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domenica 24 Novembre 2024
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La stanza dei Sogni: la mia vita per il West Ham

8 ' di letturadi Gian Vola

Sono sempre stato un grande amante del football inglese, fin da bambino, e grazie al Guerin Sportivo la mia passione è aumentata sempre di più, fino a coinvolgere i miei amici, la nostra è stata una grande avventura, semplice, genuina. Upton Park è stata la scintilla, ci ha fatto volare, sognare, ed è stato incredibile poterlo vivere per alcuni anni, li, abbiamo giocato e giocato come se le nostre vie si fossero incrociate, in quel luogo per noi magico, abbiamo avuto la fortuna di conoscere Hammers veri, con i colori Claret & Blue stampati sul cuore… adesso quel mondo magico non c’è più, è volato via, i nostri sogni sono volati via… la stanza dei sogni, è diventata una piccola memoria storica di un fantastico viaggio, un viaggio iniziato in un piccolo paese di montagna, Robilante, Provincia di Cuneo. Giampiero Vola
La Stanza dei Sogni 
(Urbone Publishing).

Il Football, visto, vissuto con gli occhi di un bambino e dei suoi amici, giocato con la fantasia e con i sogni dei ragazzi. Lo sfiorare e il toccare per attimi il calcio importante, quello sognato e ambito. Una passione, un fuoco che a tratti scalderà il cuore di noi eterni ragazzini. Noi che amiamo il football, che sappiamo quello che si prova a tirare un calcio a un pallone, noi che abbiamo sognato di diventare dei campioni, di fare gol o di parare tutto quello che ti arriva a tiro. Giorni, mesi, anni vissuti in compagnia del Guerin Sportivo, fino all’incontro con il mondo Inglese e la sua Premier League, prima con le poche immagini rapite dalle tv e poi conle avventure in terra britannica. Una storia di sport, ma non solo, anche ritagli di vita, vissuta a piene mani, le mani di un portiere, una vita che “Non capirai mai se non sei uno di noi”…Un viaggio, sentire, rivedere vecchi e nuovi amici. Ringraziarli! Un Gruppo, Station 936 con al centro del mirino il West Ham, con la voglia di vivere e divertirsi senza se e senza ma!

…sotto troverete alcuni estratti del libro, scritto senza nessuna pretesa, anzi, mi sono divertito tantissimo, perché è stato anche un modo per ringraziare le persone che hanno fatto parte di questo viaggio… e avermi portato indietro nel tempo, su quelle vie dove bastava dare un calcio a un pallone per essere felici.

Un viaggio attraverso i sogni di noi ragazzini


“Per fare le porte bastavano le maglie, gli zaini di scuola, o dei pali, magari rubati al contadino lì vicino. Insomma, era il solito discorso, dopo la lezione e il pranzo tutti al campo che cambiava in continuazione, poteva essere la strada, la piazza o un prato.”

Il Guerin Sportivo come compagno di mille scoperte


“Una delle primissime partite alla tv che ricordo per lo spettacolo visto è stato Blackburn-Newcastle, se non erro un pirotecnico 2-2 ricco di emozioni. È passato tanto tempo, ma posso dirlo con certezza, il Made in England cominciava a manifestarsi e il Guerin aumentava questa passione, alle porte c’era un torneo diverso, spettacolare, unico: era il campionato inglese.”
“Era anche tempo di Mondiali, Argentina ‘78. Gli azzurri si qualificano ai danni dell’Inghilterra, stessi punti, ma miglior differenza reti. Il ‘74 lo ricordo parzialmente, le partite viste nel “pastino”, la maglia Arancione, la grande Olanda, Johan Cruiyff, un nuovo metodo di gioco, un calcio totale, spettacolare, il Profeta del Gol, tanta roba…”

La scoperta di un mondo bellissimo


“Ma c’è un grande problema all’orizzonte, ovvero il Leeds United allenato da Don Revie. Tra i due Manager è guerra aperta, Brian accusa i giocatori del Leeds di praticare un gioco scorretto e violento. Passano due anni e il titolo di Campione d’Inghilterra si decide all’ultima giornata.”

