In quel momento a migliaia di chilometri di distanza, allo stadio Levski di Sofia, uno scozzese infilava in contropiede una nervosa Bulgaria e in tutti i pub d’Irlanda, dovunque ci fosse un televisore o una radio sintonizzata sulla partita, scoppiò un subbuglio di gioia irrefrenabile.
Con quella rete, in una partita inutile per gli ospiti ai fini del risultato, un certo Gary Mackay degli Hearts, regalò alla nazionale in verde la prima qualificazione alla fase finale di un torneo calcistico. L’Irlanda guidata dell’inglese e protestante Jack Charlton sarebbe andata all’europeo tedesco del 1988.
Il salmone, stremato, cedette. Jack lo recuperò lentamente e se lo mise nella sacca. Uno “springer” di almeno 7 libbre. Si abbassò l’inseparabile flat cap sulla fronte, fece una smorfia di compiacimento, e si avviò verso il suo cottage nello Shropshire ancora all’oscuro che da quel momento in poi nessuno gli urlerà più “go home” o “judas” e la bandiera irlandese, troppo spesso emblema legato ad attività paramilitari, murales e funerali, comincerà a essere associata a undici ragazzi su un campo di calcio.
E così Jack Charlton, la giraffa di Ashington, appena lo seppe si fece una birra, e la mattina seguente andò a comprarsi un paio di scarpe, l’ennesimo paio di scarpe nere, la sua seconda fissazione dopo la pesca.