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John Neilson Robertson, l’uomo che doveva tutto a Brian Clough

11 ' di lettura

ā€œGli devo ogni cosa.

Da quando ĆØ arrivato lui ĆØ cambiato tutto. Per il Club e per il sottoscritto.

Eravamo nelle parti basse della classifica della Seconda Divisione inglese.

E con la brutta sensazione che il fondo non lā€™avevamo ancora toccato.

Io facevo dentro e fuori dal team e quando giocavo lo facevo fuori posizione.

Mi chiedevano di fare cose che non so fare.

E sono tante le cose che non so fare in un campo di calcio!

Ad esempio non so correre, non so fare tackles e non so colpire di testa.

Insomma, nĆ© io nĆ© il club avevamo una direzione, una linea o un’idea.

Poi ĆØ arrivato lui.

Brian Clough.

Dopo due settimane aveva giĆ  deciso chi avrebbe avuto un futuro con lui al Nottingham Forest e chi no.

Decise, fra la sorpresa di molti, che io facevo parte del primo gruppo.

ā€œA patto che la smetti di mangiare porcherie, che bevi un po’ meno, che smetti di fumare, che vai a letto prima la sera, che butti giĆ¹ almeno 5 kg e che inizi ad allenarti seriamenteā€ mi ha detto.

Roba da niente !

PerĆ² mi sono fidato di lui e ho cominciato a fare sul serio.

Che ci crediate o no ho fatto tutto quello che mi ha consigliato il Boss !

Beh ā€¦ quasi tutto.

Con le mie adorate ā€œfagsā€, le sigarette, proprio non ce la faccio !

Stare unā€™ora senza fumare per me ĆØ una tortura.

Allora arrivo in campo per ultimo per farmene una oppure a metĆ  allenamento chiedo di andare in bagno per farmi due tiri.

Si fa un gran parlare da anni di Brian Clough, dei suoi metodi, del suo stile, del suo carattere e degli incredibili risultati raggiunti con due squadre di provincia come il Derby County prima e il Nottingham Forest adesso.

Si parla anche di come sono andate le cose al Leeds ā€¦ secondo me da quelle parti si stanno ancora mangiando le mani per esserselo lasciato scappare in quella maniera !

Volete che vi sveli il suo segreto ?

A Clough bastano pochi giorni per capire pregi e difetti di un calciatore.

Dopo di che pretende semplicemente da te che tu faccia quello che SAI fare e che tu smetta di fare quello che NON SAI fare.

Al sottoscritto, John Neilson Robertson, ha cambiato la vita.

Per prima cosa mi ha detto ā€œfigliolo, se tu sei un centrocampista centrale io sono Frank Sinatraā€.

E mi ha messo subito allā€™ala sinistra.

Poi mi ha detto che per me era VIETATO rientrare nella mia metĆ  campo, era vietato inseguire gli avversari ed era vietato lanciarmi in tackle e scivolate.

Poi mi ha detto che dovevo aspettare il pallone, anzi, PRETENDERE che mi passassero il pallone per poi fare qualche gol e tanti, tanti cross.

Aggiungendo che la mia permanenza in squadra dipendeva da quanti cross avrei fatto a partita.

Mi ha messo allā€™ala sinistra e da allora ho sempre giocato in quel ruolo e sempre da titolare.

Domani partiremo per Monaco di Baviera.

Fra tre giorni, il 30 maggio, giocheremo la finale della Coppa dei Campioni.

Pensare che due anni fa di questi tempi festeggiavamo la promozione nella First Division inglese !

Per Clough ĆØ un sogno che si avvera.

A noi non ne ha mai parlato ma sappiamo tutti benissimo che non ha mai digerito la sconfitta in semifinaleĀ  di qualche anno fa contro gli italiani della Juventus con il suo Derby County.

Ci danno per favoriti e ci puĆ² stare.

Abbiamo personalmente eliminato due delle grandi favorite per la vittoria finale.

Il Liverpool al primo turno e i tedeschi del Colonia in semifinale.

Le due sfide contro i teutonici sono state incredibili.

Pensare che io avevo quasi deciso di non giocare ā€¦

Il sabato precedente la prima sfida con il Colonia giochiamo contro il Chelsea a Londra.

