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Hughie Gallacher, il Mago di Wembley adottato dal Tyneside

14 ' di letturaLa mattina dell’11 giugno 1957 è stranamente limpida sul fiume Tyne. Una giornata perfetta per degli appassionati di locomotive di Gateshead, che si muovono tra i ponti sul fiume osservando i vagoni andare su e giù tra Londra e Edimburgo. Su uno dei ponticelli pedonali a lato della ferrovia due di questi giovani “trainspotters” si fermano a riposare quando notano qualcosa di strano.

Un uomo basso, un po’ avanti con gli anni, con una coppola in testa che ha visto anni migliori, si avvicina a loro con andatura strascicata. Non li considera nemmeno, così intento a parlare con sé stesso o a piagnucolare. Inizia a fare su e giù su quel dannato ponte, tirando pugni alle barriere e lanciando maledizioni. È ovviamente confuso, ma non è la prima volta che si vede una scena del genere e i due ragazzi non lo avvicinano,

Alle 12.08 un forte fischio arriva dai binari. Sta per passare un altro treno. Il vecchio si ferma, guarda i binari. Si zittisce per qualche attimo, e per la prima volta poggia il suo sguardo sui due. Con un sorriso imbarazzato mormora “scusatemi”, prima di saltare le barriere e atterrare sulla ferrovia. Li guarda un’ultima volta, con quegli occhi annacquati dal profondo dolore, prima di gettarsi di fronte al treno in arrivo.

I ragazzi sono scioccati. Quel volto, non più florido come un tempo, scavato dalla sofferenza, è troppo riconoscibile per loro. È conosciuto in ogni angolo del Tyneside. Non ci vogliono credere. Dopo il passaggio del treno, corrono a vedere quel che può rimanere dell’uomo. Devono correre altri 100 metri, ai binari diventati famosi come Dead Man’s Crossing. Lì trovano il corpo senza vita, poco più in là i resti della testa. Si guardano, orripilati dalla scena, e urlano a pieni polmoni: “Hughie è morto! Hughie Gallacher si è tirato sotto il treno!”

Early life in Scotland

Hughie Gallacher nasce molto lontano dal fiume Tyne, addirittura fuori dall’Inghilterra. La città di Bellshill, nella regione scozzese del North Lanarkshire, vede i suoi natali il 2 febbraio 1903. Altri tempi quelli, in cui se nasci in un villaggio di minatori della Scozia poco puoi fare oltre che andare a scuola o andare a lavorare. Uno dei pochi passatempi è il football, e Hughie ne va pazzo.

Conosce a scuola un altro ragazzino che è nato nel vicino villaggio di Mossend, Alex James. Giocano sempre insieme, ovunque e con qualsiasi mezzo. I palloni veri costano troppo, “erano rari come l’oro” ricorderà James, così le due pesti cercano di raccattare i penny necessari facendo di tutto per le comari del paese. Tutto tranne andare a scuola la maggior parte del tempo.

L’arrivo della Prima Guerra Mondiale vede la fine dell’infanzia dei due giovanissimi giocatori. Gallacher viene spedito a lavorare nella fabbrica di munizioni più vicina, a poco più di dodici anni. Una volta finito il conflitto però non torna a scuola, e come tutti gli uomini del paese trova lavoro a Hattonrigg Pit, la miniera di carbone di Bellshill.

Nel 1910 otto uomini trovarono una morte perfida nella miniera. La gabbia che li stava riportando in superficie cedette facendoli schiantare nelle profondità della terra. Hughie a soli 15 anni non voleva in alcun modo finire in quel modo. Nonostante le dieci estenuanti ore di lavoro sottoterra, appena poteva si univa a una partita. In coppia con Alex James chiese di giocare per le giovanili della squadra di Bellshill, ma vengono scartati perché troppo bassi.

La dea bendata però è dalla sua parte. Hughie va a vedere una partita della squadra contro il St Mirren, ma a Bellshill manca un giocatore. Viene chiesto a lui di entrare. Come farà spessissimo in carriera segna, portando il risultato in parità. A fine partita viene implorato di entrare in squadra.

