita ĆØ quella del campionato 1994/95. Al terzo anno di fornitura tecnica, la Umbro ā sempre garanzia in fatto di maglie ā tirĆ² fuori un gioiello: la maglia era completamente rossa, con lo stadio Old Trafford riprodotto con trame in rilevo su tutta la parte anteriore. Polsini rigidi e neri con bordino bianco, stessi colori per il colletto, a V e anch’esso ovviamente rigido, in modo che Cantona potesse tenerlo alzato.
NEWCASTLE ā NEWCASTLE BROWN ALE (dal 1990 al 2000)
Per un’intera decade il Newcastle ha ribadito lo stretto legame con la sua cittĆ e la sua gente sottoscrivendo una partnership con la famosa birra prodotta proprio sul posto. Fu messa in commercio per la prima volta nel 1927, dal produttore Newcastle Breweries, che divenne Scottish e Newcastle nel 1960. Dal 2008 viene prodotta dalla Heineken, a seguito di un accordo con la Carlsberg. Questa birra a Newcastle viene chiamata anche “dog”, perchĆ© gli uomini giustificavano la loro assenza da casa con la passeggiata del cane, ma in realtĆ spesso erano al pub a bersi una pinta. Questi Inglesi… Per quanto il Newcastle sia uno dei club piĆ¹ amati in Inghilterra, non puĆ² vantare molti trofei in bacheca, e il periodo di sponsorizzazione con la birra non fa eccezione. L’unico titolo che le Magpies portarono a casa dal 1999 al 2000 ĆØ quello di campioni di seconda divisione. La sponsorizzazione iniziĆ² infatti proprio nel torneo cadetto, e dopo il ritorno in Premier League i bianconeri conobbero un periodo di discreta fortuna, con un sesto, un terzo e due secondi posti. Come esempio non possiamo che scegliere una delle maglie che ĆØ stata indossata dalla leggenda Alan Shearer, probabilmente l’uomo piĆ¹ amato a Newcastle. Ricordiamo con piacere quella della stagione 1998/99, quarto anno di fornitura Adidas: ovviamente classiche righe bianche e nere, al centro campeggiava il marchio dello sponsor con la super iconica stella blu. Logo societario al centro, e sopra di questo il nome del fornitore, scritto con tonalitĆ oro che riprendeva lo sponsor. Il collo era rotondo e basso. con bordini neri e bianchi, stessa fantasia per i polsini.
LIVERPOOL ā CARLSBERG (DAL 1993 AL 2010)
Anche qua si parla di birra. La Carlsberg ĆØ una societĆ danese, fra i produttori piĆ¹ importanti al mondo. L’iconica scritta (che poi negli anni 2000 abbiamo trovato anche su capi di abbigliamento per tutti i giorni) ha campeggiato sulle maglie del Liverpool per tantissimi anni, e ha vissuto stagioni sportive dalle fortune alterne. Il bottino complessivo dei Reds con il brand danese non ĆØ comunque da buttare via: si parla di 7 coppe nazionali, di una Coppa Uefa, di 2 Supercoppa Uefa, e soprattutto della Champions League nel 2005. Una partita ā quella contro il Milan ā che resterĆ per sempre nella storia del calcio, e della quale si parlerĆ certamente ancora fra cento anni. Sotto la sponsorizzazione della Carlsberg hanno vestito la maglia rossa un sacco di campioni, ma visto che in questo articolo si parla di anni ’90, vi proponiamo quella indossata da Robbie Fowler nel campionato 1993/94. Non sappiamo se si tratti della piĆ¹ bella, ma certamente ĆØ una di quelle che gli appassionati ricordano con piĆ¹ piacere. Era l’ottavo anno di collaborazione con Adidas, che per questa maglia decise di inserire molto bianco per gli standard classici del Liverpool. La prima cosa che balzava agli occhi era la presenza delle tre grosse strisce bianche oblique sui fianchi, tipiche di Adidas, forse un po’ invadenti, ma che fanno un sacco anni ’90. La parte frontale era impreziosita da strisce verticali in rilievo, tono su tono, i polsini erano bianchi con bordino rosso e verde. Stessi colori per il collo, basso e a V, con la parte bianca piuttosto grande.
CHELSEA ā AUTOGLASS (DAL 1997 al 2001)
Un rapporto piuttosto breve quello fra i Blues e la Autoglass, azienda inglese specializzata nella riparazione di vetri e parabrezza delle auto, ma che noi Italiani ricordiamo molto bene. Si tratta infatti del periodo di “colonizzazione” dei nostri Vialli, Zola e Di Matteo. Ma in quegli anni passarono da Stamford Bridge anche i “nostri” Gullit, Desailly, Petrescu, e altri che sono rimasti nella memoria per i mondiali del 1998, e per il videogioco PES, uno su tutti Babayaro. Anche se il Miliardario russo Roman Abramovich doveva ancora arrivare, il club stava iniziando a uscire da una dimensione di secondo piano, riuscendo a cogliere affermazioni sia in patria che in Europa. Nello specifico, vengono conquistate 3 coppe nazionali, una Coppa delle Coppe (esatto, quella contro il Vicenza) e una Supercoppa europea. Ancora il Chelsea in campo internazionale era una Cenerentola, ma si trattava solo dell’antipasto: grandi soddisfazioni sarebbero arrivate nel giro di pochi anni. Fra i giocatori piĆ¹ amati da quelle parti c’ĆØ sicuramente Gianfranco Zola, che anche per patriottismo scegliamo come nostro modello. All’undicesima stagione insieme alla squadra, la Umbro propose un modello pulito e semplice, con l’accostamento del classico blu royal e del bianco. La novitĆ piĆ¹ evidente erano le ampie bande bianche nella parte inferiore delle maniche, impreziosite dai bordini nero e oro. Il colletto a V era rigido e alto, bianco con gli stessi bordini oro e neri.
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