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Attilio Lombardo: quei pazzi diciotto mesi in cui Popeye si trasferì a Londra

3 ' di letturaÈ l’estate del 1997 e a Londra, sobborgo di Croydon, l’entusiasmo è alle stelle. Il Crystal Palace, neopromossa in Premier League, ha appena acquistato Attilio Lombardo dalla Juventus. Un’ala destra di spessore, qualità e quantità che a Torino ha già vinto un campionato, una Champions League, una coppa Intercontinentale e due Supercoppe, una italiana e l’altra europea. 31 anni e una calvizie in stato già avanzato che, ai tempi della sua permanenza alla Sampdoria, gli valse l’appellativo di Popeye. Popeye, pochi capelli e tanta potenza. Giocatore instancabile, con esperienza e carisma in quantità. “Finalmente si fa sul serio!”, pensano i tifosi delle Eagles.

Le premesse, credeteci, ci sono tutte. È il 9 Agosto, prima partita di campionato. A Selhurst Park, il Palace ospita l’Everton di Duncan Ferguson. Siamo in piena estate ed è un pomeriggio soleggiato. Tutti attendono un guizzo, la sveglia del campionato. Ed eccolo lì, il guizzo. Come nelle più belle favole arriva proprio dal nuovo arrivato. Attilio Lombardo, numero 7 sulle spalle, porta palla al limite dell’area e l’appoggia dietro a Bruce Dyer inserendosi nello spazio con intelligenza. L’inglese chiude bene il triangolo e Popeye, a pochi metri dalla porta, non perdona. Gol al debutto e, alla fine del match, un tabellone che dice 2 a 1 per i londinesi. Due vittorie nelle prime tre partite: sembra l’inizio di un sogno.

Nella vita e nel calcio, però, spesso la realtà è amara. E infatti le difficoltà non tardano ad arrivare, così come le prime sconfitte. Per una neopromossa, ovviamente, è ordinaria amministrazione. Tuttavia, anche se con fatica, il Palace regge il colpo e dà buone sensazioni agli addetti ai lavori. Lui, il nostro Popeye, si carica la squadra sulle spalle e, a metà Settembre, segna un altro gol-vittoria in casa contro il Wimbledon. Diventa l’idolo dei tifosi, che si innamorano del personaggio e della sua totale dedizione alla causa. A Novembre, le cose sembrano essersi assestate: il Palace è decimo, in una posizione di tranquilla metà classifica.

La sfortuna, però, non aspetta. E infatti, durante il ritiro della nazionale, Lombardo riporta un grave infortunio che lo costringe ai box fino ad Aprile. Per le Eagles è una tragedia. In diciannove partite senza Popeye il bilancio è terribile: due vittorie, cinque pareggi e dodici sconfitte. La classifica piange e, da un punto di vista societario, le cose non vanno affatto meglio. A Febbraio il presidentissimo Ron Noades cede il trono all’ex giocatore Mark Goldberg che, al momento del suo insediamento, lancia un triste anatema: “Nel giro di cinque anni saremo in Europa!”. La storia, come sempre implacabile, si preoccuperà di dimostrare il contrario.

Il nuovo presidente, impressionato dal carisma e dalla sua influenza sull’ambiente, nomina Lombardo giocatore-allenatore nel tentativo di risollevare le sorti della squadra. Non basta, il verdetto finale è severo. Il Palace, ultimo in classifica, retrocede in First Division. Popeye, gran cuore e fedeltà, decide di rimanere. Nonostante il suo ricco palmarès, anche in cadetteria si mette a disposizione del progetto e del nuovo manager Terry Venables.

I problemi economici della società, però, non lasciano scampo. A Gennaio del ’99, per salvarsi dal baratro del fallimento, il Palace ha un disperato bisogno di monetizzare. L’unico che ha mercato è lui, Attilio Lombardo. Suo malgrado, Popeye viene venduto alla Lazio. Dalle aquile alle aquile. Il seguito è noto, perché a Roma contribuirà a scrivere la storia dei biancocelesti alla corte del generale Sven-Goran Eriksson.

La sua parentesi londinese, però, non è stata un’esperienza anonima. Popeye, com’è nella sua indole, ha dato tutto anche per le Eagles. I tifosi del Palace lo sanno e lo ricorderanno sempre. Nonostante le poche partite giocate in maglia rossoblù (appena 49!), per premiarlo lo hanno inserito nella classifica degli undici giocatori del secolo. Attilio Lombardo può star tranquillo, avrà sempre un posto speciale nel cuore di chi, tutte le domeniche, scalda il tifo a Selhurst Park.

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Giovanni Mastria
Nato a Lucca, classe 1991. Scrivo con passione di cultura, attualità, cronaca e sport e, nella vita di tutti i giorni, faccio l’Avvocato.

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