La nuova stella del calcio scozzese

Il ragazzo ha 17 anni, ma solo per l’anagrafe. È un attaccante di razza, che sembra giochi da decenni. Non solo è molto veloce, ma è tecnicamente dotato come pochi. Ha un infinito repertorio di trucchetti per sfuggire alle marcature, è tenace quanto un piranha che sente sangue, e darebbe una gamba pur di segnare. Non ci manca poco che questo si avveri, per le botte che riceve dai difensori avversari. D’altra parte tutti sanno che lasciare anche pochi centimetri di spazio a Hughie vuol dire vederlo sparare un tiro al volo che difficilmente finisce fuori dalla porta. Molti anni dopo Frank Swift, leggendario portiere inglese, dirà di lui: “È l’attaccante più forte che abbia mai visto, ma conosce più trucchetti sporchi di un gruppo di scimmie dispettose”.

Gioca pochissime partite per la squadra del suo paese natale. In una di queste è costretto a uscire dal campo per infortunio. Torna dopo pochi minuti e segna. Succede tre volte nei novanta minuti. Prestazioni del genere attraggono i selezionatori delle giovanili della Nazionale, che lo invitano per una partita contro i pari età irlandesi.

È il dicembre del 1920. Gallacher gioca tutta la partita, e riesce a segnare di testa l’1-1 a due minuti dalla fine. Nonostante sia alto solo 1 metro e 65, saranno tantissimi i gol in carriera segnati così. A fine partita viene avvicinato da James Jolly, segretario del Queens of the South. Vuole proporgli un contratto, il suo primo contratto da giocatore. Ma Hughie non può fermarsi. Perché quel giorno aveva un altro impegno sulla carta di una certa importanza: a qualche chilometro di distanza la sua Annie lo attendeva in chiesa vestita di bianco. Qualche giorno dopo il matrimonio, Jolly incontra di nuovo Gallacher e gli offre il contratto che il ragazzo accetta con gioia.

Anche al Queens rimane molto poco. Segna quattro gol al suo esordio con le giovanili, e subito si capisce che giocatori del genere passano una volta ogni tanto. La partita dopo la disputa coi senior nel secondo round di Coppa di Scozia. Segna ovviamente, ma perdono 3-1. Seguono altri match contro squadre riserve di club in prima divisione e altre rappresentative locali. Segna in ognuno di questi, molte volte quattro o cinque volte a partita.

I giornalisti che seguono le sue partite sono deliziati da questo ragazzino terribile. Sa fare tutto, e meglio di tutti gli altri. Non perde mai il pallone, nonostante renda almeno 15 centimetri a qualsiasi difensore. È capace di lanciarsi negli spazi e segnare al limite del fuorigioco, così come di percorrere il campo palla al piede dribblando tutti i difensori. Segna da qualsiasi posizione e in qualsiasi modo, anche in rovesciata, ma se può è abilissimo a fare da sponda per mandare in porta i compagni.

Hughie è un giocatore fatto e finito, pronto per la Prima Divisione. Il St Mirren sarebbe pronto a offrirgli un contratto, ma due attacchi di polmonite durante una vacanza lo costringono alla convalescenza a Bellshill. Ed è proprio a casa che lo vanno a trovare i dirigenti dell’Airdrieonians. Lo convincono a discutere un accordo, che verrà firmato incredibilmente negli uffici delle pompe funebri di Airdrie. Lo score con il Queen of the South è di 19 reti in 9 partite.

All’Airdrieonians la musica non cambia. Hughie fa il bello e il cattivo tempo. Dopo un paio di mesi di rodaggio nella squadra giovanile, inizia a giocare titolare tra i senior nel gennaio 1922. Segna la sua prima tripletta per gli Airdrie proprio contro il St Mirren. La stagione 1922-1923 vedrà la squadra arrivare al secondo posto, così come per i due campionati successivi. Sette degli undici titolari con Gallacher guadagneranno presenze in Nazionale. L’Airdrieonians passa dallo status di Cenerentola della lega a quello di forza temibile. In casa tra il 1922 e il 1925 gli Airdrie avranno una striscia di 67 risultati utili consecutivi. Arriva anche un trofeo, la Coppa di Scozia del 1924 vinta 2-0 contro l’Hibernians.

