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La storia del Leeds dei miracoli che stupì l’Europa del calcio

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Ci sono squadre che scrivono il loro nome nella storia del calcio per le vittorie, per il gioco rivoluzionario, o per i campioni presenti in rosa. L’Ajax di Cruijff, il Milan degli olandesi, il Manchester di Ferguson, il Real Madrid dei Galacticos sono solo alcuni esempi.

Ci sono invece altre squadre che non riescono a conquistare trofei a livello europeo, ma che vivono exploit di una-due annate, rimanendo comunque per sempre nella memoria collettiva. Alcune rappresentanti di questa categoria potrebbero essere il Kaiserlautern (neo promossa in Bundesliga e campione di Germania), il Leicester, oppure il Leeds.

Oggi raccontiamo proprio la storia degli inglesi in maglia bianca. O meglio, la cavalcata europea della stagione 2000/2001, quando il Leeds “degli australiani” riuscì contro ogni pronostico a raggiungere le semifinali della Champions League.

I SUCCESSI DEL PASSATO

Fondato esattamente cento anni fa, il club è quello che si può definire una nobile decaduta. Nel passato infatti, i whites conobbero un periodo molto fortunato. Dal 1968 al 1974 la squadra del West Yorkshire, sotto la guida del guru Don Revie, mise in bacheca due campionati (a cui aggiungere cinque secondi posti), due coppe di Inghilterra, due coppe di Lega, una Community Shield, due coppe delle fiere. Da segnalare, inoltre , la finale di coppa dei campioni nel 1975, persa per 2-0 contro il Bayern Monaco di Beckembauer e Gerd Müller.

Come spesso accade quando si chiude un ciclo vincente, seguirono anni difficili, con la retrocessione nella seconda serie. Dopo ben otto anni di “purgatorio”, solo alla fine degli ’80 fu possibile festeggiare il ritotorno nella massima serie. Il Leeds conobbe un nuovo periodo discretamente fortunato agli inizi degli anni ’90, quando riuscì ad aggiudicarsi il terzo e ultimo campionato della sua storia e una Charity Sheild, guidato da un giovane Éric Cantona.

LA RICOSTRUZIONE DI FINE ANNI ‘90 E LA STORICA QUALIFICAZIONE ALLA CHAMPIONS LEAGUE

Dopo nuovi anni di flessione, la società operò una opera di ricostruzione, che portò in maglia bianca giovani di talento come il fantasista Alan Smith, il difensore Jonathan Woodgate e il centrocampista Stephen McPhail. La Rosa ogni anno fu ritoccata e migliorata. Si aggiunsero l’esperto portiere Nigel Martyn, Rio Ferdinand, il terzino sinistro irlandese Ian Harte e il difensore scozzese Dominic Matteo. A centrocampo arrivarono Lee Bowyer, David Batty, il francese Olivier Dacourt e il norvegese Eirik Bakke. Completò la squadra la coppia d’oro australiana formata dal centravanti Mark Viduka e l’esterno offensivo Harry Kewell.

Ai nastri di partenza della stagione 2000/2001, la squadra allenata da David O’Leary si era costruita una discreta fama in campo internazionale, raccogliendo risultati sempre crescenti. Due anni prima era arrivata la qualificazione in coppa Uefa. Nel campionato precedente, invece, oltre a raggiungere le semifinali del torneo, i whites avevano addirittura chiuso la Premier al terzo posto.

L’ultimo ostacolo per accedere alla Champions League si chiama Monaco 1860, da affrontare nel turno preliminare. E qua inizia lo stato di grazia dei ragazzi in maglia bianca. La sfida di andata viene vinta ad Ellan Road grazie ai gol di Smith e Harte. In quella di ritorno, anche se sarebbe bastato un pareggio, arriva il successo esterno sempre a firma di Smith.

