Dato che è bravo, qualcuno più a nord si accorge immediatamente di lui. Sono gli osservatori dell’Anderlecht, come al solito molto attenti ad ogni prospetto proveniente dal continente nero. Solo che, piccolo problema, Babayaro ha appena 15 anni ed è praticamente un bambino. Un bambino, però, con una grande personalità. È il 1994 e, nonostante l’età, mister Boskamp (si, proprio il futuro coach dello Stoke City) ritiene che il giovanissimo nigeriano possa rivelarsi un valore aggiunto per la sua squadra. Lo getta subito nella mischia ed è una giusta intuizione, perché Celestine dimostra un carisma raro e una personalità straripante.
176 centimetri di muscoli, un brevilineo scattante e potente. Su quella fascia Babayaro si batte, corre, lotta ed esplode. Si guadagna la fiducia dell’ambiente e, addirittura, il 23 Novembre 1994 fa il suo debutto in Champions League. Allo Stadionul Ghencea di Bucarest va in scena Steaua-Anderlecht e, alla fine, il risultato sarà di 1 a 1. Babayaro, a soli 16 anni e 86 giorni, diventa il più giovane esordiente in Coppa dei Campioni. Record ancora imbattuto, il suo. Forte ma, ovviamente, ancora acerbo…e infatti, proprio al debutto europeo, Celestine rimedia subito un cartellino rosso. “Vai sotto la doccia e tieni a posto i nervi, ragazzino”. Lui, però, non si scompone e continua a fare il suo dovere: galoppare su e giù per quella maledetta fascia sinistra.
All’Anderlecht rimane per tre stagioni, poi la chiamata che conta dal Chelsea di Gullit, Vialli e Zola. Nell’estate del ’97, a soli 19 anni, Celestine passa al club inglese per circa 2 milioni di sterline. Una cifra spropositata per un ragazzino di quell’età. Ma lui, già abituato a stare in mezzo ai grandi, non fa una piega. Appena arrivato, nell’Ottobre di quell’anno viene subito spedito in campo contro lo Slovan Bratislava in Coppa delle Coppe. Un’edizione magica, quella, per i Blues. Il Chelsea elimina infatti lo spumeggiante Vicenza di Francesco Guidolin in semifinale e, in finale, alza la coppa in faccia ai tedeschi dello Stoccarda. Babayaro non c’è a causa di un grave infortunio rimediato a Dicembre, ma quel trofeo è anche suo. A Londra rimane 8 stagioni facendo quello che sa fare meglio, correre e mettere la sua potenza al servizio dei compagni. Così, si toglie varie soddisfazioni e porta a casa una Supercoppa Europea ed una FA Cup. Oltre a questo, dalle parti di Stamford Bridge sono rimaste celebri – e i tifosi dei Blues le ricordano ancora con affetto – le sue stravaganti esultanze.
Ottimo, tutto sommato, anche il bilancio in nazionale. Eh si, perché quelle sono le Super Eagles che con il bel gioco incantano il mondo per l’intero decennio. Insieme a Taribo West, Kanu, Babangida e soprattutto a Jay Jay Okocha, Celestine porta a casa l’oro olimpico ad Atlanta ’96. Discreti pure i risultati ai mondiali di Francia ’98, dove Babayaro e compagni fanno vedere un buon calcio prima di essere eliminati agli ottavi dalla Danimarca di Laudrup, Helveg e Jorgensen.
Ma, come spesso succede a chi sboccia troppo presto, Celestine troppo presto appassisce. Benché ancora giovane, passano gli anni e lui sembra spegnersi lentamente. Complice di tale declino, forse, è anche una terribile vicenda che lo vede suo malgrado protagonista. L’accusa, particolarmente infamante, è quella di aver stuprato insieme ad altri due ragazzi una giovanissima donna. Nonostante alla fine del processo venga assolto da ogni addebito, Babayaro diventa grande di colpo. E infatti, perde brillantezza e quella potenza che lo aveva sempre caratterizzato. Si avvicendano i presidenti e arriva il supermagnate russo Roman Abramovich. Babayaro c’è, ma non è più lui. Nel Gennaio 2005 passa al Newcastle. Qui, ritrovati gli stimoli, fa ancora vedere qualche progressione delle sue prima di svernare definitivamente in USA, ai Galaxy di Los Angeles.