Vincemmo per 3 a 1.

Dopo la partita con un amico e le nostre mogli siamo andati al ristorante.

Pochi minuti dopo il nostro rientro a casa suona il telefono.

Erano le due di notte.

Dallā€™altra parte del filo cā€™ĆØ mio cognato.

ā€œJohn, ho una terribile notizia da dartiā€

Ho pensato subito a mio padre, che aveva da tempo problemi di cuore.

ā€œEā€™ il papĆ  vero ?ā€ gli ho chiesto.

ā€œNo John, tuo fratello Hughie e Isobel sono morti. In un incidente stradaleā€

Avevano entrambi 35 anni e una figlia di 8, Gillian che era nel sedile dietro ed ĆØ rimasta praticamente illesa.

Morti sulla vecchia Vauxall VIva che io gli avevo regalato dopo che Brian Clough era riuscito a fare avere a tutti i componenti della squadra una Toyota Celica nuova di zecca dopo la nostra vittoria in campionato.

Il giorno dopo ho chiamato Clough.

Sapevo benissimo quanto contava per lui questa partita.

Una semifinale di Coppa dei Campioni dove voleva a tutti i costi andarsi a prendere quello che ingiustamente gli era stato negato pochi anni prima.

Ma lā€™unica cosa che il Boss mi ha detto ĆØ stata ā€œFai quello che ti senti di fare figliolo. Io ti sono vicino e ti faccio le mie condoglianzeā€.

ā€¦ questo ĆØ quello che mi ha detto Clough prima della partita piĆ¹ importante della sua carriera.

Il suo primo pensiero ĆØ stato per me.

Come fai a non amare questā€™uomo ?!?!

CosƬ al lunedƬ abbiamo seppellito mio fratello e sua moglie.

Il giorno dopo sono tornato a Nottingham e in quello successivo sono sceso in campo al City Ground contro il Colonia nella semifinale di andata della Coppa dei Campioni.

Eā€™ stata la partita piĆ¹ bella, avvincente ed emozionante alla quale io abbia mai partecipato.

Questo nonostante il campo fosse ridotto ad un acquitrino.

Dopo venti minuti scarsi di partita perdevamo giĆ  2 a 0.

Partita e qualificazione sembravano giĆ  compromesse.

Invece abbiamo iniziato a fare gioco, a creare occasioni e a schiacciare i tedeschi nella loro area.

Quando Birtles ha segnato il gol del 1 a 2 con il quale siamo andati negli spogliatoi abbiamo capito che potevamo ancora combinare qualcosa di buono.

Poi ci ha pensato Bowyer a riportarci in paritĆ  e a metĆ  del secondo tempo ĆØ avvenuto un autentico miracolo calcistico.

Ho segnato proprio io il gol del 3 a 2 ma la cosa incredibile ĆØ che ho segnato di testa e per di piĆ¹ in tuffo!

Il primo gol in tutta la mia carriera che segno di testa !

Ho alzato gli occhi al cielo ā€¦ ā€œqua cā€™ĆØ lo zampino di Hughieā€ ho pensato.

I tedeschi perĆ² sono riusciti a pareggiare prima dello scadere e con il 3 a 3 finale non erano in molti quelli che ci davano una chance per la gara di ritorno a Colonia.

E invece ce lā€™abbiamo fatta ! Uno a zero, gol di Ian Bowyer e fra tre giorni potremo coronare il sogno di una carriera intera, quello di salire sul tetto dā€™Europa.

ā€¦ dopo tutto quello che Brian Clough ha fatto per me ā€¦ beh, spero proprio di dargli una mano a realizzarlo.

Anche se continua a chiamarmi ā€œSuper Trampā€ !

John Neilson Robertson nasce il 20 gennaio 1953 nella cittadina scozzese di Uddingston.

A 17 anni, nel maggio del 1970, arriva al Nottingham Forest che lo mette sotto contratto e dopo pochi mesi, nellā€™ottobre del 1970, lo fa esordire in prima squadra.

Tecnica e visione di gioco sono di primā€™ordine ma quella che sembrava una carriera destinata ai vertici del calcio britannico si arena improvvisamente.

Il rapporto con lā€™allora manager del Nottingham Allan Brown non ĆØ certo idilliaco.

