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I fratelli Robledo, gentiluomini cileni con accento dello Yorkshire

9 ' di letturaIl 3 maggio 1952 è una triste giornata per John, dodicenne “figlio adottato” della middle class di Liverpool. Il ragazzino vorrebbe vedere la finale di FA Cup tra Newcastle United e Arsenal alla TV, ma la FA ha bandito le telecamere della BBC dal campo. Quando viene annunciato alla radio che il secondo tempo verrà finalmente raccontato in diretta, tutti gli apparecchi di Menlove Avenue entrano in sintonia nel gracchiare l’andamento della partita. John si siede a tavolino, nella casa degli zii al numero 251, e ascolta con i pastelli in mano. All’84’ arriva finalmente il gol di George Robledo che sblocca la partita per i Magpies, e il ragazzo disegna su un foglio quello che immagina possa esser successo in quella azione..

Ventidue anni dopo John si trova a New York. Nel frattempo è diventato un artista di più che discreto successo, ma ha mollato la sua vecchia band di Liverpool ormai nel 1970, si è trasferito negli Stati Uniti e ha rotto anche con la seconda moglie. Inizia a giugno a registrare un nuovo album, uno dei suoi lavori più completi musicalmente parlando. Si sente libero dalle influenze dei suoi vecchi compagni di musica, della moglie, ma allo stesso tempo la solitudine e la tristezza minacciano troppo spesso di colpirlo. Nel testo di una canzone, scrive una frase che si rivelerà sinistramente esatta pochi anni dopo. “Hatred and jealousy gonna be the death of me”; odio e gelosia saranno la mia morte.

Al momento di scegliere il nome dell’album, John pensa al momento particolare che sta vivendo. Pensa a tutti gli ostacoli che ha trovato nel corso della sua particolarissima esistenza, e a tutte quelle evenienze che l’hanno aiutato ad andare avanti. Il poliedrico artista sceglie di andare indietro nel tempo a prendere i suoi vecchi disegni da bambino per creare la copertina. Alla fine ne sceglie tre. Il primo, proprio quello schizzo del gol del Newcastle United del giugno 1952. La proposta è accettata dalla EMI. Il 4 ottobre 1974 esce “Walls and Bridges”, nono album da solista di John Lennon.

Il cantante non parlerà mai dei calciatori raffigurati nella copertina di “Walls and Bridges”. E a nessuno nascerà mai la curiosità di sapere le identità, se esistenti, dei giocatori. Ma nel 2009 un giovane scrittore cileno appassionato di musica sta facendo ricerche per un pezzo su due giocatori cileni che hanno giocato nel Newcastle negli anni ‘50. Prende in mano una foto del gol di George Robledo e ha una illuminazione: “Ho già visto questa immagine”. Dopo ore di insonnia passate a guardare ogni cover presente in casa trova la copia di “Walls and Bridges” e confronta le due immagini. Parlano della stessa storia. La storia di due cileni con l’accento dello Yorkshire.

La partenza da Iquique e il ritorno in Inghilterra

Elsie Oliver ha solo 18 anni quando decide di trovare lavoro fuori dal South Yorkshire dopo la Prima Guerra Mondiale. Arriva a Buenos Aires per fare da tutor e governante per il figlio di un manager inglese di una compagnia mineraria. La famiglia trasloca a Iquique, nel nord del Cile, e si porta dietro anche Elsie che dopo poco conosce il ragioniere locale Aristides Robledo.

L’unione sembra felice, e nel 1926 nasce il primo figlio. Il padre lo chiama Jorge, la mamma George. Come sempre, vincerà la determinazione femminile e viene battezzato come George Robledo Oliver. Due anni dopo arriva il secondo figlio, Edward detto Ted. Ma nel 1932, solo sei settimane dopo aver dato alla luce il terzo figlio Walter, la famiglia decide di trasferirsi in Inghilterra. La crisi economica che ha colpito veemente il settore minerario e il clima politico molto teso in Cile fanno decidere la ancora giovane Elsie a lasciare il Sud America. Peccato che Aristides non sia molto convinto, e scompare a pochi minuti dalla partenza. Elsie non si volta più indietro e parte per Liverpool, non rivedrà mai più il suo compagno.

La ragazza torna nel South Yorkshire, ma i genitori sono ormai entrambi deceduti. Uno zio però possiede un negozio e lo dà in gestione alla nipote. Elsie trova per fortuna l’aiuto della famiglia nel gestire i tre bambini. George e Ted crescono molto vicini, e hanno la fortuna di forgiarsi e completarsi a vicenda. Dove il figlio maggiore ha un carattere gentile ma molto deciso e estroverso, il piccolo è “easy going” ma di fondo molto introverso. Ted guarda al fratello come una figura di riferimento, e viene conosciuto anche successivamente dagli amici come una figura leale al limite dell’attaccamento eccessivo.

Elsie riesce a spedire George a studiare a Brampton. Il ragazzo non ha molto interesse a stare sui libri, tanto che mollerà la scuola per lavorare in una miniera di carbone. Ma lui e Ted sono appassionati di football. Giocano costantemente, insieme come sempre, e George riesce anche a entrare da amatore nelle file dell’Huddersfield. Finita la Seconda Guerra Mondiale, il Barnsley si accorge di Robledo e gli propone un contratto da professionista in Second Division.

