La sua storia comincia a Napoli, a metà degli anni ’80. Lui è uno scugnizzo di razza, e di ruolo fa l’attaccante esterno. Ottima capacità di inserimento, buon fiuto del gol, intuizione e velocità di esecuzione. A sedici anni bazzica già nel giro della prima squadra, perché è rapido e sa far male. Ottavio Bianchi crede talmente tanto in lui che lo fa debuttare a Salerno, nel derby di fuoco tra Salernitana e Napoli. Sono gli anni ’80, appunto, e quella più che una partita è una vera e propria guerra civile. Ci vogliono le palle, e la scelta ricade su Baiano proprio per questo motivo: non è uno che si lascia intimidire.
Ma per un giovane attaccante, in quel Napoli incredibile, è davvero difficile trovare spazio. Davanti c’è il più grande di tutti i tempi, Diego Armando Maradona, e ci sono anche Bruno Giordano, Andrea Carnevale e Careca. Non proprio gli ultimi arrivati, insomma. Nonostante l’ingombrante presenza di questi mostri sacri, con la maglia azzurra Baiano riesce perfino a scendere in campo al Santiago Bernabéu, in Coppa dei Campioni. Ha 17 anni, e sembra un predestinato.
Ma la realtà è dura, lo spazio è poco e lui scalpita per giocare. La scelta è difficile. Da un lato c’è la volontà di rimanere a casa, nella squadra del cuore. Dall’altro c’è la voglia di provarci, di cambiare aria per trovare una sua dimensione e dimostrare le proprie qualità. Alla fine, suo malgrado, fa le valigie. Due parentesi ad Empoli, poi Parma e Avellino, sempre in prestito.
Dopo queste esperienze è pronto per tornare a casa. Il Napoli campione d’Italia ha appena ceduto Andrea Carnevale e cerca disperatamente un attaccante per sostituirlo: sembra un abito fatto su misura per lui. Sembra, appunto, perché alla fine il presidente Ferlaino gli preferisce Andrea Silenzi. È rottura: Baiano passa al Foggia, in serie B, e proprio lì si consacra tra i grandi.
In Puglia trova Zdeněk Zeman e il suo calcio votato all’attacco. Rambaudi-Signori-Baiano è il trio delle meraviglie che a suon di gol garantisce ai rossoneri una meritata promozione in serie A. Rimane ancora un anno alla corte del boemo, e si guadagna la chiamata della Fiorentina di Vittorio Cecchi-Gori. La squadra ha sogni di gloria, e in mezzo al campo può contare su due incredibili talenti come Brian Laudrup e Stefan Effenberg. Coppia d’attacco: Batistuta-Baiano. Serve aggiungere altro?
Quella Fiorentina parte benissimo e staziona stabilmente nella parte alta della classifica per tutto il girone d’andata. Poi, complice anche l’inspiegabile cambio del tecnico voluto da Cecchi-Gori, c’è un harakiri. Filotto di sconfitte e retrocessione in serie B. Nonostante tutto, Baiano decide di rimanere a Firenze, così come Batistuta. I due, ovviamente, riportano subito la Viola in A. Baiano resta nel capoluogo toscano per cinque stagioni. Insieme al Re Leone argentino, al genio portoghese Rui Costa e a Lulù Oliveira vince una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana, scrivendo uno dei capitoli più belli della storia della Fiorentina.
Poi, in cerca di nuove avventure, all’alba dei trent’anni accetta la corte di chi scommette ancora forte su di lui: il Derby County. È il 1 Agosto del 1997 e, per la modesta cifra di 650.000 sterline, Baiano atterra in terra d’Albione. Ad attenderlo trova un’altra vecchia conoscenza della nostra serie A, Stefano Eranio, approdato ai Rams a Maggio. A Derby sognano, la città è in festa. La squadra è forte e Baiano, con il numero 27 sulle spalle, è proprio il partner perfetto da affiancare alla stella della squadra: il costaricano Paulo Wanchope.
A dire il vero i Rams non partono bene, ma si riprendono subito. Dopo due sconfitte nelle prime giornate, gli italiani Baiano e Eranio prendono per mano il gruppo e danno vita ad una cavalcata trionfale che si conclude al 9° posto, ad appena due punti dalla zona UEFA. In mezzo, anche l’orgoglio di aver inchiodato sul 2 a 2 la corazzata di Sir Alex Ferguson. Per Baiano, alla fine della stagione, undici gol in Premier e uno in FA Cup. Niente male come approccio al calcio inglese.
L’anno seguente, 1998-1999, la squadra fa ancora meglio e si piazza all’8° posto. Baiano, invece, trova meno spazio e fa fatica. Là davanti è chiuso da Wanchope, Sturridge e dalla nuova stellina giamaicana Deon Burton. L’attaccante napoletano, comunque, riesce a segnare sei gol e a dare il suo fondamentale contributo alla causa. Alla fine dell’anno, nonostante l’incredibile affetto che i tifosi inglesi gli manifestano, lascia Derby per approdare alla Ternana di un giovanissimo Fabrizio Miccoli.
Durante la sua esperienza inglese colleziona 16 gol in 50 presenze: tanto basta per farlo entrare di diritto nel cuore dei tifosi dei Rams.