Raggiungere i suoi 2,01 metri è praticamente impossibile, ma nel suo “piccolo” l’ex Stoke City ha dato la dimostrazione che la grande altezza può essere anche un vantaggio. Ovviamente i colpi di testa erano la specialità di casa, non serviva neanche che saltasse ed il pallone era pronto. La statura gli permetteva di costituire un’importante punta di boa utile per le sponde. L’inglese è stato un centrattacco atipico per la sua generosità sotto porta, sono stati numerosi gli assist per i suoi compagni. La sua stazza non gli permetteva di essere molto agile, ma impegnandosi giorno dopo giorno è migliorato anche su questo fronte. I colpi balistici, specialmente la rovesciata, divennero una caratteristica spesso presente nelle partite del classe 81’.
Come può lo spilungone aver influenzato la filosofia offensiva odierna? Al giorno d’oggi, sono sempre di più le punte specializzate nelle sponde, chi per l’altezza, chi per la corporatura. Il P.C. (Prima Crouch) aveva visto attaccanti per lo più focalizzati solamente sul goal, come giusto che sia. Fisso sotto porta e poco movimento in avanti; erano queste le caratteristiche principali di una punta classica. Invece, con l’avvento di Crouch, la filosofia cambiò. La concezione di un centravanti assistman si fece spazio nello scenario tattico, ed i giocatori come “il robot” facevano comodo ai tecnici. Oggi la gran parte delle maggiori squadre europee basa le proprie offensive su un numero 9 mobile che talvolta scende a prendere la palla sino al centrocampo. Sicuramente la valorizzazione del ruolo dell’esterno ha facilitato questo processo, ma ci piace pensare che Peter Crouch abbia messo del suo.
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