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Prima del miracolo: il Leicester e quella finale solo sfiorata

2 ' di letturaÈ un pensiero largamente condiviso quello che vuole che grandi gioie nascano spesso da sofferenze profonde, da momenti così bui che si può facilmente stentare a considerarli reali. Ebbene, tra le storie che vi proponiamo oggi, ce n’è una che, intrisa di rammarico e delusione, ha dell’incredibile. Soprattutto se il punto di vista adottato è quello dei perdenti. Bisogna tornare indietro di sette anni per rivivere una delle più grandi beffe che il Leicester City abbia mai subìto.

Prima di diventare campioni; prima dell’arrivo di Claudio Ranieri; prima ancora della promozione nel campionato dei più forti, i Foxes hanno affrontato la prova che le squadre di Championship classificatesi tra le terza e la sesta posizione sognano di superare: i playoff. O spareggi, per coloro che rifiutano l’anglicismo, sicuramente molto più comune.

Comunque lo si voglia chiamare, il torneo del 2013 viene ancora ricordato per una partita in particolare, quella tra Leicester e Watford, una di fronte all’altra nella doppia sfida delle semifinali. In campionato il confronto aveva dato risposte chiare, con gli Hornets – medaglia di bronzo – a +9 sugli avversari, solo sesti. Quanto basta, però, per tentare il colpaccio.

E invece no. Il Leicester non arrivò mai a disputare la finale. Eppure, dopo l’1 – 0 casalingo dell’andata, il sogno era lì, a un passo, così vicino che a Nigel Pearson e i suoi giocatori deve essere sembrato impossibile non poterlo afferrare. Per l’esattezza, al 96′ della gara di ritorno l’anticamera del Paradiso distava undici metri.

Il risultato era fermo sul 2 – 1, a favore degli uomini di Zola. A queste condizioni, si sarebbe andati ai supplementari. L’occasione per capitan Morgan e compagni nacque da una buona intuizione di Anthony Knockaert, che sulla destra spese la benzina rimasta per spingersi fin dentro l’area di rigore. Le ali sono così: a prescindere dai minuti giocati, hanno sempre abbastanza energie per un ultimo assolo. Quello del giovane attaccante venne interrotto dall’intervento falloso dell’ex Roma Marco Cassetti, che protestò animatamente. In effetti, la decisione del direttore di gara è discutibile, ma non vogliamo ergerci a giudici: se l’arbitro fischia, è calcio di rigore. Match point.

Tra i pali, per i londinesi, c’era Manuel Almunia, che nella capitale era ricordato per aver difeso (non benissimo) la porta dell’Arsenal. Quel giorno, invece, diventò un eroe. Non solo parò il rigore, calciato piuttosto male da un forse ancora troppo inesperto Knockaert, ma si oppose anche alla ribattuta dello stesso.

Quello che successe dopo è scritto e conservato nel grande volume delle follie calcistiche. La difesa del Watford spazzò alla cieca, ma il pallone fu presto tra i piedi di Fernando Forestieri nella metà campo avversaria, dove la difesa del Leicester era completamente saltata. Cross, sponda di testa di Hogg, fucilata di Deeney. Tre tocchi, fischio finale e invasione di campo. Il Watford restò comunque in Championship, sconfitto dal Crystal Palace.

 

Lo sguardo smarrito di Knockaert mentre i tifosi gialloneri riempivano il rettangolo di gioco per festeggiare riassume quello che doveva essere lo stato d’animo delle volpi, che probabilmente non avevano ancora realizzato che cosa fosse accaduto. Del resto, non ne avevano avuto il tempo. Non lo sapevano, ma avrebbero avuto tempo per rifarsi, e la gloria, da queste tristi premesse, sarebbe giunta prima di quanto chiunque potesse pensare. Nella stagione seguente staccarono il biglietto per la Premier. Poi, dopo un solo anno di ambientamento, l’impossibile fu reso possibile (CLICCA QUI). Nuovi giocatori, nuovo condottiero: sappiamo tutti come è andata.

 

 

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