Il mio West Ham United


“Sfogliando le pagine di quel bellissimo Guerin Sportivo non posso non soffermarmi sulla finale della FA Cup del 1980. Una finale particolare, una squadra, un Club della Seconda Divisione, il West Ham vince sui favoritissimi giocatori dell’Arsenal! Gol di Trevor Brooking al 13’. “La conquista del West”, il titolo del Guerin.”

Conoscere il mondo Hooligans


“Escono i nomi di alcuni gruppi, le Firm: Headhunters, Bushwackers, The Gooners, Service Crew, Riot Squad, Zulù, Intercity Firm e tanti altri… Essere, appartenere, distinguersi, Mods, Rockers, Skinheads, le Football Ends sono terra di conquista.”
“Rendersi invisibile, rendersi uno dei tanti con un look casual, ma con stile. Le tifoserie si riorganizzano e nelle Stands spuntano nuovi capi, Fila, Ellesse, Tacchini, Adidas, Lacoste, Stone Island, C.P. Company, Lyle& Scott, Fred Perry. Il nuovo ordine è evitare di essere riconosciuti e tutto questo porta difficoltà tra la Polizia e tra le tifoserie.”

Le tragedie


“Il 13 Marzo 1985 presso lo Stadio Kenilworth Road di Luton va in scena il turno di FA Cup tra i padroni di casa e il Millwall, il match viene ripreso dalla tv per la diretta nazionale ed è in questa nera serata che gli inglesi sono testimoni di uno dei momenti peggiori della storia del Football.”
“Avevamo amici juventini che erano alla partita, sapevamo che erano arrivati e che erano allo stadio. Poi, ricordo le immagini, di quello che era successo. Gli inglesi avevano preso di mira il settore Z.”
“I sostenitori degli uomini di Dalglish accorsi in massa, erano ancora fuori dall’entrata, si parlava di circa 5.000 persone. Mancavano pochi minuti all’inizio del match e la folla aumentava sempre di più, la Polizia a quel punto aprì il cancello (Gate C) dell’entrata e migliaia di tifosi si ammassarono in quell’imbuto strapieno che portava ai settori 3-4.”

Con la mia musica in sottofondo

“per poi proseguire con i Cure di Robert Smith, con il disco Faith dell’81 comprato in un negozio perché attratto dalla copertina grigiastra di una abbazia avvolta nella nebbia. La prima volta che ascoltai The Holy hour provai una sensazione di panico, mi guardai alle spalle e…”

Un football diverso

“Maglie stupende, calzettoni giù, pantaloncini corti, capelli lunghi, basettoni, facce sporche, dure, randellatori veri, poche parole, botte e via, la stand veniva giù, viveva, aveva un’anima, la sentivi, ti spingeva e ti portava lontano…”
“I Leoni del ’66. Il Manager della squadra, Alfred Ramsey, dopo aver conquistato nel 1962 il titolo con il suo Club l’Ipswich Town, promise per il Mondiale “lacrime e sangue”. Capitano Bobby Moore, giocatore del West HamUnited.”

Bobby Moore 1993
“La Scomparsa di Bobby Moore. Addio Capitano”. Queste poche parole mi catturano, e sposto subito il mio sguardo su quella foto in primo piano di un Bobby Moore sorridente e rilassato, quel giocatore che aveva incarnato fino a quel momento il simbolo dell’Inghilterra.
Vita vera
“Mi piaceva disegnare le maglie, il massimo è stato quando ho visto mia mamma cucire e dar vita a quei disegni, una vera soddisfazione, una goduria unica, personale. Maglia nera con banda centrale verde, colletto aperto, polsini verdi”
“Un pensiero invece, corre a Bruno, il nostro guardialinee, un ragazzo con un sorriso grande così. Non dimentico le lacrime di quel giorno, un treno se lo portò via, portò via i suoi sogni e ci lasciò come ricordo quella sua inconfondibile risata.”