I colpi di Hughie diventano una delle attrazioni principali del campionato scozzese. Segna gol a grappoli. Tre, quattro, anche cinque a partita contro qualsiasi tipo di avversario. Leggendari un paio di gol di tacco su cross dalla lunga distanza. Esordisce anche in Nazionale maggiore, sempre nel 1924 contro l’Irlanda del Nord. È chiaro a tutti che è pronto per il grande salto a Sud, nel campionato inglese. I tifosi dell’Airdrieonians minacciano di bruciare lo stadio se dovesse succedere, ma il 5 dicembre 1925 assistono all’ultima partita di Hughie in Scozia. Il Newcastle United ha bisogno di un nuovo attaccante e paga 6.500 pound per avere Gallacher in campo. Lascia gli Airdrie dopo 129 partite e 100 gol segnati.

The wee scots lad

L’arrivo sul Tyne è salutato dai giornali come “uno degli acquisti più intelligenti dei tempi moderni”. Ci sono grandi aspettative per i Magpies con l’aggiunta di Gallacher, che già prima dell’arrivo dello scozzese hanno sempre finito il campionato in alta metà classifica e vinto la FA Cup l’anno precedente. Hughie non ci mette molto a far capire di che pasta è fatto. La prima volta che entra nello spogliatoio la sua personalità straripante emerge con tutta la sua giovane tracotanza. Dà a intendere a tutti che sono loro, gli inglesi, ad avere il privilegio di giocare con uno del suo calibro. I compagni di squadra guardano un po’ increduli questo ventiduenne di 1 metro e 65 che li arringa come fosse un veterano, e si chiedono se la nomea guadagnata in Scozia fosse un po’ esagerata.

Non ci vuole molto per convincere tutta Newcastle di quanto sia forte. L’esordio in campionato avviene il 12 dicembre 1925. Dall’altra parte c’è un altro grandissimo attaccante, uno dei più forti di tutti i tempi, Dixie Dean col suo Everton. La partita non può che essere scoppiettante e finisce con un bellissimo 3-3. Tripletta per Dixie, doppietta e un assist per Hughie. Il gol più bello è indubbiamente il primo segnato in First Division da Gallacher: riceve palla spalle alla porta al limite dell’area mentre tre difensori sono pronti a marcarlo, si gira e con uno scatto bruciante buca la linea difensiva lasciando di sasso la retroguardia prima di concludere con un preciso tiro su cui nulla può il portiere. I dubbi dei Magpies sul valore di Gallacher evaporano in 30 minuti scarsi.

Hughie conclude la stagione come top scorer della squadra con 23 gol in 19 presenze, giocando solo metà campionato. L’annata successiva, quella 1926-1927, si preannuncia fenomenale. Gallacher viene investito della fascia di capitano dopo soli sei mesi dal suo arrivo, ma la parola “pressione” non esiste nel suo vocabolario da calciatore. Lo scozzese trascina letteralmente la sua squadra, segnando il record di 36 gol in 38 presenze in campionato. Come lui mai nessuno nella storia del Newcastle. La corsa a due per il titolo è tra i Magpies e il Sunderland, in cui gioca e segna un altro scozzese che ha esordito nel Queen of the South, Dave Halliday. Il 19 marzo 1927 più di 67.000 persone si riversano al St James Park per lo scontro diretto che può valere la stagione, e ovviamente sarà Gallacher a segnare l’unico gol dell’incontro che vale la vittoria e in buona sostanza il campionato.

Hughie Gallacher diventa una delle star del football. In campo è il più picchiato dagli avversari. Molte volte i compagni di squadra tornano in spogliatoio e trovano Hughie già lì che fuma la sua sigaretta Woodbine mentre “pezzi di carne e stoffa” pendono dalle sue gambe. Ma Gallacher, che da giovane in Scozia ha fatto boxe per anni insieme a futuri campioni del mondo, risponde gomitata su gomitata, tackle su tackle. Diventa se possibile ancora più aggressivo in campo, pronto a difendersi dalla durezza delle marcature e a lanciarsi in animate discussioni con arbitri e avversari.

