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domenica 24 Novembre 2024
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3 goal totalmente assurdi di Matt Le Tissier, il Dio di Southampton

4 ' di letturaChe cos’è il genio? E’ fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. Ecco, scomodare “Amici miei” per addentrarsi tra le fibre dell’universo personale di un personaggio oltre gli schemi si può. Specie se quel personaggio si chiama Matt Le Tissier.

Le God, il Dio di Southampton, è una leggenda scolpita in modo imperituro nel cuore e nella mente di chi ha potuto osservarne le gesta. Un dono, un’elargizione inedita, una manna celeste, perché il ragazzo dell’isola di Guernsey sapeva prorompere nei tuoi sabati con la grazia di chi coltiva un frutto innato, sfoderando colpi privi di logica ed abilità balistiche totalmente folli.

Matt fintava quotidianamente alla banalità, disorientandola, spedendola dritta al bar a sciallarsela, una pinta o due in mano, la nebbia densa della città dei Santi che si leva dal porto e si incolla alle vetrate, mentre una morbida luce color pesca cade a picco su migliaia di esistenze appese alle gesta del proprio beniamino.

La sua leggenda è alimentata dalla volontà feroce di preferire l’affetto della gente al meccanicismo freddo di coppe da sollevare in serie. Con un pizzico di umanissima voglia di starsene al centro dell’attenzione, certo: perché ai Saints lui è l’unico astro irradiante di un club dove la mediocrità erompe sovente, non certo una delle tante stelle di una qualche costellazione maggiore.

Una scelta di vita che, mescolata alle sue prodezze, lo erge a eroe di un’intera città. Matt è chirurgico sui calci piazzati e glaciale dal dischetto (solo un errore in carriera), ma è con i suoi tiri da fuori ed attraverso il modo in cui confeziona con cura le sue reti che la fama si ispessisce, fino a diventare troppo ingombrante per non essere sulle labbra praticamente di chiunque nel Regno e non soltanto.

Le Tissier danza intorno al pallone come un alchimista. Quando ti sembra fermo, invece sta avanzando. Se ti appare lento e compassato, è solo un’illusione ottica. Il gioco di prestigio è tale che spesso non gli serve nemmeno dribblare, anche perché il fisico non è esattamente du rôle.

Alza la testa soltanto per un istante, incocca e colpisce. La sua capacità di infilare il pallone negli angoli più remoti della porta, spessissimo sotto l’incrocio, è a tratti poetica e commovente. La sua cifra stilistica coincide spesso con i 25 metri. Alcuni gol sono da ordine di cattura internazionale: perché un tale concentrato di grazia è semplicemente illegale.

24 OTTOBRE 1993: SAINTS – MAGPIES

Il Southampton è in lotta per la salvezza ed il tecnico Ian Brandfoot non ha mai visto di buon occhio Le Tissier. Propone un gioco ruvido e pratico, anestetizzando i fronzoli in nome della solidità. Un credo in nome del quale è pensabile – almeno secondo lui – riporre in un cassetto la lampada più luminosa del negozio. Contro il Newcastle tuttavia è costretto a ricredersi: accetta di strofinarla – grattando via la polvere che ispeziona il campo da gioco – e il bagliore che ne fuoriesce lo ripaga con gli interessi. Matt controlla un suggerimento di tacco, salta un avversario allungando la sfera e ne fa secco un altro con un sombrero, prima di esplodere un destro al volo che vale il vantaggio dei Saints. Brandfoot si gira verso la panchina e invita chi si stava scaldando a sedersi: “Moody! Moods! Rimettiti seduto, Cristo!”. Andy Cole fa pari per il Newcastle, ma Matt si inventa anche il 2-1 e rilancia la stagione dei Santi, con buona pace di chi non gli era devoto fino a quel momento.

10 DICEMBRE 1994: BLACKBURN- SAINTS

Ewood Park è un catino che ribolle passione, i Rovers sono lanciati come un razzo nello spazio siderale, verso la conquista del titolo, sospinti dai goal di Alan Shearer. Matt ancora non lo sa, ma quel giorno metterà a segno quello che poi definirà come “il goal più bello di tutta la mia carriera”. In porta c’è il vecchio amico Tim Flowers. Quello che su di lui ha scritto: Matt Le Tissier: firmò con il Southampton, mangiò moltissimo, segnò alcuni gol assurdi, avrebbe dovuto lasciare il club. Quel giorno i Saints perderanno, ma Le Tiss estrarrà una gemma luminescente dal suo inesauribile repertorio. Viene a prender palla a centrocampo e avanza. Sembra che passeggi, invece ti sta facendo secco. Si muove prima a destra e poi a sinistra, le gambe come una cadenza mantrica, a tratti ipnotica. I suoi non sono veri dribbling, ma la difesa dei futuri campioni d’Inghiliterra non riesce a leggere quella ridda di movenze. Poi, semplicemente, decide che non ne ha più voglia e calcia da una posizione insensata. La palla scende come una sentenza e il povero Flowers può solo capitolare all’indietro: dritta sotto l’incrocio. Tutto con una semplicità impensabile. In cuffia il telecronista esclama: Solo Matthew Le Tissier può segnare goal del genere.

26 OTTOBRE 1996 – Southampton-Manchester United

Il 26 ottobre 1996 al The Dell arriva il Man Utd di Alex Ferguson. La porta dei Red Devils è presidiata da un totem: Peter Schmeichel. Fare un goal alla saracinesca danese è già un’impresa a cose normali, ma farlo con un lob è roba per pochi eletti. Matt deve averci pensato prima, studiando quell’attitudine un po’ spavalda di Peter di starsene un paio di metri oltre la riga, a dirigere il traffico in difesa, abbaiando ordini. Catalizza un pallone al limiti, se lo sposta tra il destro e il sinistro, passa in mezzo a due avversari come fossero burro e poi lo fa: scavetto cosmico al portierone e sfera che cade morbida alle sue spalle. Tifosi in delirio, titoli già pronti per tabloid che si sfregano le mani, Le Tiss che guadagna il centro del campo sorridendo.

Imperfetto e dunque a maggior ragione mitologico, il fisico morbido, la voglia di stare più con la gente nei pub che sotto i riflettori, la capacità di fare cose in campo che non crederesti mai: forse è per questo che lo abbiamo amato e continuiamo ad amarlo così tanto. Matt è l’eroe della porta accanto, l’amico fraterno che sa consolarti e lo spacciatore di felicità nel tuo quartiere.

Per tutto questo non lo ringrazieremo mai abbastanza.

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Paolo Lazzari
Paolo Lazzari
Giornalista

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