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(VIDEO): Dennis Bergkamp, storia di un goal geniale

Quando l'olandese che aveva paura di volare stregò St James' Park.

3 ' di lettura

È il 2 Marzo 2002, al St James’ Park va in scena Newcastle-Arsenal. Quel giorno Dennis Bergkamp decide di tramutare un attimo fuggente in una sublime fotografia calcistica, un’istantanea da consegnare eternamente alla storia di questo sport.

I Gunners scendono in campo in un clima di fuoco. Non stiamo parlando di un match qualsiasi: l’Arsenal arriva a quella gara da secondo in classifica, lanciatissimo nella corsa al titolo con i Red Devils, ma si trova ad affrontare un Newcastle che sino a quel momento si è reso protagonista di un campionato sbalorditivo, proiettandosi terzo in classifica a due sole lunghezze dai Gunners. Per i Magpies si profila una ghiotta occasione, l’intera città ha in mente un unico risultato: la vittoria. A Londra sanno benissimo di che cosa può essere capace il popolo di St James’ Park, specialmente se coeso in un unico ruggito in grado di galvanizzare chiunque vesta la maglia bianconera. Come se non bastasse, a rendere le cose ancor più difficili per l’undici di Wenger è l’assenza di Thierry Henry, sino a quel momento capocannoniere del torneo con 24 reti, in pratica una macchina da guerra.

Per i Gunners si profila una montagna da scalare. I primi minuti di gioco vedono il Newcastle, spinto dall’onda bianconera sugli spalti, approcciare alla gara con grande veemenza ed un ritmo forsennato. La carica psicologica dei Magpies viene però disintegrata dopo soli 11 minuti da una giocata che ancora oggi resta difficile spiegare affidandosi ai canoni della fisica, ed anche della logica. Bergkamp estrae dal cilindro una magia cristallina, capace di spezzare in gola l’urlo di 52 mila spettatori e tagliare le gambe al Newcastle.

La magia di Bergkamp

L’Arsenal recupera palla nella propria metà campo e dà il via ad una veloce transizione offensiva. A ricevere il pallone sulla zona sinistra del campo è Robert Pires, che converge palla al piede verso il centro, in una delle sue più classiche movenze. Giocatori come lui raramente hanno la testa china sul pallone: all’orizzonte l’unica opzione praticabile è una verticalizzazione radente su Bergkamp, che però è solo in mezzo a tre maglie bianconere. Dal suo destro educato esce un pallone insolitamente sporco e violento, che rimbalza due volte sul tappeto verde, rallentando di velocità, e finisce la sua corsa ballerina tra i piedi del numero dieci in maglia biancorossa.

Il compianto Mario Monicelli così scriveva nella sceneggiatura di “Amici miei”: “Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione”.
A distanza di tanti anni quelle parole restano le uniche davvero capaci di descrivere il gesto tecnico di Bergkamp in tutta la sua grandezza.

L’olandese, in una frazione di secondo, plasma una giocata che ai più non passerebbe per la testa nell’arco di una carriera intera. Una giocata irrazionale, contro la fisica, che però esegue con una semplicità disarmante.

Un istante prima di ricevere il pallone Bergkamp allarga elegantemente le braccia, assumendo le sembianze di un nobile cigno che si specchia nel riflesso dell’acqua; contestualmente a quella movenza d’eterea bellezza tocca il pallone di interno sinistro, spostandolo da una parte, ed esegue una piroetta degna di un danseur étoile, aggirando l’impotente Dabizas dalla parte opposta. È la stoffa del campione a rendere naturale un qualcosa di mai visto prima su un campo da calcio. Il tocco di sinistro è così vellutato da essere attutito sul terreno di St James’ Park in modo anomalo, quasi come fosse trattenuto da una forza divina, la cui volontà spinge per la realizzazione di simile meraviglia. Poi, con consueta leggiadria, l’olandese allarga il braccio sinistro per proteggersi da un ultimo goffo arrembaggio di Dabizas che, come lecito, non aveva minimamente compreso cosa l’avversario avesse appena fatto. Il tentativo di recupero del difensore greco culmina in un’inutile scivolata, così Bergkamp si trova a tu per tu con l’estremo difensore dei Magpies: è tutto semplice, piatto destro chirurgico e palla che si insacca all’angolino, nello stupore generale.
È il giorno in cui The Non Flying Dutchman, così i tifosi Gunners ribattezzeranno Bergkamp per la sua paura di volare, si consegna alla storia.

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