Nelle tre stagioni successive al titolo compare in campo 103 volte, e segna 74 gol. Non arrivano altri trofei per i Magpies, ma la fama di Hughie non accenna a calare, anzi. Se fossero serviti altri motivi per innalzare lo status di Gallacher a quello di idolo del calcio, quello che accade il 31 marzo 1928 a Wembley chiude definitivamente la questione.

Il contesto è la rivalità più antica del calcio inglese. Dopo il primo 0-0 ufficiale Scozia e Inghilterra si sono sfidate molte altre volte. Questa sembra essere speciale. I tifosi scozzesi arrivano a fiumi a Wembley, tanto che si portan dietro delle scale per scavalcare il muro della curva e vedere la partita. Non rimangono delusi.

Gli inglesi non vedono palla per 90 minuti. Sul campo bagnato gli scozzesi giocano con gli avversari come il proverbiale gatto col topo, gestendo il pallone in un modo che verrà riproposto solo dal Brasile di qualche decennio dopo. Davanti i Tre Moschettieri delle Highlands: Hughie Gallacher, il suo amico d’infanzia Alex James e Alex Jackson. Il più tenero dei giornalisti inglesi commenterà la sconfitta dicendo: “L’Inghilterra non è stata solo battuta. È stata frastornata, fatta apparire infinitamente inferiore da una squadra il cui gioco è quanto di più bello e illuminato io possa mai sperare di vedere.” La partita finisce 5-1, e l’undici scozzese di quel giorno rimane nella storia come “The Wembley Wizards”.

Hughie non limita però le sue scorribande al campo da gioco. Con uno stile che ricorda molto di più le personalità del secondo dopoguerra, lo scozzese diventa l’anima della Newcastle notturna, dei pub e dei club aperti fino a notte inoltrata. La città non si fa pregare e si prostra felice ai piedi del suo campione. Scandalo Hughie lo dà fin da subito: dopo pochi mesi si innamora perdutamente di Hannah Anderson, la figlia diciassettenne del proprietario di uno dei pub in cui è solito bere. Il suo sentimento è ricambiato dalla giovane, i parenti della ragazza minacciano più volte la salute fisica del bomber, ma incredibilmente la moglie Annie dalla Scozia non vuole concedere il divorzio.

Gallacher sembra non prendersela molto, intento a segnare caterve di gol e godersi la sua vita da ventenne famoso. Lo si vede sempre a giro la sera per locali, vestito in costosi abiti di sartoria italiana, sempre un cappello in testa e sempre una Woodbine in bocca. Lusso, alcool, sigarette e scommesse: l’unico peccato che Hughie non si concesse mai fu quello di tradire Hannah. E non c’è problema se la notte prima ha fatto tardi in un club. Il giorno dopo il ragazzo è il primo a presentarsi al campo a sudare tutto il marcio della sera prima e a prendere in giro difese e portieri avversari.

Non è difficile immaginare che una personalità del genere prima o poi si vada a scontrare anche con la dirigenza della propria squadra. Nonostante lo stesso Gallacher descriva il rapporto con loro come teso e difficile, i dirigenti del Newcastle non permisero il suo passaggio all’Arsenal nel 1928. Ironicamente la scelta del leggendario Herbert Chapman cadde su Alex James, l’amico di infanzia di Hughie, uno dei Maghi di Wembley. Hughie aveva ovviamente provato precedentemente a portarlo in riva al Tyne, ma i dirigenti non vollero. Dopo il passaggio ai Gunners James vincerà 4 campionati e 2 FA Cup diventando capitano e playmaker della squadra.

Nell’estate del 1930 Gallacher è in tour estivo in Francia. In Inghilterra invece il Chelsea sta spendendo un mucchio di soldi per costruire una squadra piena di fuoriclasse. Tra i 25.000 pound usati una generosa porzione viene proposta al Newcastle proprio per avere Hughie. I dirigenti pensano di fare un affare, mandando via una spina nel fianco come Gallacher e prendendo 10.000 pound dalla sua cessione. Come in Scozia anni prima, i tifosi minacciano di far saltare in aria il St James Park se la trattativa dovesse concludersi ma ormai l’accordo tra le due squadre viene firmato.

