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Il mio Old Firm: 31 marzo 2019, una data che non dimenticherò facilmente

3 ' di letturaDi Filippo Ficorella

Finalmente a lavoro riesco a trovare una certa serenità e la possibilità di potermi organizzare il primo Old Firm dal vivo. Come scenario scelgo la casa del Celtic, per Ibrox Park ci sarà sicuramente tempo in futuro. Compro il ticket online su un famoso sito terzo che vende biglietti per partite estere di calcio e altri sport.

IL VIAGGIO

Porto con me un amico che di calcio non gliene frega nulla, gli dico che albergheremo a Edimburgo e che faremo il giro delle Highlands e di tutti i posti fichi della Scozia, ma che quel giorno l’attenzione si riverserà tutta su Glasgow e sulla partita più sentita del Regno Unito.

Col treno arriviamo in mattinata in città, breve giro per il centro e poi dritti allo stadio (dalla stazione centrarle al Celtic Park è un’oretta a piedi). Ci rechiamo alla biglietteria, organizzata in modo maniacale, il mio biglietto lo sfoggio con un’emozione fanciullesca, mi rendo conto di aver realizzato un piccolo sogno per me che amo il calcio inglese e che del football ne ho fatto una vera passione. Il mio amico inizia ad interessarsi alla faccenda, gli spiego la rivalità fra le due tifoserie, che spazia dalla religione alla politica, dal campo alla storia. Lui si farà un altro giro per la città (deserta… chissà perché…) io mi gusterò un prepartita da sogno.

L’ATTESA DEL FISCHIO D’INIZIO

Faccio una caterva di foto fuori dallo stadio in cui vengono ritratte con statue e foto le leggende del club, nato nel 1888 da irlandesi fuggiti dalla propria patria. Nel negozio ufficiale mi compro la classica sciarpa bianco-verde. Mi dirigo all’ingresso di Celtic Park, nel biglietto è inclusa l’hospitality premium, ossia posso usufruire di un buffet che si svolgerà in uno dei tanti ristoranti all’interno dell’impianto (pratica tipicamente britannica come sperimentato l’anno prima a Stamford Bridge in occasione di Chelsea-Tottenham). Sentirsi coccolato per uno abituato agli stadi italiani fa sempre piacere… mi siedo al mio posto circa quaranta minuti prima del match, ma gli spalti sembrano deserti, qui in Gran Bretagna il prepartita lo si fa fuori lo stadio, nei ristoranti e nei bar ubicati all’interno.

Sono intanto arrivati i tifosi dei Gers, che sventolano la loro bandiera britannica, tanto per far capire, se ancora ce ne fosse bisogno, il loro vanto e il loro ideale. Prima del fischio d’inizio il commuovente “You’ll never walk alone”… da brividi, è inutile spiegarvelo, o lo vivi o lo sogni un momento così. Ricordo solo che mi è scesa qualche lacrima…

LA PARTITA

Fischio d’inizio, è la classica partita scozzese con poca tattica e tanto agonismo. Tipico Old Firm fatto più di tacchettate sui polpacci avversari che di calci al pallone. A metà primo tempo segnano i padroni di casa con Eduard, boato bestiale dello stadio. Morelos (che se non avesse quel caratterino a mio parere potrebbe giocare tranquillamente in una squadra ancor più ambiziosa dei Rangers) si fa espellere poco dopo colpendo un avversario davanti gli occhi del guardalinee…

All’intervallo Steven Gerard carica i suoi, che iniziano la ripresa con un piglio diverso, tanto da arrivare al pareggio con Kent. Il Celtic pare accusare il colpo, e solo per fortuna non prende il secondo gol. Mi ricordo che fu una partita comunque divertente, in cui non si risparmiarono nè da una parte e nè dall’altra, e nella quale l’inferiorità numerica degli ospiti non si avvertì più di tanto. Alla fine la meglio ce l’hanno avuta i Bhoys, che approfittando di un suicidio difensivo a pochi minuti dal recupero hanno segnato il gol decisivo con Forrest.

Al triplice fischio finale, ricordo bene l’esultanza della tifoseria di casa e la classica provocazione di Scott Brawn, che riceve così facendo la “carezza” di Halliday, anch’egli espulso. La squadra di casa se ne esce sulle note di “I just can get enough” e io mi reputo fortunato per aver assistito ad un Old Firm tanto avvincente quanto maschio. Per le strade una totale tranquillità, con il mucchio dei tifosi del Celtic che a piedi se ne torna verso il centro, e l’immagine dei tifosi ospiti che alle fermate degli autobus, ben circondati dalla polizia e dagli Stewart, ricevono e mandano segnali d’amore ai loro acerrimi rivali.

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