L’ormai ventenne cileno, con però una stretta parlata locale, è diventato un giovane uomo di 1 metro e 80. Nella nuova squadra ci si accorge presto che George è tecnicamente dotato anche se non dal talento abbacinante, ed è uno sportivo a tutto tondo. È un’ottima punta con grandi doti sul colpo di testa e un tiro potente. Soprattutto, è un grandissimo lavoratore che suda tutti i giorni sul campo ed è gentilissimo ed educato fuori. Dopo poche settimane, George convince la dirigenza del Barnsley a offrire un contratto anche a Ted. Pochi centimetri più basso del fratello, gioca nella più umile posizione di terzino sinistro anche se delle volte viene alzato all’ala. Meno dotato tecnicamente, è anche lui un gran lavoratore e soprattutto un ottimo uomo squadra.

I fratelli Robledo non trovano uguale spazio a Oakwell. Mentre Ted gioca solo 5 partite, George entra in campo 114 volte in 3 anni segnando 47 reti. Le sue performance valgono la chiamata del Newcastle United nel 1949. Già dal gennaio la squadra più importante della zona cerca di portare il bomber sudamericano al St. James Park. Ma George insiste su una particolare condizione: non si muove dal Barnsley se non lo segue anche Ted. Lui in realtà è abbastanza disinteressato a una carriera di spicco in First Division, ma come sempre alla fine si fa trascinare dal fratello maggiore. I Magpies non possono far altro che accettare, e trovano l’accordo per il trasferimento a 26.500 pounds. Trasportano tutta la famiglia Robledo Oliver a Newcastle, compresi Elsie e Walter.

I gentiluomini cileni di St.James Park

George Robledo inizia subito a giocare titolare nel Newcastle. Il merito è anche dell’ottima intesa che trova con Jackie Millburn, il suo partner d’attacco e idolo dei Magpies. Il cileno è ormai maturato come calciatore, e abbina alle doti fisiche importanti un buon gioco di squadra e grande opportunismo in area di rigore. La spalla perfetta per Millburn, e in città tutti sperano che possa finalmente arrivare un titolo. Ted invece come solito trova poco spazio e non gioca mai, per quanto nessuno si lamenti di lui.

Alla fine della prima stagione in First Division, George viene addirittura chiamato dalla Nazionale cilena in procinto di giocare i Mondiali del ‘50 in Brasile. Robledo non parla una parola di spagnolo ormai, ma si integra decentemente e segna la prima rete nell’unica vittoria per 5-2 della squadra sugli Stati Uniti.

La stagione 1950-1951 si preannuncia importante per il Newcastle. Si nutrono forti speranze per la compagine bianconera, che ha quello che molti commentatori ritengono l’attacco più forte della First Division. George segnerà 14 reti, Millburn 17, ma non basteranno per portare i Magpies oltre il quarto posto in classifica. Altro discorso invece riguarda la FA Cup. Il Newcastle batte in sequenza Bolton, Stoke, Bristol e Wolverhampton e arriva in finale contro il Blackpool. George Robledo diventa il primo giocatore straniero (al di fuori di Gran Bretagna e Irlanda) a giocare una finale della competizione più antica del mondo, 30 anni prima del duo Spurs Ardiles-Villa. E le Magpies non tradiscono le attese vincendo 2-0, col cileno protagonista dell’assist per il primo dei due gol di Millburn.

Ma è l’anno successivo quello di grazia per i fratelli Robledo. Ted finalmente inizia a entrare in campo con regolarità, e delle 37 presenze totali in maglia Magpies la maggior parte sono del 1951-1952. George invece è un rullo compressore e segna 33 reti in campionato, 39 in tutte le competizioni eguagliando il record di Hughie Gallacher. Millburn ne aggiunge 25 e in generale il Newcastle segna ben 98 reti. Purtroppo però la corsa in campionato si rivela fallimentare, nonostante vittorie importanti come il 3-0 inflitto al Tottenham campione uscente, e i bianconeri arrivano solo all’ottavo posto.

Il terreno di caccia preferito allora è di nuovo la FA Cup. Stavolta le vittime sono più illustri: Aston Villa, Tottenham, Swansea e Portsmouth. Arrivano di nuovo in finale, contro l’Arsenal di Joe Mercer che ha chiuso terzo in campionato ed è il chiaro favorito della vigilia. Alla partita di Wembley assiste anche il Primo Ministro Winston Churchill.

Il Newcastle schiera la sua squadra migliore. In attacco Millburn e George Robledo, sulla sinistra Ted Robledo. Per la prima volta, due stranieri giocano la finale di FA Cup. E non sarà l’unico record della partita. Al quindicesimo il terzino dell’Arsenal Walley Barnes si infortunia. I londinesi rimangono in dieci e mettono su una strenua difesa della loro porta, pronti a partire in contropiede. Nel primo tempo i Magpies vanno invece leggeri, tanto che nell’intervallo capitan Harvey scuote la squadra. “Siete dei bambini” dice guardando minacciosamente ogni singolo giocatore “Vi state dispiacendo per il gruppo di Mercer. Sarete ancora più dispiaciuti per voi stessi se non arrivo a vincere quella c***o di coppa”.

