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Il superamento del fenomeno hooligan, dall’Heysel alla Lady di Ferro, passando per Hillsbourough

Come è cambiato il modo di vivere il calcio in Inghilterra.

4 ' di letturaLa Premier League, o meglio la Division One, non è sempre stata la cenerentola delle competizioni europee, era anzi nota per il suo volto violento, incarnato dal fenomeno hooligan, a lungo sminuito e sottostimato dalle autorità di sicurezza e governative. Un fenomeno capace di trasformare un ordinario pomeriggio domenicale in un altrettanto ormai ordinario episodio di guerriglia urbana; capace di imprimere il marchio della violenza tanto incisivamente da renderlo il carattere distintivo e temibile del calcio inglese. Una bomba sociale, destinata ad esplodere quel maledetto 29 Maggio 1985 all’Heysel.
La tragica ed assurda scomparsa di 39 persone, molte delle quali colpevoli solamente di amare una maglia, scosse l’opinione pubblica e rese palese l’assoluta urgenza di un intervento statale per porre fine alla cultura della violenza negli stadi, divenuti ormai teatri di sangue più che di spettacolo.

Margaret Thatcher, la Lady di ferro, diede inizio, a colpi di provvedimenti normativi, ad una battaglia socio-politica volta ad eliminare la delinquenza ed il tifo violento dagli stadi. Due furono le misure che ebbero un impatto maggiore nella soppressione del fenomeno violento, capaci di dare una radicale svolta al tifo negli stadi. In prima istanza, lo “Sporting Event Act”: tale provvedimento presentava quale finalità la limitazione dell’acquisto e del consumo di sostanze alcoliche negli stadi, nei treni e nei bus speciali riservati ai tifosi. Il “Public order” invece mirava a fornire alla magistratura il potere (discrezionale) di interdire dalla presenza negli impianti sportivi quei soggetti considerati violenti, i quali, contestualmente allo svolgimento della gara, erano obbligati a presentarsi in caserma per ottemperare all’obbligo di firma. La polemica circa l’efficacia di tali provvedimenti, non sarà mai sopita. Molti supporters, infatti, insorsero contro queste misure, considerandole a dir poco repressive: “tutti i tifosi iniziarono ad essere trattati come dei criminali – racconta lo storico John Foot – negli stadi, alcuni già vecchi e pericolosi, furono erette barriere di metallo”; additando come colpevoli di futuri tragici eventi proprio queste azioni statali.

L’impatto di queste riforme, nel lungo periodo, avrebbe modificato radicalmente il volto del calcio inglese. Tali atti legislativi avevano per un verso l’intento di reprimere con la forza un fenomeno violento, divenuto ormai una piaga sociale; l’altra faccia della medaglia celava al contempo l’ambizione di far vivere lo sport nazional-popolare in modo diverso, esaltandone la sua bellezza e spettacolarità, garantendone il sicuro accesso e il libero godimento a quelle frange di popolazione, fatte di padri e figli, nonni e nipoti, che per timore della propria incolumità rinunciavano sovente a far respirare ai propri piccoli l’odore dell’erba del campo della squadra del proprio quartiere. In poche parole, cambiare il modo di vivere il calcio, per renderlo accessibile a tutti.

L’astratta idoneità di un provvedimento a rappresentare la soluzione di un problema è una cosa, la sua immediata efficacia nella prassi è un’altra.
A fronte di una lungimirante e visionaria legislazione, si rivelò palese la mancanza di organizzazione da parte dei corpi di polizia nel mettere in atto tali direttive, in special modo nell’attività di controllo degli accessi agli impianti sportivi che, unita all’inidoneità delle strutture sportive ad accogliere eventi con simile affluenza continuava a presentare una grande minaccia per l’incolumità dei supporters.

Il 15 Aprile 1989 la storia, drammaticamente, si ripeté. All’Hillsborough Stadium si giocava la finale di FA CUP tra Liverpool e Nottingham Forest. La poco oculata ripartizione delle tifoserie fu all’origine del disastro: i tifosi del Liverpool furono convogliati alla Leppings Lane, settore che contava appena sei accessi a fronte degli oltre 60 della Spion Kop, il settore dei foresters. La folla era oceanica, gli ingressi troppo pochi, a mezz’ora dal calcio di inizio il settore si presentava semivuoto e la calca sempre più impaziente di entrare. L’idea della polizia di aprire il Gate C per favorire l’affluenza al settore si rivelò una scelta tragicamente erronea: all’apertura del varco, l’intera massa dei tifosi Reds si riversò nel tunnel che conduceva al settore centrale della curva, capace di contenere appena 2000 persone. Lo spicchio centrale si riempì in un batter d’occhio oltre la capienza consentita: gli spettatori furono schiacciati verso le recinzioni, che erano state recentemente rinforzate proprio per tutelarsi dall’eventuale invasione di campo da parte di tifosi facinorosi. Il rimedio si trasformò in arma letale. Novantasei persone  persero tragicamente la vita schiacciate sulle recinzioni dal peso della massa e sotto la calca.

A distanza di qualche mese il Taylor Report mise in piedi un’inchiesta volta a far luce sulle cause del disastro, ravvisando il principale problema nella “lack of control” da parte degli organi di polizia, oltre alla sprovveduta predisposizione della finale, da parte dei vertici del calcio inglese, in un impianto inidoneo a supportare una simile affluenza come lo stadio di Sheffield.
L’inchiesta allargava il tiro ponendo l’interrogativo in generale, chiedendosi specificamente quanti impianti sportivi di massima serie fossero effettivamente idonei ad accogliere manifestazioni di tale calibro senza rischi per l’incolumità dei partecipanti.

L’enorme problema in tema di normative sulla sicurezza negli stadi fu tratto alla luce del sole, costringendo le società sportive ad importanti interventi di ristrutturazione degli impianti nel rispetto della sicurezza dei paganti. È qui che inizia la svolta per il calcio inglese, che iniziano ad essere eretti quei templi architettonici che molti degli stadi inglesi rappresentano al giorno d’oggi; l’Inghilterra si ritrova faro e punto di riferimento per le società sportive di tutto il mondo. Nasce un nuovo modo di intendere la partita domenicale: uno spettacolo sportivo, il cui godimento è da assicurare nel massimo della sicurezza e del comfort per coloro che alimentano economicamente ed emotivamente l’intero sistema calcio.

Ad anni di distanza l’ambizione legislativa diviene realtà. Il calcio inglese ha cambiato volto; la violenza è destinata a rimanere una cicatrice indelebile, pronta a dolere quando il tempo si farà umido.

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