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Graeme Souness, dalla Scozia con furore

5 ' di letturaGraeme Souness è un personaggio storico del calcio inglese. Scozzese duro e puro, baffoni che gli fanno guadagnare il soprannome di “Charlie Champagne”, carattere difficile votato alla battaglia e alla rappresaglia, è il ritratto perfetto del centrocampista degli anni ‘80. Il Liverpool guidato da lui e King Kenny Dalglish vince tre Coppe dei Campioni e quattro First Division e Souness ne è capitano e trascinatore.

Decide poi di diventare allenatore… e qui la faccenda si complica. Arrivano sì dei titoli, soprattutto una FA Cup sempre col Liverpool, ma le esagerazioni spesso superano le vittorie. Ecco alcune delle perle che il manager scozzese ci ha regalato nella sua carriera.

Il classico profeta in patria

Durante l’estate del 1986 i club inglesi non possono partecipare a competizioni continentali dopo la strage dell’Heysel. Souness ne approfitta, e contatta diversi giocatori della First Division che sono attratti dal continuare a giocare in Europa. È l’inizio della “Souness Revolution”. In quattro anni vince tre campionati e quattro Coppe di Scozia.

Ma il ritorno in patria non è tutto rose e fiori. Souness decide di acquistare Mo Johnstone dal Nantes . C’è un problema: i Rangers dopo la Prima Guerra Mondiale hanno una legge non scritta, ovvero che i giocatori cattolici non giocano a Ibrox. Ovviamente, Johnstone non solo è cattolico, ma è un ex Celtic che pochi giorni prima aveva dichiarato di voler tornare al suo vecchio club di Glasgow. Scoppia un putiferio che il buon Souness (di religione protestante) liquida così: “Non ho problemi che Johnstone sia cattolico. La mia prima moglie è cattolica e il mio primo figlio ha ricevuto il battesimo. Il mio migliore amico d’infanzia a Edimburgo era cattolico. Per me la religione non è un problema.”. Frasi che la tifoseria Rangers non gli perdonerà mai. È la prima di una lunga serie di acquisti pessimi durante la carriera del manager scozzese.

Il ritorno ad Anfield

Dopo King Kenny Dalglish, un altro scozzese siede sulla panchina del Liverpool. Purtroppo Souness verrà ricordato dai tifosi di Anfield come uno dei peggiori coach della storia del club, nonostante la vittoria della FA Cup del 1992.

Charlie Champagne litiga con tutti gli esponenti della vecchia guardia (come succederà in ogni squadra che allena), vendendo successivamente la maggior parte dei veterani. Ian Rush in un’intervista a Sky Sport definisce normale amministrazione il lancio di tazze da te alla fine delle partite. Anche lo staff è pieno di ex giocatori e compagni di squadra di Souness che lo detestano da tempo, in primis l’allenatore delle riserve Phil Thompson: proprio colui che venne retrocesso da capitano del Liverpool per far posto allo scozzese.

Il disastro è completato dalla intervista concessa da Souness per il tabloid The Sun, giornale odiato dalla maggior parte dei giocatori, e pubblicata il 15 aprile 1992. Il manager festeggia la FA Cup vinta dopo aver subito un’operazione al cuore, ma in quella data cade il terzo anniversario della strage di Hillsborough e la tifoseria si sente tremendamente offesa. Souness si trova tutto l’ambiente contro e va via. Dichiarerà laconico Jamie Carragher: “Non è stato Alex Ferguson a uccidere il Liverpool. È stato Graeme Souness”.

Perle in giro per il mondo

Dopo Anfield, la carriera di Souness si fa sempre più in salita. Tra una litigata con lo spogliatoio e una dichiarazione pomposa non confermata dai fatti, lo scozzese comunque tira fuori dal cilindro delle perle incredibili.

Arriva al Galatasaray nel 1995. Vince la Coppa di Turchia in finale contro il Fenerbahçe in trasferta, in uno dei derby più infuocati della storia del calcio. Per sedare gli animi, Souness finita la partita prende una bandiera del Galatasaray e la pianta in mezzo al campo del Fener. Gli scontri che ne nascono sono classificabili solo come guerriglia urbana, e il nostro eroe riesce con difficoltà a lasciare lo stadio. Si dimetterà dopo due mesi.

Diventa allenatore del Southampton e l’highlight di una stagione altrimenti mediocre è il famoso acquisto di Ali Dia. Un giorno Souness riceve una chiamata da un uomo che si spaccia per George Weah, che promuove il suo cugino senegalese vero bomber di razza. Lo scozzese non controlla se sia vero e mette sotto contratto un mese il ragazzo. Dopo un allenamento in cui tutti si accorgono che non è capace di giocare a pallone, Souness mette in campo Dia per 53 lunghissimi minuti contro il Leeds al posto dell’infortunato Le Tissier. Le God, intervistato successivamente, dichiara che sembrava di vedere Bambi correre sul ghiaccio spaventato dal pallone. Dia scompare il giorno dopo la partita.

Al termine della stagione Souness viene convinto dal nuovo presidente Vidulich a guidare il Torino alla promozione in Serie A. Si presenta davanti a 10mila tifosi al Delle Alpi dicendo di voler ricreare il suo Liverpool. Viene esonerato dopo sei giornate e tre sconfitte di fila.

Dopo pochi giorni viene assunto come nuovo allenatore del Benfica. Rimarrà un anno e mezzo all’Estadio Da Luz senza riuscire a vincere un trofeo. Lasciando il Portogallo dichiara: “Fate attenzione, il vostro presidente è un uomo pericoloso. Mente guardandoti negli occhi.”. Aveva ragione. João Vale e Azevedo viene in seguito condannato per appropriazione indebita e riciclaggio proprio per gli anni di presidenza del Benfica.

Le ultime litigate in terra d’Albione

Souness rientra definitivamente in Inghilterra alla guida del Blackburn per poi passare dopo 4 anni al Newcastle. Ai Rovers riesce a ingaggiare giocatori importanti come Dwight Yorke, Andy Cole e Brad Friedel, ma dopo poco riesce come al solito a litigare con tutti. Charlie Champagne decide di sostituire i partenti con giocatori dei campionati italiani: Vratislav Greško, Lorenzo Amoruso e soprattutto Corrado Grabbi, due gol in 30 partite e 7 milioni di pound buttati al vento.

Nonostante tutto, il Newcastle decide di puntare su di lui per il post Bobby Robson. Souness non si fa pregare e riesce velocemente a inimicarsi Craig Bellamy, idolo dei Magpies, insieme a Jermaine Jenas, Laurent Robert e Bernard. Andranno tutti via. L’anno successivo decide di provare a scommettere su Michael Owen, ma l’ex Pallone d’Oro è noto per il suo fisico cristallino e si procura un infortunio a dicembre. L’ennesimo acquisto sbagliato gli costa due mesi dopo la panchina.

È questa la fine della carriera in panchina di Graeme Souness. Non che sia scomparso, anzi. Per un carattere come il suo la transizione a commentatore televisivo è stata quasi naturale. Non ha più i baffoni di un tempo, ma l’abilità di creare momenti indimenticabili rimane. Dopo la partita tra Ghana e Serbia della Coppa del Mondo del 2010, analizza la prestazione di Nemanja Vidic ricordando come sia stato “stuprato” da Fernando Torres in una partita dell’anno prima.

L’emittente sarà costretta a scusarsi pubblicamente dopo il break pubblicitario. Puoi levare Graeme Souness dal campo, ma non puoi levargli la possibilità di dire e fare cose assurde.

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