LA PRIMA FASE A GIRONI

l Leeds viene così inserito nel gruppo H, insieme a due pesi massimi come Milan e Barcellona, e ai turchi del Besiktas. I rossoneri, guidati da Cesare Maldini, non sono ancora la grande squadra che a breve avrebbe dominato la scena europea. Seppur in fase di ricostruzione, ci sono comumque già Dida, l’eterno Maldini, Serginho, Gattuso e Shevchenko, oltre ai “vecchi” Boban e Bierhoff. I Blaugrana sono invece alla fine di un ciclo. I giovani Puyol e Xavi, che saranno gli unici di quella rosa a giocare nel grande Barça di Messi, sono inseriti in mezzo ai vari Cocu, De Boer, Luis Enrique, Guardiola, Rivaldo e Kluivert.

Realisticamente, le possibilità di passaggio del turno da parte degli inglesi sono ridotte al minimo, al cospetto di rivali così forti ed esperte. E in effetti, all’esordio al Camp Nou, arriva la classica doccia fredda. Rivaldo, Frank De Boer e una doppietta di Kluivert, firmano un rotondo 4-0 che rispedisce il Leeds a casa con le ossa rotte. Come sempre in questi casi, arrivano le critiche sui giornali, e le quotazioni nelle scommesse per il passaggio del turno schizzano alle stelle.

Nella seconda partita, giocata in casa contro il Milan, serve un’impresa oppure un colpo di fortuna. Succede la seconda cosa: arrivati quasi allo scadere di un match equilibrato, Bowyer lascia partire un tiro da fuori area che non sembra irresistibile. Dida però, dopo aver parato, si fa sfuggire il pallone, che finisce beffardamente in rete. E’ il gol che di fatto mantiene il Leeds in corsa.

La doppia sfida con il Besiktas, che nel frattempo ha sconfitto il Barcellona 3-0, rappresentanta una buona possibilità di portarsi in alto nel girone. Gli inglesi si esaltano in casa, e ne fanno addirittura sei ai turchi. Bowyer (doppietta), Viduka, Matteo, Bakke e Huckerby lanciano in orbita i Whites, che, dopo il pareggio per 0-0 a Istambul, si giocano tutto nelle ultime due sfide con Barcellona e Milan.

Ad Ellan Road, il solito Bowyer (protagonista della stagione della vita), sembra poter regalare la vittoria ai suoi, ma Rivaldo, sui titoli di coda, pareggia i conti e mantiene accese le speranze dei catalani. Nell’ultima gara, il Leeds ha il vantaggio di arrivare a San Siro con i rossoneri già certi della qualificazione. Il 5-0 che Kluivert e compagni rifilano al Besiktas è inutile, perché l’uno pari stabilito da Matteo e Serginho garantisce il pass al secondo turno a rossoneri e bianchi.

LA SECONDA FASE A GIRONI

All’epoca, la Champions League era strutturata con una doppia fase a gironi, la seconda delle quali dava l’accesso direttamente ai quarti di finale. Un sorteggio stabilisce dunque quattro nuovi gruppi, e i ragazzi di O’Leary pescano nuovamente una spagnola e una italiana, ovvero Real Madrid e Lazio. Le Merengues sono una sorta di rappresentativa all star: Casillas, Hierro, Roberto Carlos, Figo, Guti, Makelele, Raul e Morientes compongono l’ossatura di questa squadra incredibile. La Lazio, fresca campione d’Italia, schiera probabilmente la squadra più forte della sua storia: Nesta, Mihajlovic, Veron, Simeone, Nedved, Stankovic, Crespo, Salas e Claudio Lopez sono gli alfieri degli aquilotti guidati da Zoff.

Per l’opinione pubblica, il club dello Yorkshire ha già compiuto il miracolo arrivando fino a questo punto. Riuscire ad andare ancora avanti sembra un’utopia. Anche in questo caso, in effetti, l’impatto col nuovo gruppo è negativo. Il Real è troppo forte ed espugna il campo inglese per 2-0, con i gol di Hierro e Raul. Proprio come contro il Milan, la seconda sfida del girone contro un’italiana rappresenta un crocevia per il prosieguo della stagione. Questa volta nessun colpo di fortuna viene in soccorso ai ragazzi di O’Leary, che all’Olimpico se la giocano alla pari e trovano la vittoria di misura per mano di Smith (miglior marcatore europeo della storia del club con 14 reti).

