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giovedì 21 Novembre 2024
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I cugini maledetti dell’Aston Villa: quell’anatema gitano sul Birmingham City

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Birmingham, età vittoriana. “The second city”, grazie alla prepotente ascesa durante la rivoluzione industriale. Qui sorgono le principali fabbriche metalmeccaniche del Regno Unito. Qui abita la nostra storia. Tra le infinite vie di mattoncini rossi, premute sotto un cielo metallico, vivono a stretto contatto le due squadre di football cittadine: Aston Villa e Birmingham City. Lasciamo in un angolo i luccicanti Villains e concentriamoci sui cugini malandati, i Blues.

C’è un motivo in forza del quale in oltre 130 anni di storia il club annovera in bacheca soltanto due coppe di Lega inglesi? Forse sì, ma ha a che fare con la superstizione. O meglio, con una maledizione. Come molte città inglesi sul finire dell’Ottocento, Birmingham era un posto profondamente multietnico, con una forte prevalenza di gitani, specie dalle parti di St. Andrews.

Ed è proprio qui che il Birmingham decide di costruire il suo nuovo stadio: un maestoso impianto da 75mila posti (in piedi ed a sedere) destinato a sostituire quell’insoddisfacente campetto di periferia che era diventato il Muntz Street, la casa dei Blues fino a quel momento. Il progetto è ambizioso ed innesca forti malumori perché, per realizzarlo, serve fare una cosa: sfrattare la comunità Gipsy che risiede da anni in quella zona.

Con la forza dell’ordine pubblico lo stadio si fa ed il varo avviene nel 1906. Ma la leggenda narra che una donna gitana, in lacrime per aver visto tutta la sua famiglia gettata in strada, lanciò una potente maledizione sul club, condannandolo ad un’esistenza sfortunata: vero oppure no, nel corso degli anni a Birmingham la vicenda è stata tenuta in stretta considerazione e ogni episodio infausto è stato collegato all’anatema.

 

Il St. Andrews oggi

 

Ad esempio, per costruire le fondamenta delle due curve, si esortò la cittadinanza a formare una base portando i propri rifiuti, pagando una quota: ma quando – a metà anni Novanta – il Birmingham City decise di ristrutturare l’impianto, fu necessario bonificare l’intera area spendendo oltre 250mila sterline. Non solo. La gara inaugurale, molto attesa, venne rinviata di un paio di ore a causa di una fitta nevicata. E, quando durante la seconda guerra Mondiale lo stadio venne bombardato, i vigili provarono a spegnere l’incendio con l’acqua, ma nei secchi trovarono kerosene, con il risultato che una tribuna venne divorata dalle fiamme e fu necessario trasferirsi nell’odiato Villa Park per qualche tempo.

La quasi completa mancanza di successi sportivi in un arco di tempo così grande ha indotto i più superstiziosi a rinfocolare la storia della maledizione. Alcuni, nel goffo tentativo di smorzarla, l’hanno alimentata. Come Ron Saunders, l’ipercattolico manager che fece attaccare dei crocifissi ai piloni dei fari ed obbligò i suoi calciatori a dipingere gli scarpini di rosso. Oppure come il più modesto Barry Fry, che si limitò ad urinare ai quattro angoli del campo allo scoccare della mezzanotte, prima di un match che sarebbe stato perso 0-4 contro il Wolverhampton, il giorno dopo.

Non sappiamo se la leggenda della maledizione abbia un fondo di verità, ma quello che è certo è che, al Birmingham City, servirebbe davvero una sana iniezione di fortuna.

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Paolo Lazzari
Paolo Lazzari
Giornalista

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