Capitolo I
Per arrivare ad Old Trafford Martin Money deve soltanto fare qualche passo e girare un angolo. È quello che ogni volta fa per assistere alle partite del Manchester United, che siano partite di coppa o di campionato. L’ha fatto qualche mese fa, quando uscendo dalla tribuna centrale ha avvertito un senso di sconforto tale da disorientarlo e farlo barcollare tra un gruppo di maglie rosse. Money pensava che forse quello era troppo, forse quel piazzamento era grande quanto l’umiliazione di non poter prendere parte alle Coppe europee come facevano tutte le altre squadre del continente. Era strano essere arrivati undicesimi per la seconda volta in tre anni, anche perché l’anno prima quella squadra si era piazzata soltanto dietro il Liverpool. Che umiliazione anche quella. Non poteva più sentir parlare dei Reds. Reds che vincevano, Reds che alzavano le coppe, Reds che facevano le finali, Reds che portavano a casa i derby, Reds di qua e Reds di là. E i Red Devils a guardare sempre verso l’alto. Ne aveva veramente abbastanza Martin Money, voleva che lui se ne andasse seduta stante.
“Vai via! Vattene! Non sei Matt Busby! E non ti basta la nazionalità scozzese o il fatto di credere d’essere un allenatore per assomigliargli. Ne abbiamo abbastanza di te! Ne abbiamo abbastanza di sentire quelle storie di quando eri all’Aberdeen e di come hai messo sotto Celtic e Rangers. Questa è la First Division amico, questo è un altro universo, una cosa diversa dal campionatino in cui partecipavi qualche anno fa. Questo è il campionato più bello del mondo, dove giocano i campioni, i fuoriclasse, dove hanno allenato e allenano ancora i grandi allenatori. Tu non sei un grande allenatore, sei solo uno sbruffone montato. Ci stai portando al fallimento maledetto”. Erano queste più o meno le parole che passavano nella testa di quel ragazzo mentre scendeva alcuni scalini e con lo sguardo scuro guardava verso il viale di casa sua, che era così nero e uggioso da ricordargli l’andamento attuale della sua squadra. Il Manchester United aveva vinto, era vero, ma contro un già retrocesso Newcastle e per di più nel secondo tempo.
Non avrebbe fatto più nulla per quel giorno Martin Money. Si sarebbe solo chiuso nella sua stanza a riflettere sul fatto di chi potesse essere il prossimo allenatore. Perché per lui, e per molti uomini e donne di Manchester, quella era l’ultima partita di Alex Ferguson con la giacca del Manchester United addosso. Sarebbe tornato in Scozia sicuramente, oppure l’avrebbe ingaggiato una squadra di Second Division, forse proprio il Newcastle per tornare in First Division (scelta sbagliatissima, non ce l’avrebbero fatta), oppure avrebbe ricevuto la chiamata dell’Aberdeen oppure avrebbe semplicemente capito di dover cambiare mestiere. Martin Money era di questo parere, ma si sarebbe sbagliato.
Niente cena, niente film, niente discussione sulla partita con suo fratellino Johnny, niente tentato approccio con la bella Alice Sudler, la ragazza per cui avrebbe anche detto “Come on Manchester City” e che chiamava ogni volta rientrato a casa la sera. Lasciava solo che la chiamata proseguisse, aspettando o la pronta e arrabbiata risposta del generale Sudler che era stanco di quelle ripetute telefonate anonime da esser pronto a chiamare la polizia per questo motivo oppure quella della piccola Alice, che aveva rubato il suo cuore dal primo anno di scuola come aveva fatto diversi anni fa un giovane attaccante nordirlandese di Belfast chiamato George Best. Martin staccava ogni volta, non riusciva proprio a dirglielo quello che pensava di lei.