John, che ĆØ tutto meno che un atleta ā€œnaturaleā€, viene accusato di scarso impegno in allenamento e di metterci poco ā€œcuoreā€ anche in campo.

Viene impiegato come centrocampista centrale ma le sue lacune in questo ruolo sono evidenti: scarsa corsa, quasi inesistente capacitĆ  in fase di copertura e una resistenza fisica assai limitata.

Inizia a sedersi sempre piĆ¹ spesso in panchina e quando nel gennaio del 1975 arriva sulla panchina del Nottingham Forest Brian Clough lo trova addirittura in lista di trasferimento ā€¦ con il solo Partick Thistle come club interessato.

ā€œOld Big ā€˜Eadā€ (uno dei tanti soprannomi di Clough) ci mette poche settimane a capire che:

a) Robertson sta giocando fuori ruolo e che non ĆØ un centrocampista centrale

b) che le poche cose che sa fare, dribblare gli avversari e crossare, le sa fare meglio di chiunque altro.

Clough sa toccare le corde giuste e John Robertson risponde alla grande.

In breve tempo diventa il fulcro della squadra.

Non deve sfiancarsi in inutili rincorse agli avversari ma deve rimanere negli ultimi 30 metri di campo, farsi dare la palla e ā€œinventareā€.

ā€œIl nostro Picassoā€ lo chiamerĆ  in piĆ¹ di una occasione Clough.

Ma Robertson ha unā€™altra caratteristica che lo rende praticamente impossibile da marcare: ĆØ assolutamente ambidestro.

Calcia con indifferente abilitĆ  con il piede destro e con il sinistro e con la stessa devastante precisione.

Due esempi definitivi di questa sua peculiaritĆ : basta guardare i due gol con cui il Nottingham Forest vincerĆ  le sue due Coppe dei Campioni consecutive.

1979 vs Malmoe. Robertson riceve palla sullā€™out di sinistra, salta il suo avversario diretto allā€™esterno, evita il raddoppio di un secondo avversario e dalla linea di fondo pennella di sinistro un meraviglioso cross sul secondo palo che Trevor Francis deve solo spingere in rete.

1980 vs Amburgo. Robertson riceve palla sempre sullā€™out di sinistra. Finge di puntare la linea di fondo mentre invece rientra verso il centro. Chiede lā€™uno-due a Birtles, riceve palla, salta Keegan e lascia partire un precisissimo destro che si infila alla sinistra del portiere dei tedeschi dopo aver accarezzato il palo.

Clough e Taylor (che nel frattempo si erano riuniti al Forest) non hanno mai nascosto la loro predilezione per ā€œquel tipo grasso che gioca con il nĀ° 11ā€ come lo chiamava spesso proprio Clough.

A tal punto che proprio John Robertson sarĆ  la causa della totale rottura di rapporti fra Clough e Taylor pochi anni dopo.

Accade infatti che nel 1983, quando Taylor, diventato manager del Derby County (ex-squadra di Clough e acerrimi rivali del Forest), dopo una corte spietata ed una eccellente offerta economica, riesce a soffiare John Robertson al Nottingham Forest con cui stava discutendo in quel periodo il rinnovo del contratto.

Il fatto che Taylor avesse contattato Robertson senza neppure avvisare Clough non fu mai accettato dal focoso manager di Middlesbrough.

Rapporto che non si appianĆ² mai fino alla morte dello stesso Taylor avvenuta solo 7 anni dopo, nellā€™ottobre del 1990.

John Robertson perĆ², anche per colpa di tanti infortuni, non riuscirai mai con i ā€œRamsā€ ad esprimersi ai livelli a cui aveva abituato tutti a Nottingham.

Nel 1985 il Derby County lo lascerĆ  libero e ā€œRobboā€ farĆ  un romantico ritorno al Nottingham Forest confermando perĆ² purtroppo che i suoi giorni migliori sono ormai alle spalle.

Una dozzina di partite prima di finire la sua fantastica carriera calcistica in squadre semiprofessionistiche.

La sua esperienza perĆ² ĆØ stata messa a frutto negli anni successivi.