Il sogno diventa realtà
Il 3 Febbraio 1995 arriva una strana lettera. Mittente: England, London, West Ham. Oh porca miseria! Ci hanno risposto! Barra si fionda subito da me urlando: «Ci hanno risposto! Guarda qua!»

La trasferta: Chelsea-West Ham
“Mi guardo attorno, mi gira la testa, faccio parte di questa tribù del Football, sento che il campo mi chiama, mi muovo, guardo, osservo, vorrei scendere in campo, vedo dei ragazzini che stanno allenando il portiere di casa, musica a volume altissimo, scorrono i primi canti, i primi cori. Blues da una parte, Hammers dall’altra.”

London Calling
“Compro “Le reti di Wembley” di Roberto Gotta, e quando è nelle mie mani, capisco che è un libro scritto da un vero appassionato di Football, le parole sono semplici, dirette, arrivano al cuore.”
“Siamo tutti d’accordo, andiamo a Londra. Oh mamma mia, sento mio figlio Davide che dice: «Pà… Ci pensi tu?». Sì tranquillo, so cosa intende. Il fuoco è acceso e adesso nulla può spegnerlo, nessuno può fermarlo, il treno è in movimento, oserei dire lanciato a mille all’ora. Mi reputo un uomo pericoloso in queste condizioni, nulla può fermare questa corsa.”
“Siamo al pub con Stefano Faccendini, autore del magnifico libro -Noi siamo il Wimbledon-Vedo entrare tre ragazzi con le scarpe da gioco, in divisa completa, il “tic tac” dei tacchetti rimbomba dentro il locale. Poi Stefano mi presenta due suoi amici Gunners, uno in maglia gialla l’altro bianca, due tifosi storici dell’Arsenal. Ragazzi, io non capisco una mazza di inglese, ma in quel posto, in quel contesto, con la Guinness in corpo ho compreso tutto quanto”
“Per questo le ho rinchiuse dentro di me, nella mia “Stanza dei Sogni”, in fondo il mio essere bambino, ragazzo, ha fatto sì che non osassi di più, mi bastava quello che avevo ricevuto e bastava eccome, ma una volta iniziato il viaggio, non puoi più tornare indietro; ero un treno lanciato a folle velocità.”


“Ma pensa te, Robilante, un paesino di nemmeno tremila anime, perso tra le montagne, con le cime che sfiorano le nuvole. Un paese di lavoratori.”
Abbiamo fatto una bella cavalcata nel tempo, una storia di Football antico, diverso. La modernità avanza e avanzerà sempre di più, il calcio moderno non si fermerà. Il denaro, i guadagni, le sponsorizzazioni, il business si mangerà la storia, la tradizione. Upton Park dopo 112 anni di storia chiude le porte, fine, stop dei giochi. Il gruppo Galliard che ha acquistato il terreno, realizzerà chissà cosa. Finisce un pezzo di storia e di vita. Dalla Stazione Upton Park fino alle Terraces. L’ultimo match a Upton Park me lo sono goduto da casa, da Robilante. È stato magnifico lo stesso, forse sarei anche potuto andare a dire addio, ma a volte bisogna anche sapersi fermare, non andare oltre. La partita è stata indimenticabile come era giusto che fosse, gol, ed emozioni all’infinito. La cerimonia finale ha toccato i nervi scoperti di noi tifosi, un gioco di luci ha illuminato splendidamente Upton Park e i suoi campioni. Poi, il vecchio amico è andato incontro al suo destino. Una mano ha staccato l’interruttore, ha spento le luci; sullo sfondo si intravede la sua maglia, la numero sei, il sei di Bobby Moore. Alla fine una folla oceanica ha chiuso i giochi, quella folla mi ha ricordato il muro… Quel muro che si agitava dietro la porta… Come il mare in tempesta.

Tratto dal libro di Gian Vola, “La stanza dei sogni”: http://www.urbone.eu/obchod/la-stanza-dei-sogni

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