William Gallas è stato un professionista vero, un leader silenzioso, un protagonista di episodi storici e controversi.
Pensare che nel prestigioso centro tecnico federale di Clairefontaine, il giovanissimo Gallas iniziò come centravanti per poi arretrare verso la linea difensiva.
Il destino indicò la via dell’Inghilterra, con il primo gol da professionista segnato nel 1999 al Manchester United campione d’Europa in carica: in quell’Olympique Marsiglia c’era Pirès, amico e rivale, poi il passaggio al Chelsea dove gli insegnamenti del maestro Desailly contribuirono alla costruzione del muro Gallas-Terry, che fece le fortune del Chelsea di Mourinho.
Lo stesso William ha più volte dichiarato che i suoi anni migliori sono stati a Stamford Bridge, vissuti dal transalpino prima e dopo l’avvento di Roman Abramovich.
E con i Blues il palmares si impreziosì notevolmente con il back-to-back dei titoli 2005 e 2006.
Centrale difensivo, terzino destro, terzino sinistro ed in emergenza pure mediano: Gallas è sempre stato un difensore dal sicuro rendimento e con il vizio del gol (25 in 12 anni di Premier League).
Ben poco amante delle interviste, si tenne lontano dai microfoni anche dopo alcuni episodi che lo videro protagonista: fu lui a spazzare sulla linea il contestato gol assegnato a Luis Garcia sotto la Kop durante la semifinale di Champions League del 2005, non polemizzò a livello mediatico con la dirigenza del Chelsea quando, di ritorno dalle vacanze estive dopo la Coppa del Mondo 2006, scoprì su internet che la sua maglia numero 13 era stata assegnata a Ballack.
Senza neanche traslocare dalla sua casa di Wimbledon, andò all’Arsenal dove con personalità scelse la numero 10 che fu di Bergkamp e si conquistò, con una rapidità eccezionale, la fiducia dei tifosi Gunners, ancora scottati dal percorso inverso compiuto da Ashley Cole.
Con Wenger il rapporto fu duro ma corretto anche quando l’istrionico manager francese, dopo la disastrosa trasferta di Birmingham del 2008 (partita ricordata per l’atroce infortunio di Eduardo azzoppato da Taylor), gli tolse la fascia di capitano dopo una crisi di nervi al fischio finale, in cui Gallas perse la testa dopo un violento alterco con i tifosi avversari.
Tra i momenti topici della carriera di William impossibile non ricordare che fu lui, nel 2009, a segnare il gol propiziato dal fallo di mano dell’amico (e perfetto coetaneo, entrambi nati il 17 agosto 1977) Henry in Francia-Irlanda.
Quella rete, col senno del poi, non portò bene ai transalpini che in Sudafrica giocarono una Coppa del Mondo pessima e segnata dalla rivolta dello spogliatoio contro il c.t. Domenech, reo di aver mandato a casa Anelka dopo un diverbio enfatizzato da L’Equipe (episodio ben descritto nel docu-film su Netflix sul centravanti parigino).
Gallas fu protagonista di due North London Derby indimenticabili, entrambi disputati nel nuovissimo Emirates.
A segno per i Gunners nel rocambolesco 4-4 del 2008, capitano degli Spurs nella rimonta da 2-0 a 2-3 del novembre 2010.
Stimato da tutti, allenato da grandissimi manager, per oltre otto anni titolare nella Francia e sempre lontano dai riflettori dei mass-media: merci, Monsieur Gallas.
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