Nel dubbio Clint Dempsey ha lasciato il segno, a suon di gol, nella storia del Fulham e del calcio americano, non solo a livello statistico.
A Craven Cottage è arrivato nel gennaio 2007, in punta di piedi, raggiungendo i connazionali Brian McBride (“rosso per De Rossi”, cit.) e Carlos Bocanegra, ed è andato via con il record di cinquanta gol in Premier League con la maglia bianca, non prima di aver regalato diverse giocate meravigliose.
Dempsey ha raggiunto il punto più alto segnando con uno straordinario pallonetto alla Juventus in Europa League, nel 4-1 casalingo dei Cottagers contro i bianconeri, “the biggest night of ever!” come mi disse un tifoso durante un prepartita contro il WBA, in una gelida serata di gennaio del 2012.
Quella sera chi scrive ebbe il piacere, più che la fortuna, di vedere giocare e segnare l’americano.
Hai voglia di usare app, heatmap, farcire taccuini e files con moduli e schemi.
Clint quella sera rivestì due, se non tre ruoli in maniera naturale, muovendosi con una grazia a tratti incompatibile con il suo elevato tasso tecnico, segnando da due passi su assist di Bryan Ruiz.
I difensori dei baggies, allenati dall’ex Roy Hodgson (doverosamente ricoperto di applausi dal pubblico del Cottage all’ingresso in campo) faticarono oltremodo a contenere l’americano, che concluse il campionato, non per caso, ai ridosso del podio nella classifica marcatori.
E che gol, peraltro, anche per una dote sempre più introvabile: essere ambidestro, con il lasciapassare per ingannare con scientifica regolarità il Forster di turno che gli si parava davanti.
Il calcio di Dempsey, ricco di fantasia quanto di cattiveria agonistica tradotta in finalizzazione, è stato figlio del riscatto sociale, delle emozioni e della determinazione.
Riscatto, essendo nato in Texas da una famiglia non proprio agiata, cresciuto in un trailer park, ovvero un parcheggio perenne per caravan, in uno Stato a dir poco devoto al football.
A lui però interessava il soccer, esibendo una passione divenuta amore il giorno che andò, con il fratello Ryan, al campus dei Dallas Texans, per iniziare un lungo percorso che lo porterà al professionismo, a diventare una bandiera della nazionale USA, ed uomo copertina del videogioco FIFA 2015.
Emozioni, con l’improvvisa morte della sorella Jennifer, promessa del tennis a stelle e strisce, scomparsa a sedici anni a causa di un aneurisma cerebrale.
Da quel tragico evento l’esultanza di Clint con le dita rivolte al cielo, gesto divenuto un mantra per i tifosi del Fulham, che in uno stadio unico al mondo per architettura, particolari e location, dopo anni ed anni di fatiche, si sono goduti non solo la Premier, ma anche l’Europa ad alti livelli, anche se solo per un’indimenticabile stagione.
Determinazione ovvero un miglioramento costante, con il rendimento aumentato anno per anno.
Oltre ad essere ambidestro, i suoi inserimenti alle spalle della difesa erano diventati letali, senza neanche disdegnare delle prodezze su calcio su punizione.
Da oggetto misterioso ad equivoco tattico, da leader carismatico a bomber, facendo la tara con un legamento crociato rotto che lo ha tenuto lontano dal campo dal gennaio 2010 al marzo 2011, giusto in tempo per segnare quel pallonetto da fuori area contro la Vecchia Signora.
Dempsey ha anche dimostrato lampi di classe nella sua parentesi al Tottenham, con i suoi tocchi felpati e la sua anomala maglia numero due là davanti, dimostrando a tutti di essere un calciatore di alto livello.
Per assurdo l’americano viene ricordato più in Inghilterra che nella sua patria, forse per punizione essendo stato lui, e non il fenomeno (solo mediatico) Freddy Adu, il testimonial del soccer del nuovo millennio.
Nonostante condivida con Landon Donovan il primato di gol in nazionale, di cui quattro in tre diverse edizioni della Coppa del Mondo, i mass media non hanno mai abbondato in spazio ed eco mediatica, anche quando dovette fermarsi alcuni mesi per un problema cardiaco quando vestiva la maglia dei Seattle Sounders.
Misurare, però, la carriera e le gesta di Clint solo in titoli e copertine sarebbe davvero un errore grossolano, che neanche il più sbadato dei tifosi si può permettere.