Ancora una volta, buona parte delle possiblità di qualificazione passano dal doppio confronto con la squadra sulla carta più alla portata del Leeds. Nel primo turno era il Besiktas, questa volta sono i belgi dell’Anderlecht a fare da arbitro per il futuro degli inglesi. Kewell & soci non sbagliano e fanno il pieno di punti. Ad Allen Road vanno sotto per il gol di Stoica, ma ribaltano tutto grazie a Bowyer e Harte. In Belgio va ancora meglio: Smith con una doppietta, Viduka e Harte regalano il 4-1 che porta la squadra a 9 punti.

Sulle ali dell’entusiasmo, i Whites si presentano al Bernabeu con poco da perdere, e ne esce una partita emozionante ed equilibrata. Nonostante il vantaggio firmato da “sentenza” Smith, sarà il Real Madrid a spuntarla per 3-2. Di Raul (doppietta), Figo e Viduka le altre reti. Ininfluente per il passaggio del turno, la sesta e ultima sfida, che oppone gli inglesi alla Lazio. Ad Allen Road è un niente di fatto, con uno scoppiettante tre pari che porta le firme di Ravanelli e Mihajlovic (doppietta) per gli ospiti, e di Bowyer, Wilcox e Viduka per i padroni di casa.

QUARTI E SEMIFINALI

Contro ogni pronostico, il Leeds è dunque fra le migliori otto squadre di Europa. Il tabellone oppone come avversario il Deportivo La Coruñdi Djalminha, Valeron, Makaay e Tristan. Arrivati a questo punto, ogni risultato sembra possibile per gli uomini di O’Leary. Nel match di andata giocato oltremanica ecco che arriva un netto 3-0 firmato da Smith, Ferdinand e Harte. Risultato che appare ancora una volta sorprendente, visto che i quotati spagnoli si erano fatti strada nella manifestazione a spese, fra le altre, di Juventus e Milan. Altra storia nel ritorno del Riazor, dove i galiziani dominano e vincono, ma senza andare oltre il 2-0.

Gli inglesi approdano dunque in semifinale, dove ad aspettarli trovano un’altra squadra che parla spagnolo. Questa volta l’ostacolo è rappresentato dal Valencia di Hector Cuper, che schiera Cañizares, Aimar, Baraja e Mendieta. Visti gli avversari eliminati fino a qua, la quarta spagnola da affrontare potrebbe sembrare alla portata del Leeds. Ma il Valencia è nel pieno del miglior periodo della sua storia, quel biennio che lo vedrà per due anni di fila finalista sconfitto.

Nonostante il sostegno assordante del pubblico di casa, il Leeds non riesce a fare meglio di uno 0-0 interno, che lo pone in una situazione di svantaggio in vista della gara di ritorno al Mestalla. Qua, come si usa dire, la favola finisce, e Smith e compagni ricevono il più brusco dei risvegli. Eroe della serata è Juan Sanchez, che mette a referto una doppietta. Di capitan Mendieta, invece, il sigillo che stabilisce il definitivo 3-0.

Il Leeds chiude la stagione senza trofei. La squadra non riesce a esprimersi in campionato sugli stessi livelli di coppa, e fallisce l’accesso alla Champions della stagione seguente. I mancati introiti causano una serie di debiti societari. Arriva addirittura la retrocessione in Championship, che obbliga la società a cedere i pezzi più pregiati, come Ferdinand e Smith.

Oggi i Whites sono al primo posto in Championship, e sotto la guida di Marcelo Bielsa proveranno ancora una volta a tornare in Premier, dopo esserci andati soltanto vicini lo scorso anno. I fasti del passato sono lontani, ma tutti gli appassionati hanno ben fresco nella mente il ricordo del Leeds dei miracoli, che per una stagione sovvertì le gerarchie del calcio europeo.

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