Pasquale Bruno: un italiano negli Hearts.

<<Neanche si faceva di droga, si faceva di gente [Begbie]! Lo mandava fuori di testa, gli scatenava i sensi.>>

(M.Renton – “Trainspotting” – I.Welsh/D.Boyle) 

Chissà se mi perdonerebbe, il vecchio “Franco”, tifoso hibs, se lo tiro in ballo per parlare di un giocatore che ha vestito la maglia degli odiati rivali Hearts… come minimo, mi urlerebbe contro una serie di improperi! Ma mentre pensavo a Pasquale Bruno, ripercorrevo la sua carriera e leggevo, poi, di quei due anni ad Edimburgo: il paragone è stato quasi inevitabile. Francis si arrabbierebbe di brutto… ma non è colpa mia se, in un certo senso, credo si assomiglino. Anzi, ho pure pensato che fosse capitato nella parte sbagliata della città scozzese: lui era un giocatore da maglia verde, non da maglia granata! Ma c’è un perché non sia successo: Bruno voleva fortemente andare oltremanica, probabilmente per darsi un’altra chance a fine carriera, e immagino cercasse anche una sorta di “riabilitazione”, per dimostrare che era anche altro e non solo il difensore dal modo di parlare diretto e dagli interventi duri. Oddio: non che avesse fatto molto per non farsi cucire addosso questa immagine, in Italia… ma alla fine, i trascorsi nella “terra dei cardi”, gli hanno dato ragione. E finire, per destino, nella squadra considerata “borghese”: si è rivelata una scelta azzeccata. 

Hearts vs Hibs: le due anime della città 

Edimburgo è virtualmente divisa in due. La città vecchia dalla nuova: mediante Princess Street. Dalle due anime calcistiche: da una parte risuona “The Heart song” e dall’altra “Sunshine on Leith”. Dalla religione: protestanti e cattolici. Affondano nell’identità religiosa anche le origini delle due squadre principali: l’Heart of Midlothian, che nasce nel 1874, e l’Hibernian F.C., fondato nel 1875, invece, da immigrati irlandesi cattolici. Entrambe le squadre hanno vinto, negli anni, 4 scudetti; ma per numero di coppe nazionali, i primi superano i secondi: e sostengono di essere i migliori. Il derby cui danno vita è uno dei più sentiti. Basti pensare ad una notizia circolata nel 2019: secondo cui un tifoso hibees si sarebbe svegliato dal coma, perché avrebbe sentito dei medici parlare bene dei jambos, e la sua reazione sarebbe stata quella di urlare un insulto in direzione della squadra avversaria… non so se è vero: ma giurerei che potrebbe succedere! È anche dalle radici sociali che deriva questa forte rivalità: poiché gli Hearts erano di estrazione borghese e gli Hibs attiravano le simpatie della working-class; lo stadio dei bianco-verdi, “Easter Road”, si trova infatti nella zona di Leith, quella del porto: e al suo interno c’è una scritta con una frase di Eddie Turnbull (ex-giocatore) che recita “There’s class, there’s first class and then there are Hibs”, a sottolineare l’orgoglio e il senso di appartenenza a quei colori, alimentati da una fede incrollabile. 

 Dalla maglia granata del Torino… 

Gli scozzesi sono un popolo forte, tosto, passionale. E per quanto Irvine Welsh faccia snocciolare al personaggio di Mark Renton (sempre in “Trainspotting”) una serie di motivi per cui essere scozzesi sia una m****: è un’esperienza unica andare nella loro terra! Pasquale l’ha scoperto tardi. Classe 1962: inizia la carriera nel 1979 nella nativa Lecce, con la maglia della squadra della sua città. Dieci anni dopo, nel 1989, approda alla Juventus (in mezzo l’esperienza di quattro anni con la maglia del Como). È lì che un compagno di squadra, Roberto Tricella, gli affibbia quel soprannome che si porterà dietro per tutta la vita: “O’ animale”; ma Pasquale l’ha sempre odiato questo appellativo: perché è lo stesso di uno dei peggiori killer, di sempre, della Camorra. Ma gli rimarrà addosso per sempre: perché in campo si fa notare per gli interventi duri, secchi. E non le manda a dire. Lui è un difensore coriaceo, marca a uomo, azzanna letteralmente l’avversario e le tenta tutte per non farlo passare. D’altronde, una delle frasi che amava dire è: << Io non posso rinunciare alla mia cattiveria. Non posso scendere in campo senza la mia grinta, il mio modo di intendere il calcio: uno sport per uomini veri e non per signorine.>>.  E “fighette isteriche” è la definizione che ha sempre dato a quei giocatori che fanno tante scene dopo un fallo, dimenandosi o (peggio ancora) simulando; lo dirà anche di Chiellini, dopo il morso ricevuto da Suarez al Mondiale del 2014: ebbe una reazione esagerata, a suo dire, per un giocatore grande e grosso com’è. Da giocatore non ha mai legato particolarmente con i compagni: mai avuto amici in squadra, tranne che il gallese Ian Rush, proprio ai tempi della Juventus. Quando passa al Torino, nel 1990, trova altri due giocatori simili a lui, a formare così un terzetto difensivo da brividi: “Rambo” Policano ed Enrico Annoni; altri due che (si diceva ai tempi) non tirano mai indietro la gamba, anzi… I laziali se lo ricordano bene, Bruno: quando Signori, in un Lazio-Torino, resiste ai suoi interventi e lo beffa in continuazione, al punto da costringere Mondonico a toglierlo dal campo, per evitargli un cartellino che sarebbe sicuramente arrivato… Stessa cosa, all’inverso, per Van Basten: che, dopo un gol, lo irrise con una sorta di balletto e costrinse Capello a tirarselo in panchina, per evitargli danni… Se lo ricorda bene Raduciou, del Brescia, nel 1993: ad inizio partita, Pasquale l’avrebbe provocato dicendogli di “fare il bravo”; ovviamente, il rumeno, fa orecchie da mercante, ma non la passa liscia: viene colpito in pieno ad un polpaccio e resta fermo quattro mesi… Se lo ricorda bene Casiraghi, in maglia bianco-nera, uno dei suoi “bersagli” preferiti, e anche l’arbitro Ceccarini: che in un derby della Mole del 1991, proprio per un altro fallo sullo juventino, lo cacciò dal campo dopo appena 16 minuti, per somma di gialli, e rischiò di prenderle dalla furia della reazione che ebbe il leccese… Per citare solo alcuni esempi! In seguito passa alla Fiorentina. Poi torna al Lecce. Intanto, le prova tutte per trasferirsi oltremanica… prende contatti con Manchester City e Crystal Palace… e finalmente, nel 1995, ci riesce.

