Esattamente, avete letto bene. Il nome scelto inizialmente fu proprio “Fosse”, l’equivalente in gergo anglosassone di canale o fossato, a sua volta tratto dal latino “fossa”. Una scelta quantomai appropriata, dal momento che la neonata creatura riuscì a noleggiare un terreno privato sulla Fosse Road South, una strada d’epoca romana nata per congiungere Exeter a Lincoln. Fu un soggiorno brevissimo, anzi, l’inizio di un pellegrinaggio continuo da un impianto all’altro. Già, perché nessuno voleva dare una casa ai Fossils (il loro primo nickname, mutuato direttamente dal nome della compagine). Dopo pochi mesi dovettero trasferirsi all’interno dell’ippodromo cittadino, meglio noto come Victoria Park, a dire il vero poco adatto a quelle tipologie di manifestazione sportive. Infatti dal 1887 si avvertì la necessità di monetizzare le esibizioni della squadra, motivo per cui si rese nuovamente necessaria una trasmigrazione verso una struttura che meglio permettesse di controllare l’afflusso dei tifosi: la scelta ricadde su Belgrave Ground, sito a nord della città. Piccolo inconveniente: al campo non c’erano gli spogliatoi, ecco quindi che i giocatori per cambiarsi utilizzavano le stanze del White Hart Hotel, a meno di un miglio di distanza! Qualche anno dopo, fu a causa di motivi economici che la compagine dovette fare i bagagli e sloggiare. Infatti, la situazione finanziaria dei Fossils non era abbastanza solida da consentire loro di rilanciare dinanzi all’offerta del Leicester Rugby Club per garantirsi l’utilizzo esclusivo dell’impianto. Altro giro, altra corsa: next stop, Mill Lane. Un luogo idilliaco, ideale affinché il club potesse prosperare: niente di più sbagliato, perché alla fine della stagione 1890-1891 alla proprietà fu intimato di lasciare il terreno di gioco, espropriato per favorire munifici progetti d’edilizia urbana.
Ecco che, in questa curiosa storia, fa ingresso una certa Miss Westland, personaggio chiave nella scelta di una nuova casa per la compagine errante. Un giorno, mentre camminava mano nella mano con un adorato zio, la ragazza notò un appezzamento di terreno che ritenne essere il posto ideale per ospitare i Fossils. Chissà che fine avrebbe fatto oggi il Leicester City, se quella fredda mattina non avesse deciso di portare fuori lo zio a passeggio? La proposta della giovane signorina venne immediatamente presa in considerazione e la gente del posto iniziò a lavorare alacremente per recintare la zona e sviluppare il nuovo sito sportivo. Già dal tardo Ottobre 1891 il Leicester Fosse FC si insediò a Walnut Street, in quello che sarebbe diventato noto come “Filbert Street”, la casa del Leicester City sino al 2002. Qui, nel 1920, si decise inoltre di abbandonare per sempre il suffisso “Fosse”, e sostituirlo con “City”, di maggiore appeal.
Non sappiamo se Miss Westland recitò o meno un ruolo fondamentale anche nella scelta dei colori sociali. Certo è che il blu da sempre ha recitato un ruolo di prim’ordine nell’outfit, senza che però ci fosse un modello regolare. All’alba dei tempi le Foxes (ci arriveremo a chiamarle così) indossavano una maglia total black con una fascia blu. La successiva versione fu particolarmente spinta e di dubbio gusto, se così si può definire una maglia metà blu e metà color cioccolato. L’avvicinamento del XX secolo recò la novità delle maglie bianche e dei pantaloncini blu, presto rinnegati in nome della famosissima ed attuale “royal blue version”, destinata a fissarsi nella tradizione del club, salvo una mal riuscita variazione nei primi anni ’70, quando fu sperimentato un kit interamente bianco, ben presto scartato.
Dietro al soprannome “Foxes”, si cela (neanche troppo) una grande tradizione venatoria. In particolar modo, la secolare caccia alla volpe che si tiene nel Leicestershire non ispirò soltanto il nickname che tutti oggi conosciamo, ma anche la scelta dello stemma del club. Infatti, il mammifero dal pelo fulvo appare sulle maglie del City a partire dalla stagione 1948-1949. Due fruste furono aggiunte allo scudo nei decenni a seguire, mentre i primi anni ’80 furono quelli dell’introduzione dell’icona della volpe racchiusa un cerchio. L’attuale logo fu adottato nel 1991, in corrispondenza del lancio di una nuova corporate identity, con ultima modifica datata 2010. Esso incorpora la testa di una volpe avvolta da un cimiero cinquefoglie. Questo ornamento militare, emblema della “Leicester arms”, venne usato a lungo quale insegna personale del primo Conte di Leicester, Robert de Bellomonte. La testa della volpe dorata, nell’attuale logo, si riallaccia al vecchio stemma dei “Leicester Fosses”, adottato prima della Grande Guerra.
Questo breve e curioso racconto non può giungere a conclusione senza un cenno al mitologico “Post Horn Gallop”. Infatti, per decadi le Foxes sono scese in campo sulle emotive note di questa traccia. L’inno, ora inciso dalla Band oh the Royal Marines, l’ala musicale della Royal Navy, in origine veniva utilizzato per annunciare l’arrivo delle carrozze della posta, ma anche per mettere in guardia i passanti del veloce avvicinarsi dei veicoli galoppanti. La melodia venne suonata per la prima volta a Filibert Street negli anni ’30: immaginate l’atmosfera, la folla oceanica, poi, un uomo vestito in un cappotto dai ricami blu e bianchi, con in testa un elegante cilindro, esibirsi nel cerchio di centrocampo in un assolo di tromba. Qualche anno addietro qualcuno osò suggerire che le Foxes avrebbero dovuto rimpiazzare il sound della tromba solidaria con qualcosa di più rumoroso, senza però aver fatto i conti con l’immediata rivolta della maggioranza dei fedeli di Filibert Street. Ecco dunque che, ancora oggi, a fianco delle note di “When Your Smiling” (l’inno ufficiale del club) il Leicester preserva la più antica e tradizionale melodia ad accompagnarlo in campo. Non più a Filibert Street, ma nel nuovo e imponente Walkers Stadium, a pochi passi dal vecchio campo di battaglia.
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