La musica è diversa nel secondo tempo. Il Newcastle attacca senza sosta, ma non riesce a sfondare le strette linee avversarie. Al minuto 84 finalmente un varco sulla sinistra predispone il cross di Bobby Mitchell. Al centro dell’area George Robledo prende posizione sulla difesa e stacca. Il colpo di testa è come al solito imprendibile e il Newcastle va in vantaggio. È il primo gol di un giocatore straniero a Wembley, il primo gol in una finale di FA Cup. Un evento storico, che spinge un ragazzino di dodici anni con grande talento artistico a immortalare l’attimo sul foglio.

Le sirene di casa, le tragedie oltremare

Dopo un’altra stagione piena di gol per “Pancho”, come viene chiamato affettuosamente George da Millburn, i fratelli Robledo sono pronti al rientro a casa. Aristides, il padre che non li ha seguiti in Inghilterra, è morto qualche anno prima. George è l’unico ad averlo conosciuto, lo ha incontrato una volta sola prima di una partita casalinga della Nazionale. I fratelli non lo hanno mai più visto dal 1932.

A spuntarla è il Colo-Colo, che viene dalla conquista di 5 campionati di fila, con una offerta superiore allo stipendio pagato dagli inglesi e molti bonus per Elsie e Walter. Ovviamente, la famiglia Robledo si muove tutta insieme. Ma Ted non viene più visto come un orpello sulla figura del fratello, e gioca anche lui regolarmente in Nazionale. I fratelli Robledo rimarranno cinque anni vincendo due campionati, mentre George sarà capocannoniere del torneo in due occasioni.

I due cileni dall’accento dello Yorkshire spaccano il calcio locale. Non tanto per le vittorie, quanto per il modo di pensare il calcio e per l’etica del lavoro. George e Ted letteralmente insegnano un nuovo modo di giocare a pallone. Che parte dal lavoro individuale costante, nonostante lo status di idoli in patria. E che passa per lavoro tattico e tecnico, senza gli inutili ghirigori tipici dei talentuosi sudamericani.

Alla fine del 1957 malumori tra George e la dirigenza fanno sì che entrambi i fratelli lascino la squadra. E qui accade l’impensabile. La coppia si divide. George e Ted si sono entrambi sposati e pensano alle loro nuove famiglie. Il maggiore rimane in Cile, giocando un anno all’O’Higghins prima di ritirarsi, mentre il minore prova a tornare in Inghilterra ma farà solo due apparizioni col Nottingham County. Anche il piccolo Walter finiti gli studi lascia il nido familiare e va negli Stati Uniti, a lavorare per una compagnia mineraria. Elsie si trasferirà dopo poco di nuovo in Inghilterra, tornando nel suo South Yorkshire.

La fine dell’unità geografica della famiglia Robledo segna molto entrambi i fratelli. George rimane nel calcio prendendo ruoli da allenatore e preparatore, e entrando nel comitato organizzatore dei Mondiali del 1962 svolti proprio in Cile. Ted invece si lascia dalla moglie poco dopo l’esperienza del County e inizia a lavorare sulle piattaforme petrolifere nel Golfo Persico.

La tragedia arriva nel 1970. Ted torna nel Golfo da una visita alla madre in Inghilterra. Salpa su una nave da Dubai. La notte successiva si dice che abbia un alterco col comandante, strano per una persona introversa e disposta a sacrificarsi come lui. Al mattino non si trova più. Il comandante verrà incriminato per omicidio, ma la mancanza di prove lo salverà.

La famiglia Robledo è distrutta. Walter impiega tutto il suo tempo libero per cercare il corpo del fratello. Viaggerà più volte nel Golfo Persico per seguire personalmente le indagini, ma non avrà fortuna. George non ce la fa ad aiutarlo. Troppo forte lo shock della scomparsa del suo fratellino, che lui vedeva quasi come un figlio. Il corpo di Ted non verrà mai ritrovato. Nel 1974 muore anche la straordinaria Elsie, colpita da un malore in casa. George si ritira a Viña del Mar, città turistica cilena, lavorando come allenatore per una scuola privata. Non sarà più lo stesso dopo il tragico epilogo della vita del fratello. Morirà per un attacco di cuore nel 1989, e decine di migliaia di persone gli renderanno omaggio per le strade di Santiago il giorno del suo funerale.

La triste fine della storia dei Robledo è arrivata senza clamore troppo clamore in Inghilterra. E in un’epoca che vede il campionato inglese preda di moltitudini di giocatori stranieri, la storia di George e Ted può sembrare poco importante. Ma come il giovane John Lennon moltissimi tifosi di vecchia data del Newcastle hanno sempre ricordato con affetto i due inseparabili fratelli, dal cuore sudamericano ma dal comportamento inglese, con un posto assicurato nella storia del calcio d’Oltremanica.

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