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Fuck you, I’m Millwall!

L'analisi del "fenomeno" Lions, la storia del club e tanti retroscena nel libro di Federico Farcomeni

4 ' di letturaFederico Farcomeni, giornalista e scrittore classe 1983, si è fatto le ossa nella “sua” Roma collaborando con emittenti radiofoniche, con numerose testate di carta stampata , fino al suo trasferimento a Londra come giornalista free-lance.
Sulle rive del Tamigi, e non solo, è stato corrispondente del quotidiano Tuttosport, ha collaborato con BBC e BT Sport, ampliando ed approfondendo la sua già enorme passione per il football, cercando di scavare in storie, retroscena e personaggi magari rimasti all’ombra della principale eco mediatica.
Dopo un lavoro durato oltre quattro anni, nel 2019 ha pubblicato “F**k you, I’m Millwall“, un libro (il quarto della sua carriera) che è una straordinaria analisi dei Lions, dalle origini all’attualità, dalle grandi delusioni alle vittorie più esaltanti, andando oltre gli stereotipi ed i (tanti) luoghi comuni sulla tifoseria.

Com’è nato il libro?
Il libro nasce dall’interesse per il soggetto, condiviso con l’editore, prendendo il titolo dal celebre urlo di Roy Larner, “the lion of London Bridge”, che la sera del 3 giugno 2017 affrontò a mani nude gli attentatori islamici che seminarono morte e terrore nella capitale.
Dopo quello sulla vittoria della Champions League del Chelsea, cercavamo qualcosa che fosse più adatto al pubblico del “Fan’s Magazine” e il Millwall ci sembrava un argomento pertinente visto che non era ancora stato scritto un libro originale in italiano solo sui Lions. Ne esisteva almeno uno sulla rivalità storica con il West Ham, ma sentivamo che la “letteratura” sportiva italiana difettava di qualcosa di esclusivo sul Millwall che appunto poteva anche non vivere di luce riflessa.
La notorietà c’era già ed era dovuta soprattutto alle bizze dei tifosi: il mio intento personale, vivendo a Londra in quegli anni, era quello analizzare il confine tra realtà e finzione, e dove venissero confermati gli stereotipi e perché.
Il mio primo contatto “cartaceo” con il Millwall era avvenuto ad inizio anni ’90 tramite il libro “Vita da Ultrà” di Fabio Bruno, Conti Editore (lo stesso del Guerin Sportivo di allora). Pur essendo un libro dedicato alla Sampdoria, raccontava di aver smaltito il day-after della finale di Wembley contro il Barcellona sulle gradinate del vecchio Den.
Nonostante questo, non coglievo il perché di questa attrazione dell’autore nei confronti del Millwall, soprattutto nel contesto di una finale di Coppa Campioni.
Quando poi nel ’98 conobbi Kelly e la sua famiglia, tutti tifosissimi del Crystal Palace, scattò la scintilla del proibito visto che loro odiavano i Lions, in quel momento come il Gillingham e il Brighton.
Il padre, Terry, non voleva assolutamente prendersi la responsabilità di portare al Den un minorenne come me, e questa cosa mi incuriosiva di brutto.
Anche se Terry oggi non c’è più, sono ancora amico di Kelly e del fratello Chris, ma loro non sanno che io ho scritto questo libro, altrimenti temo che mi toglierebbero il saluto…!

Con quale materiale lo hai scritto (fonti a livello storico, personale, conoscenze)?
Ho letto dieci libri sul tema e dintorni, analizzato più fonti storiche.
La cosa strana era che ogni volta che mi sembrava di averlo finito, in libreria da Waterstone’s, sugli scaffali dell’off-licence vicino casa o sui giornali, trovavo qualche altro documento che mi allungava la ricerca.
Un libro che inizialmente nella sua prima versione contava meno di 100 pagine, alla fine è arrivato a circa 300 dopo la stampa.
Vivere di persona alcuni luoghi mi ha sicuramente aiutato a calarmi di più nell’ambiente. Pur avendo contattato lo storico ufficiale e altre figure che lavoravano per la società, mi sono ben guardato dal promuoverlo come prodotto ufficiale, visto che sapevo benissimo che il club lavora da anni per scrollarsi di dosso alcune etichette, che io alla fine gli stavo riattaccando addosso.

Molti lo conoscono solo per rivalità con West Ham e tifosi violenti, tu come giudichi il fenomeno Millwall nella sua interezza?
Nei miei quasi setti anni di vita a Londra, ho avuto la fortuna e la voglia di visitare ben 57 stadi di calcio (ed escludo quelli di altri sport perché altrimenti saliremmo ad oltre 60) e il Den è l’unico dove mi sono sentito a casa.
Nella mia top three personale ci sono anche Kenilworth Road (Luton) e Old Trafford (Man Utd, anche se tifo per l’Everton…), ma da nessun’altra parte ho avvertito le vibrazioni del Den.
E con questo intendo che è l’unica tifoseria inglese che ho visto andare allo stadio con la piena consapevolezza di voler incidere sul risultato finale, soprattutto nelle partite in casa. In più c’è una cosa che rende la tifoseria del Millwall molto vicina a quelle latine: per la sua estrazione sociale, tende a portare i problemi della settimana allo stadio; una cosa che normalmente il tifoso inglese non fa, motivo per cui il fenomeno Millwall viene costantemente demonizzato dalla stampa e dall’opinione pubblica.
Il connubio che esiste tra società, squadra, tifosi e territorio l’ho visto poche altre volte in vita mia e questo secondo me è l’aspetto più bello e coriaceo di questo club.

In tanti parlano dell’atmosfera particolare, se non speciale, del Den: è davvero così?
Secondo molti le notti di Anfield sono un qualcosa di unico…solo perché non sono mai stati al Den una sera di maggio quando si giocano i playoff!
Con i grattacieli di Canary Wharf e il sole che tramonta, lo stadio diventa un’unica curva.
Ho visto gente fumare nei bagni (trasgressivo in Inghilterra), vicini di posto prendersi a pugni e bicchieri di birra volare in cielo.
Ho visto le invasioni di campo contro Bradford e Leicester, ho assistito al “bagno d’odio” contro il Leeds.
C’è tantissimo veleno, ma anche un mare travolgente di passione.
E sì che quando venne costruito, il primo stadio post Rapporto Taylor (tirato su nel 1993 con tutte le nuovissime misure di sicurezza del caso derivanti dalla tragedia di Hillsborough), l’intento sarebbe stato quello di controllare meglio i tifosi ed edulcorare così l’atmosfera. Non oso immaginare cosa potesse essere il vecchio Den…

il vecchio Den prima della ristrutturazione di inizio anni ’90
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Alberto Emmolo
Alberto Emmolohttp://www.urbone.eu
Classe 1984, travolto da una grande passione per il football fin da bambino, appena possibile vola a Londra per "respirare" calcio, atmosfere e sensazioni. Nel maggio 2019 ha pubblicato il suo primo libro "Hat-trick - i grandi attaccanti della Premier League" (ed. Urbone Publishing)

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