“Fammi provare il calcio, papà”. E’ la supplica di un figlio che si innamora ogni volta di nuovo, quando vede qualcosa che rotola. E il suo vecchio, straziato dall’insistenza di un martello pneumatico che ti crivella le tempie a domicilio, la mette a scommessa. Ti darò una sterlina se segnerai almeno un gol nella partita del campionato scolastico. Da esordiente, Alan Junior ne fa tre in tre minuti. Poi riscuote. Una sliding door costruita su misura, ecco cosa. Dopo la scuola comincia col calcio giovanile: tre stagioni allo Wallasend Boys Club e 150 gol. Lo potrebbe notare la squadra per cui fa il tifo, il Newcastle, ma se lo accaparra il Southampton, a 15 anni. Il 9 aprile del 1988 fa il suo esordio da titolare: tripletta all’Arsenal. Poi torna nel nord, al Blackburn: i suoi gol riportano il titolo in città dopo 81 anni. Quindi, finalmente, lo comprano i Magpies. “Da qui, posso giurarvelo, non me ne andrò più”.
Perché Alan Shearer ama la sua città. Adora la nebbiolina fine che si leva verso sera, quando i pub squarciano l’oscurità con le loro luci, oscillanti come quelle del porto dopo troppe pinte di birra. Ama anche il venticello freddo che ti lavora le tempie, fino a non farti conoscere più il confine tra bestemmia ed esultanza, ché quella è l’Inghilterra più profonda, e scusate se non vi rimborsiamo il biglietto. Così, quando l’avvocato Gianni Agnelli dirà: “Se gli piace il bianconero può venire alla Juve, abbiamo maglie più belle”, Alan alzerà sgraziatamente il braccio – come quando esulta in modo così arcaico, provinciale – e scuoterà l’indice per dire “No grazie, sto bene così”. Stesso disco con il Manchester United. Perché Alan Shearer sa che – di lì in poi – non vincerà mai più nulla. Ma sapete che c’è? Ad alcuni non importa. Tenetevi pure coppe e medaglie, che le braccia devono essere libere, per stringere la mia gente. Ed il cuore deve pompare orgoglio, fede e passione. Soltanto amici a Newcastle. Il bambino venuto da Gosforth – davvero – non sa proprio come si faccia a chiedere di meglio.