Alle 6 e 57 di domenica mattina molti sono a letto, qualche fortunato ritorna da una serata epica, qualcuno meno si alza per andare a lavorare. Negli anni 70’ se in quel di Portsmouth a quell’orario infame ti trovavi alla stazione centrale probabilmente non eri una persona tranquilla. Alle 6 e 57 partiva il treno che dalla costa sud inglese arrivava fino a Londra. Ciò ti permetteva di arrivare per le prime ore del pomeriggio in qualsiasi luogo d’Inghilterra, ovviamente cambiando a Paddington o Victoria Station. Ma perché vi sto dando tutte queste informazioni? Perché è da quell’orario, che molti inglesi definirebbero “insane”, che prende nome la 6.57 Crew. Tutti provenienti da Pompey, come la chiamano loro, o più comunemente conosciuta come Portsmouth. Posto duro in cui vivere, considerato il cuore della working class costiera che lavora al porto come scaricatore o in mare come pescatore, per i giovani sostenere la squadra nelle trasferte era un modo per conoscere cosa c’era fuori dall’unica isola inglese. Ma non fraintendetemi non si trattava di gite turistiche, i Pompey boys erano avversari duri da fronteggiare, che si presentavano nelle città avversarie senza alcuna paura. Nel giro di 30 anni la squadra ha spesso fluttuato tra la Premier e la league Two, cosa che ha permesso alla firm di essere conosciuta e di fronteggiarsi con molti gruppi diversi.
Unica la rivalità con il Southampton, visto come la città dei “ricchi”, di quel sud-est inglese che non conosce disoccupazione ma solo prosperità. Ma tra il paradiso di Southie e la dura Portsmouth ci sono solo 31 chilometri. Era chiaramente il derby dell’Hampshire, ma anche un occasione troppo ghiotta per per la 6,57 Crew, quella di poterle suonare a qualche bravo ragazzo di famiglia che voleva solo godersi la partita. Soft versus Cockney. White Collars versus Working Class.
L’episodio che ben definisce la coesione dei tifosi con la città è datato 1987, quando la Crew ebbe la brillante idea di presentarsi come partito alle elezioni nazionali. Senza giri di parole sui volantini distribuiti campeggiava la faccia di Marty “Docker” Hughes, associato al numero 6,57, che non era più Crew ma Party. Le proposte erano precise: alcool “duty free” (in fondo erano loro che lo scaricavano), nessuna tassa per le scommesse, rendere magistrati solo persone che avevano subito almeno una condanna. Ultimo ma non meno importante, Portsmouth fuori dall’Hampshire, come a dire che quella regione non li rappresentava. La campagna si svolse in sole quattro settimane e il partito improvvisato di Docker raggiunse 455 voti su 76.292, non male per una protesta organizzata coi fiocchi.
La Crew è tutt’ora attiva e se pensate che si siano calmati sbagliate di grosso. Gli anni ’00 sono stati un periodo di forte scontro con la polizia. Nel 2004 93 arresti negli scontri contro il Southampton, e non poteva essere altrimenti. Nel 2006 130 Pompey Boys dovettero rendere il passaporto alla polizia, cosa che non gli permise di viaggiare in Germania e seguire la nazionale. Perché per i Dockers non è mai stato un problema il sentirsi inglesi, ma dell’Hampshire sì, una regione che ha condiviso poco o nulla della propria ricchezza con loro, e forse in fondo è meglio così.