Ripercorriamo allora alcune delle sue migliori levate d’ingegno.
DI SCUOLA E BAGNI DELLE DONNE: Arrivato all’Arsenal ad appena 16 anni, il giovane danese si accorge che la vita non può declinarsi soltanto con un pallone tra i piedi. Ci sono noiose lezioni da seguire, proprio come a scuola. Solo che lui non ne ha alcuna voglia. “Un giorno scappo dall’aula – racconta nella sua biografia – e mi nascondo per tutto il tempo nel bagno delle donne. Fuori c’era pieno di gente che urlava e mi cercava, ma io niente. Alla fine esco e mi becca Liam Brady. Ragazzo, mi dici cosa ti passa per la testa? Mi hanno detto che eri nascosto sotto ad un tavolo, che ci facevi lì? Ma non era vero. Non era vero per niente. Io ero nascosto nel bagno delle donne. Così gli dico: non è vero, è stata solo una grossa incomprensione, adesso può andare, signore”. Una leggenda dell’Arsenal perculata e congedata a soli 16 anni: come inizio, non c’è male.
QUELLA VOLTA CHE VOLEVA PICCHIARE HENRY: Il virgulto danese cresce e diventa sempre più sfrontato ma, appunto, resta sempre un ragazzino. Un giorno si allena con Sua maestà Thierry Henry: c’è da fare scambi rapidi a due tocchi. Uno dice: cavolo, c’è soltanto da imparare, che onore. Ma Nicky no: Henry sbaglia facendo tre tocchi e lui lo redarguisce subito. “Erano due tocchi, hai capito l’allenamento?”. Thierry gli suggerisce giustamente di stare zitto e muto. Allora Nick lo emula e fa tre tocchi. Il mister appostato dietro di lui lo redarguisce. Lui dice che lo aveva fatto prima Henry. Thierry gli dice nuovamente di stare zitto. La situazione degenera rapidamente: in breve il giovane Bendtner si avvicina all’asso francese per picchiarlo. Solo l’intervento di Sol Campbell, non certo un fuscello, evita il peggio.
NOTTE DI SESSO CON…UN TAXI: Passano gli anni e Nicklas si avvicina sempre più al titolo nobiliare. Sarà la sua incapacità di mantenersi sobrio per 24 ore di fila, sarà una vena di follia che lo scuote da dentro: nessuno può dirlo. Ma una sera, dopo una partita contro il Bayern Monaco, si ubriaca nel peggiore dei modi possibili. Caspita, come farà a tornare a casa adesso? Beh, almeno conserva la lucidità per chiamare un taxi. Ben fatto Nick, davvero: senso di responsabilità e sicurezza prima di tutto. Però ad un certo punto succede una cosa strana. Succede che Bendtner scende dal taxi, si tira giù i pantaloni, resta in mutande. E inizia a strofinarsi contro la portiera, per ottenere un rapporto completo. Il tassista scende pure lui. La rissa è inevitabile. Una mega multa anche.
DI MACCHINE E PATENTI A BRANDELLI: Quella con le automobili in generale è una relazioni di amore/odio. Al Sunderland si diverte a sfasciare le vetture nel parcheggio fuori dallo stadio per ingannare il tempo e, a fine stagione, lo cacciano. Alla Juventus invece è infortunato e chiede di poter tornare a Copenaghen: una volta in Danimarca percorre a tutta velocità un tratto di autostrada contromano, salutando più volte la morte. Un’azione scellerata che comporta una maxi multa da 147mila euro ed il ritiro della patente per 3 anni.
CARCERE E TASSISTI (ANCORA LORO): Bendtner, ormai divenuto Lord, continua ad intrattenere un pessimo rapporto con la categoria dei tassisti. Durante il suo periodo al Rosenborg, nel 2018, pur non avendo evidentemente alcun problema economico, decide di fare una corsa senza pagarla. Ne nasce un alterco al termine del quale Nicklas rompe la mascella al conducente. A nulla vale l’appello alla legittima difesa: 230mila euro di multa, 2 mila al tassista per risarcimento danni e 50 giorni di carcere, che Lord Bendtner sconta con immutata dignità.
Gli aneddoti potrebbero moltiplicarsi, ma alla fine – traslucido, sullo sfondo – resta scolpito un interrogativo: dove sarebbe potuto arrivare Nicklas Bendtner, se – almeno di quando in quando – avesse collegato il cervello?