Per ventā€™anni John Robertson ĆØ stato il braccio destro di uno dei piĆ¹ grandi allenatori britannici di questo secolo: il nord-irlandese Martin Oā€™Neill, suo vecchio compagno di squadra al Nottingham, con il quale ha condiviso tra le altre le splendide esperienze sulle panchine di Leicester, Aston Villa e soprattutto Celtic Glasgow.

Proprio il periodo al Celtic Glasgow verrĆ  definito da Robertson come ā€œi miei anni piĆ¹ belli nel calcioā€ ā€¦ lui che era tifosissimo dei Glasgow Rangers !

Se dal campo Robertson ha avuto davvero tanto non cosƬ si puĆ² dire della sua vita privata, tuttā€™altro che fortunata fuori dal rettangolo di gioco.

Oltre allā€™incidente in cui perirono il fratello e la cognata e aver perso il padre lā€™anno successivo John dovrĆ  sopportare anche la peggiore tragedia possibileĀ  per un padre.

Seppellire una figlia, la piccola Jessie, nata con una malformazione al cervello e tetraplegica, morta in tenera etĆ .

ā€œPenso ogni singolo giorno alla mia piccola Jessie. E ogni giorno che posso vado al cimitero e me ne sto almeno cinque minuti a parlare con leiā€.

In occasione dei funerali della piccola Jessie chi era presente quel giorno vide John posare una piccola lettera nella bara a fianco della figlia.

Non svelerĆ  a nessuno il contenuto.

DirĆ  soltanto, e molti anni dopo, che il succo di quel biglietto era ā€œGrazie piccola mia, per avermi scelto come papĆ ā€ ā€¦

Robertson nel 2013 ĆØ rimasto anche vittima di un attacco cardiaco (giocando a tennis, una delle sue grandi passioni) dal quale si ĆØ ristabilito perfettamente e che, come ricorda in ogni occasione ā€œĆØ stato quello che mi serviva per decidermi finalmente a smettere con le mie adorate sigarette !ā€.

Per finire un dato che forse piĆ¹ di ogni altro puĆ² dare lā€™idea del valore di questo grandissimo calciatore che molto probabilmente non ha avuto i riconoscimenti, soprattutto internazionali, che avrebbe meritato.

Nel 2015 un sondaggio tra i tifosi del Nottingham Forest lo ha eletto come ā€œMiglior giocatore della storia del Nottingham Forestā€.

Non male per un ā€œtipo grasso che non sa correre, non fa contrasti e non colpisce di testaā€.

ANEDDOTI E CURIOSITAā€™

Brian Clough non ha mai nascosto la sua predilezione per Robertson. Anche se ne ha fatto spesso oggetto di molte delle sue proverbiali battute.

Clough 1: ā€œJohn Robertson ĆØ veramente un uomo poco attraente. Sembra un vagabondo a volte ma per me personalmente ĆØ utilissimo. Nelle giornate in cui mi sento particolarmente spento o giĆ¹ di tono mi vado a sedere vicino a lui. Lo guardo e un istante dopo mi sento come Paul Newman !ā€

Clough 2:Ā  Clough come detto continuava a ripetere ai suoi di passare la palla appena possibile ā€œa quel ciccione con il numero 11ā€. Dopo un poā€™ la cosa iniziĆ² ad infastidire Martin Oā€™Neill, che, giocando allā€™ala dalla parte opposta, veniva raramente coinvolto nel gioco. Finalmente un bel giorno Oā€™Neill decide di affrontare lā€™argomento con Brian Clough ā€œBoss, ma non possiamo sempre e solo giocare a sinistra. Qualche volta la palla dovete darla anche a me !ā€ fu il lamento di Martin Oā€™Neill.

ā€œPerchĆ© dovremmo dare la palla a te quando sullā€™altra fascia cā€™ĆØ un genio ?ā€.

Fine della discussione.

Clough 3: Durante il suo ultimo e poco fortunato periodo al Nottingham durante un incontro con il Luton tra il primo e secondo tempo Clough si rivolge a Robertson ā€œRobbo, se vuoi ti puoi fumare una sigaretta prima di tornare in campoā€.

ā€œGrazie Boss !ā€ risponde Robertson che poi riprende ā€œperĆ² sono stupito. Non me lo ha mai lasciato fare primaā€

ā€œEā€™ solo per vedere se almeno questo serve a qualcosa perchĆ© peggio di come hai giocato finora ĆØ impossibile !!!ā€ gli sbraita un inviperito Clough.