La madre di Martin, che come ogni fine settimana era rientrata a casa quasi verso mezzanotte, vedendo soltanto un piatto sporco e un paio di posate messe sul tavolo si precipitò verso la camera di suo figlio per assicurarsi se fosse lì. Sulla porta lesse una specie di manifesto, un avviso per chi sarebbe passato davanti la stanza del ragazzo o avesse provato a varcare la soglia di quella porta.
“KEEP OUT. THIS MANCHESTER UNITED’S FAN IS ANGRY WITH ALEX FERGUSON, THE FORMER COACH OF MANCHESTER UNITED FROM TOMORROW”. Tradotto: andate via, questo fan del Manchester United è incazzato con Alex Ferguson, l’ex allenatore del Manchester United da domani.
La stanca donna accennò ad un sorriso triste, rassegnato, girando la maniglia della porta con delicatezza. Sul letto trovò suo figlio disteso con la maglia rossa addosso e le scarpe ancora ai piedi. Gliele tolse e poi spense la luce, lasciandolo dormire tranquillo, con la faccia rivolta verso lo stadio.
La mattina dopo Martin si svegliò di soprassalto. Corse subito in bagno per sistemarsi e lavarsi e cambiarsi e poi schizzò in un momento al piano di sotto, dove ad attenderlo c’erano sua madre e il piccolo Johnny per fare colazione. Aveva molta fretta.
“Buongiorno Red Devil”
“Buongiorno, oggi è un giorno importante mamma, lo sai?”
“Davvero? Non lo sapevo”
“Era impossibile che tu lo sapessi. In pochi ancora lo sanno, ma presto tutta Manchester lo saprà. Avrà ciò che si merita quel finto coach”. Nel frattempo il ragazzo aveva cosparso di burro la fetta di pane che aveva riposto sul tavolo. La mangiò velocemente. Era assalito dalla frenesia, e attorno a quel tavolo tutti se ne accorsero. L’elettricità di quel momento e la rapidità con cui voleva sbarazzarsi anche di un bel bicchiere di latte era dovuta da un semplice fatto. Se si fosse sbrigato prima avrebbe avuto il tempo necessario per andare all’edicola del vecchio Joe e comprare il Sun, il giornale a cui era affezionato, su cui già immaginava il titolo della condanna di Ferguson. Chiese le due sterline quotidiane alla madre, prese il suo zaino e sgattaiolò via verso il negozio.
“Ciao ragazzo! Bella partita ieri con i Magpies, non trovi?”
“Ciao Joe, non sono d’accordo con te, quelli erano già retrocessi”.
“Ma è comunque una vittoria figliolo. Dai, comprendo che quella posizione finale in classifica possa farti male. Ma andrà meglio la prossima stagione, ne sono sicuro. La società sa cosa fare, i giocatori pure.”
Non lo lasciò proseguire: “Ma il coach no, purtroppo, caro Joe. Mi dai la mia solita copia per favore? Se non arriverò in tempo a scuola la signora Wale questa volta mi ucciderà”.
L’anziano venditore, che aveva una foto dei ragazzi del ’68 in vetrina, prese una delle tante copie ammassate davanti a lui e la diede al giovane studente. La sua faccia si incupì. Non c’era ciò che sperava di trovare su quella carta stampata e cosparsa d’inchiostro giusto per il semplice gusto di informare la gente.
La tenne così forte che i bordi si sgualcirono e un tizio con un cappello ed un sigaro acceso pensò di ritrovarsi di fronte ad un ragazzino svitato, che prontamente scansò con un’espressione infastidita. La mancanza del titolo per Money era la risposta ad una sola cosa: Alex Ferguson era ancora saldamente seduto sulla panchina del Manchester United. Martin piegò il giornale, si allontanò salutando il vecchio Joe con un gesto della mano e, una volta trovatosi solo qualche minuto dopo, iniziò ad imprecare contro l’allenatore scozzese fin quando arrivò nei pressi della scuola, che era già iniziata da un pezzo quel giorno. Ma il ragazzo non se ne curò più di tanto per quanto era demoralizzato dalla mancanza di quel titolo di giornale.