…a quella dell’Heart of Midlothian 

Approda tra i maroons dell’Heart of Midlothian e non sta nella pelle! In Scozia si aspettano una testa calda: scoprono un difensore affidabile e di carattere. Pasquale conquista fin da subito Tynecastle e i suoi tifosi: ed è una nuova vita. L’ha cercato quel treno, quasi disperatamente: e alla fine l’ha preso. È stato un viaggio breve: ma bello. Rimane due anni e colleziona un totale di 35 presenze e 1 gol. Sul fronte disciplinare, è un’altra persona: nel primo anno colleziona “solo” cinque ammonizioni e prende “solo” due cartellini rossi, in totale, nelle due stagioni disputate. Alla fine della prima stagione, 1995/’96 raggiungono la finale di Scottish Cup, persa poi coi Rangers di Glasgow: ma senza troppi rimpianti, considerando il brutto inizio. Agguantano inoltre la qualificazione alla Coppa delle Coppe, dove verranno poi, purtroppo, eliminati ai preliminari dalla Stella Rossa: facendo così svanire il sogno di Bruno di incontrare la sua ex Fiorentina (cui è rimasto comunque legato). Di Edimburgo e dintorni adora la bellezza della città, il calore dei tifosi, il clima che si respira in campo e allo stadio. Della Gran Bretagna gli piace il modo che hanno di vivere il calcio: a misura d’uomo, con grande attaccamento, ma senza troppe tensioni. Un campionato comunque, secondo lui, all’altezza dell’italiana Serie A. Arriva pure a suggerire pubblicamente a Vialli di accettare una mega offerta dei Gers, poi rifiutata a favore del Chelsea (con un po’ di dispiacere a posteriori dell’ex-doriano – per non aver provato anche quell’esperienza). Conserva tuttora dei bellissimi ricordi: ama raccontare di come, quando era arrivato, avesse trovato una squadra nella parte bassa della classifica… e di come, in poco tempo, i nuovi arrivati (lui compreso) abbiano lavorato sodo assieme agli altri e alla società: e siano riusciti a risollevarne le sorti e a risalire posizioni, arrivando quarti e raggiungendo una finale di coppa nazionale. Bissando il quarto posto in campionato anche la stagione successiva (la sua seconda e ultima lì). Ma a 35 anni sente di essere arrivato al termine della sua carriera, di aver dato tutto… Passa una stagione al Wigan, ma fa solo un’apparizione. Decide così, alla fine del campionato 1997/’98, a 36 anni, di ritirarsi dal calcio giocato… 

Pasquale Bruno, oggi, è un padre di famiglia, è suocero dell’ex stella del Lecce Chevanton, e lavora ancora nel mondo del calcio: come commentatore sportivo, agente o con i bambini. E viene anche invitato a qualche evento in casa Hearts: dove non l’hanno certo dimenticato. Perché Bruno, nella mia testa, è stato un Begbie con la palla ai piedi: in quanto duro fuori, ma da un grande cuore, nascosto sotto quella corazza. Gli avevano cucito addosso un personaggio e lui l’ha interpretato a dovere. Ma nella vita privata, era l’opposto: una persona tranquilla ed introversa. Aveva sviluppato una forte personalità per dimostrare, ancora di più, di essere bravo a fare quello che gli piaceva: giocare a calcio. Quello vero. Niente di più. 

“Spesso la vita sembra uno scherzo senza senso: o te la becchi tu, la torta in faccia, o ridi di quelli che l’hanno beccata.” 

(Francis Begbie – “L’artista del coltello” – I.Welsh)