Clough perĆ² sapeva riconoscere tutto il suo talento. PiĆ¹ di una volta disse di Robertson:

ā€œDategli una palla e un metro di spazio e lui diventa un artista: Il Picasso del calcioā€.

Ovviamente, sempre da Clough, cā€™ĆØ unā€™altra versione divertente che coinvolge sempre un grande pittore.

Durante una chiacchierata con il celebre telecronista Brian More Clough sta tessendo le lodi di Robertson.

Brian Moore, un poā€™ perplesso, gli risponde ā€œSinceramente non vedo tutte le qualitĆ  che mi dici Brianā€ e poi aggiunge ā€œEā€™ cicciottello, un poā€™ goffo, lento ā€¦ insomma non sembra neanche un calciatore !ā€ La risposta di Brian Clough non si fa attendere. ā€œVero Brian. Ma neanche Van Gogh sembrava un pittore. PerĆ² ĆØ stato il piĆ¹ grande di tuttiā€.

Infine, sempre da Clough un aneddoto su Robertson direttamente dalla autobiografia del grandissimo manager inglese.

ā€œDurante un tour precampionato in Germania mando gli undici titolari fuori a fare il riscaldamento pre-partita.

Li conto e mi accorgo che manca Robertson.

Scendo negli spogliatoi e lo trovo seduto su una panchina che si sta letteralmente ā€œgrattando le palleā€. Gli urlo di tutto.

ā€œSei una disgrazia John. Gli altri sono in campo a correre e tu qua a cazzeggiare. Non sai correre, non sai saltare ā€¦ non sai nemmeno nuotare ! Non sopporti i raggi del sole e non riusciamo a tirarti giĆ¹ dal letto alla mattinaā€.

PerĆ² conclude Clough ā€œTi sopporto solo perchĆ© sei un fottuto genio !ā€.

Divertente la descrizione che fa della sua ā€œavvenenzaā€ il compagno di squadre Kenny Burns.

ā€œRobbo non va mai al supermercato. Ha talmente tante rughe in faccia che ogni volta che si avvicina alla cassa parte il macchinino che legge il Barcode !ā€

Nel maggio del 1981 si gioca per il purtroppo defunto torneo interbritannico quella che per gli scozzesi ĆØ ā€œla partita delle partiteā€. Quella contro ā€œlā€™Auld Enemyā€. Lā€™Inghilterra.

Si gioca a Wembley eĀ  per i tifosi scozzesi ĆØ un vero e proprio pellegrinaggio.

Vincere a Wembley contro gli inglesi non ha semplicemente prezzo.

La partita ĆØ bloccata sullo 0 a 0 quando a metĆ  della ripresa cā€™ĆØ un calcio di rigore per la Scozia.

John Robertson si fa consegnare il pallone.

Ma mentre lo sta posizionando sul dischetto Trevor Francis, attaccante dellā€™Inghilterra e suo compagno di squadra al Nottingham si avvicina a Corrigan, il portiere inglese.

Gli sussurra qualcosa allā€™orecchio.

Evidente che gli consiglia dove il suo compagno di squadra avrebbe tirato il calcio di rigore.

John Robertson prende la rincorsa e tira.

Palla a sinistra e Corrigan dallā€™altra parte.

ā€œIl bluff di Trevor non ha funzionato. Lā€™ho tirato esattamente dove li tiro sempre e probabilmente loro si aspettavano il contrario. RicorderĆ  divertito Robertson.

Aggiungendo ā€œCerto che a fine partita ci ho pensato ā€¦ se lā€™avessi sbagliato non sarei piĆ¹ potuto tornare aldilĆ  del Vallo di Adriano !ā€

Infine, lā€™ultima perla ĆØ proprio di John Robertson.

ā€œTutti da sempre a prendermi in giro per il mio aspetto.

E pensare che io ho sempre fatto di tutto per assomigliare al mio grande idolo Brian Ferry, il cantante dei Roxy Music ā€¦ non ĆØ andata benissimo vero ?ā€

JOHN ROBERTSON ĆØ una delle 27 biografie raccontante inĀ 

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