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Hibernian 1952: quando guardammo tutti dall’alto

2 ' di letturaLeith si beve l’ultimo sorso di luce sui docks con l’ingordigia della prima pinta, piccoli banchi di nebbia spugnosa, da una soglia di granito un gabbiano scuro, dispettoso, volteggia sul colmo di comignoli in pietra. Leith domestica e marina al pari di una guida turistica. Solo le guide non parlano del secolare odoraccio da covo, delle acri calafature di chi qui ha navigato sulla vita senza capirci niente fra disastri personali e cicche a mezza bocca, nel borbottio delle onde, mani eterne che hanno rammendato reti in ore povere, grembo irlandese infelice, maglie biancoverdi sotto giacche da ultimi saldi. Questi già laceri giornali d’agosto parlano di un Hibernian in testa alla classifica.

Nel ventre vuoto di Easter Road canta solo la pioggia sbeffeggiando la notte e la nenia di rimando della risacca che setaccia la mente. Quando vincemmo l’ultimo campionato? Nel 1952. Reperto da cineteca, fotogrammi, istantanee, la Famous Five, la linea d’attacco dei sogni non appare più neanche nella bolla di un acido: Gordon Smith, Bobby Johnstone, Lawrie Reilly, Eddie Turnbull e Willie Ormond. I Proclaimers dovevano nascere, Sunshine on Leith gira su un vinile nella balbuzie di un vecchio giradischi che s’increspa crepitante come una foglia morta nel vento, dentro questo silenzio malato da pandemia, isterico, mascherato, gli Hibs di Jack Ross “lead the League”, roba tagliata bene, almeno finché dura.Ma Nisbet o Stephen Mallan varranno un unghia, che so, di Alan Rough o di Keith Wright? Per adesso gli Hibs sono soltanto pura brezza salina nelle narici, stolido orgoglio, fisica arroganza, rigurgito di arpe, relitto imbellettato su un anca di città spopolata d’avventori. Figure da pub in penombra dove la grazia superstite di una freccetta infilza un bersaglio con i colori della Union Jack appeso a un muro sottile nel solito disincantato languore alla Welsh: che se mai avesse potuto scrivere un versetto della Bibbia, il diluvio di Dio a Leith si sarebbe messo a giocare con una barca in secca, in una rassegnata seduzione del nulla. Un nulla perverso quando è lieto di dirti che hai vinto una coppa di Scozia dopo 114 anni. Perché chi lo sa se poi riusciresti davvero a tifare per una squadra che vince…!

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