Hughie viene a sapere della sua cessione in Francia, e nonostante la delusione realizza che gli scontri con la proprietà avrebbero sicuramente portato a questo epilogo. “Meglio ora che troppo tardi” dichiarerà poco dopo. La sua carriera col Newcastle si chiude dopo cinque stagioni, con 143 gol in 174 partite. La media dell’82% di marcature lo rendono il bomber più prolifico della storia del Newcastle. Jackie Millburn si ferma al 50%, Malcolm McDonald al 53%. Alan Shearer manterrà anche lui il 50% di media, e come gli ricorderà sempre il padre: “Non importa quanti gol segnerai, non sarai mai bravo quanto lo era Hughie Gallacher.”

La parabola discendente e il ritiro

Evidentemente è nel DNA del Chelsea cercare di costruire una squadra piena zeppa di giocatori di livello. Quasi un secolo prima di Roman Abramovič, ecco che nel 1930 Stamford Bridge vede un undici titolare sulla carta imbattibile. Insieme a Gallacher ci sono Alex Jackson, l’altro Moschettiere e Mago di Wembley, Alec Cheyne, Andy Wilson e Tommy Law.

Come spesso succede nel calcio però, assemblare una squadra di campioni non equivale a vincere. I Blues non riescono ad aggiudicarsi alcun trofeo nei quattro anni di permanenza di Hughie, che comunque sarà il top scorer della squadra ogni stagione segnando 81 gol in 144 presenze. Nonostante alcune vittorie di prestigio, la difesa poco performante e una accozzaglia di personalità importanti non permise a uno dei primi “squadroni” della storia del calcio di arrivare a risultati degni di nota.

Gallacher attraversa in quegli anni anche un brutto periodo in casa. Il culmine lo raggiunge nel 1934, quando deve comparire davanti alla corte per bancarotta. La paga da giocatore copre a malapena i vizi del bomber, ma a dargli il colpo di grazia sono le richieste esorbitanti dell’ex moglie dalla Scozia. Il debito di 800 pound non può essere coperto da Hughie, che viene però salvato da Alex James. L’amico viene a sapere che il Derby County è pronto ad acquistare un attaccante, e il Chelsea non si fa problemi a liberarsi dell’ormai trentunenne problematico attaccante. Nell’accordo da 2.750 pound per l’acquisto di Gallacher 300 aiuteranno ad appianare il debito.

Hughie arriva a metà stagione, e nonostante il fisico non sia più quello di un tempo segna subito caterve di gol. Gioca un anno e mezzo per il County, portando la squadra a finire al secondo posto nella stagione 1935-1936. La classe e la malizia che lo contraddistinguono lasciano il segno, ma inizia ad infortunarsi spesso e salta un terzo della seconda stagione per un problema alla spalla. Ormai non più titolare, Gallacher decide di andar via dopo 51 partite e 38 gol segnati.

Gli ultimi anni della sua carriera da giocatore lo vedono scendere nelle divisioni inferiori. Prima con il Notts County, con cui segna 32 gol in una stagione portandoli al secondo posto della Third Division. Dopo 12 partite al Grimsby Town però la nostalgia del Tyneside è troppo forte, e accetta di giocare a Gateshead per la squadra locale di nuovo in terza divisione. “È grandioso essere di nuovo nel Tyneside. Il mio cuore è rimasto qui quando otto anni fa ho lasciato lo United. Vivrò il resto della mia vita qui a Gateshead” dichiara appena scende dal treno.

Dopo 34 partite però la sua carriera si interrompe. L’Inghilterra dichiara guerra alla Germania il 3 settembre 1939, e tutti i campionati vengono interrotti. A 38 anni Gallacher trova lavoro in una fabbrica di munizioni, esattamente come faceva da ragazzino quasi 30 anni prima, e in caso di bombardamenti era uno dei prescelti per guidare le ambulanze sotto le bombe tedesche.

Non riprenderà più a giocare professionalmente, visti i problemi fisici e l’età avanzata. Ma verrà visto anche a 52 anni al campo a giocare partitelle o match di raccolta fondi, con lo spirito da attaccante formidabile sempre indomito in lui. “Tutto quel che dovete fare è provvedere al viaggio e a trovarmi degli scarpini taglia 36. Al resto ci penso io”.

Il tragico finale

Hughie Gallacher non risparmiò neanche un penny dei suoi introiti da calciatore nel corso degli anni. Finita la guerra, con tre figli a carico e nessuna esperienza se non in miniera o in produzione di guerra, lo scozzese non si fa problemi a fare qualsiasi tipo di lavoro umile per mettere a tavola il mangiare. Sempre col sorriso sul volto, contento di avere una moglie che ama e una famiglia che adora. Tutto il Tyneside lo adotta come figlio e idolo, e appena esce in strada o entra nel pub sotto casa viene salutato calorosamente da tutti.

Ma nel 1950 Hannah muore per un problema al cuore. Hughie rimane spiazzato, scioccato, spezzato. Qualcosa dentro di lui si rompe. L’unica persona che abbia alle volte temuto, che ha sempre amato e adorato più di ogni altra cosa, non c’è più. Tutti si stringono attorno al campione addolorato, a partire dai figli e dai suoi amici del calcio. Ma la depressione e la solitudine poco a poco si impossessano dell’uomo un tempo irriverente e gioviale.

I figli si accorgono dei problemi di Hughie, che nonostante tutto continua ad accettare qualsiasi tipo di lavoro per permettere loro di vivere serenamente e senza noie. Ma sono piccoli, poco più che ragazzi, e prima o poi una litigata parte. A fine primavera del 1957 succede proprio questo. Matthew, il più giovane, inizia a discutere col padre. I toni si accendono, Matti sputa fuori qualche parola di troppo. Hughie non sa più cosa fare, e per la frustrazione prende un posacenere di plastica e lo lancia sul muro. Accidentalmente l’oggetto colpisce il ragazzo.

Hughie è incredulo. Non farebbe mai del male a suo figlio, non ci pensa neanche lontanamente. Matthew esce fuori di casa ma dopo poche ore viene raggiunto dal padre che subito si scusa. Nel frattempo però qualcuno è venuto a sapere del litigio, e contatta la polizia anonimamente. Gallacher viene accusato di aggressione e vengono allertati i servizi sociali. Tra l’orrore e la vergogna per quanto è successo, Hughie scoppia.

Nessuno tra le persone che lo conoscono pensa che possa volontariamente aver fatto del male al figlio. Molti vanno a casa sua, dagli ex compagni di gioco ad alcuni dirigenti del Newcastle, offrendosi di dichiarare pubblicamente quanto possa essere sbagliata questa accusa. Ma l’uomo che conoscevano un tempo è scomparso. Adesso è un piccolo vecchietto impazzito che girovaga per settimane per le strade di Gateshead, parlando tra sé e sé. Molti provano a rivolgergli parola senza ricevere risposta. Quando si viene a sapere che il 12 giugno ci sarà l’udienza per il suo caso, un amico giornalista lo trova in strada e gli chiede come va. Si sente rispondere che “Non ha senso combattere ora. Mi hanno preso per questa cosa. La mia vita è rovinata. Non ha senso combattere quando sai che non puoi vincere”.

Così l’11 giugno 1957 Hughie Gallacher si sveglia e scrive una lettera alle autorità di Gateshead, scusandosi per i problemi che ha causato e dicendo che se avesse vissuto 100 anni comunque non si sarebbe mai potuto perdonare per quello che è successo. Prende il suo cappello ed esce in strada. Imbuca la lettera, e si avvia a vagare per la città. Arriva su quel maledetto ponte. Da lì, si vede chiaramente St James Park ergersi silenzioso al di là del Tyne. E proprio davanti il teatro delle sue gesta più importanti, Hughie decide di congedarsi da questa vita diventata ormai troppo pesante.

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