I tifosi Reds sono molto selettivi nei loro gusti. Abituati più che bene da decenni, consci della propria importanza per i successi della squadra, non hanno problemi a decretare dentro o fuori dalle proprie grazie i calciatori che passano da Anfield. Di grandi giocatori ne son passati tanti da quelle parti, e per alcuni la condanna per “damnatio memoriae” è quasi definitiva.
Non è quindi strano non trovare calciatori anche importanti nelle usuali classifiche dei “top XI” del Liverpool che periodicamente sbucano fuori. Ma c’è un nome che raramente viene considerato, e che avrebbe tutti i numeri per essere perennemente ricordato tra i migliori giocatori mai passati da Anfield. Un giocatore che ha fondato la dinastia degli anni ‘70, che ha vinto tutto il vincibile con i Reds, che ha vinto due Palloni d’Oro consecutivi, ma soprattutto il primo uomo a macchiarsi del peccato originale: decidere unilateralmente di abbandonare il club. Il suo nome è Kevin Keegan.
L’arrivo a Liverpool
Joseph Kevin Keegan nasce il 14 febbraio 1951 in un villaggio dello Yorkshire. La famiglia ha origini irlandesi, ma già il bisnonno è a Newcastle a fare il minatore quando nel 1909 salva più di trenta vite da un disastro in una miniera. Il padre di Kevin assorbe la passione per il football dal genitore e come il resto della famiglia diventa tifosissimo del Newcastle United.
Il ragazzino cresce in un ambiente povero, dove il primo comandamento è quello di faticare molto per ottenere qualcosa. E Kevin è perennemente occupato. Quando non è a scuola gioca a calcio, cricket o rugby. Il padre è un grande fan delle corse dei cavalli e lui insieme a un amico decide di alzare qualche pound lavando le macchine degli avventori dell’ippodromo. È soprattutto un gran corridore. Non ha uno scatto bruciante, ma la resistenza di correre 50 chilometri senza fermarsi mai. Ha solo quindici anni.
Il football è la sua grande passione e durante una partita amatoriale della domenica mattina viene notato da un ex giocatore di rugby che in quel momento è un coach delle giovanili di calcio. Negli anni ‘60 non ci sono mezzi per scovare giovani talenti se non le raccomandazioni di questi personaggi. Velocemente viene ingaggiato dallo Scunthorpe United, club di quarta serie, per una paga di 4 pound alla settimana.
Il ragazzo è piccolino, un metro e mezzo a dir tanto, e viene piazzato a centrocampo come ala destra. Non è un predestinato del gioco ma ha delle qualità, quelle che gli anglosassoni chiamano “intangibles”, fondamentali: fa sempre quello che gli viene detto dal coach, ha una determinazione fuori dalla norma e lavora più di tutti gli altri. E corre, corre sempre dentro e fuori dal campo. Vince tutte le gare di corsa della squadra, e in partita non si ferma mai.
Passa tre anni allo Scunthorpe United. Molti per un diciassettenne molto motivato e di belle speranze. Segna poco, 22 goal in 124 presenze, ma non è questo il problema più grande che trovano le squadre di categoria superiore. Kevin non ha sviluppato molto, e a 20 anni è ancora basso e gracile. Molte squadre hanno palesato un interesse per lui, su tutte Arsenal, Millwall e l’Ipswitch Town allenato da Bobby Robson, ma nessuno alla fine ha formulato un’offerta seria. Keegan è demoralizzato, pensa di valere molto di più della quarta serie e non è nel suo carattere accettare la mediocrità. Se non riceverà un’offerta seria nell’estate del 1971 potrebbe anche mollare il calcio.
Nel frattempo ad Anfield il leggendario Bill Shankly è in difficoltà. Ian Callagher ha noie a un ginocchio e c’è preoccupazione verso un suo ritorno in campo. Il Liverpool ha bisogno di un centrocampista e l’allenatore dà mandato di trovarlo al suo capo scout Geoff Twentyman. Questi viaggia per l’Inghilterra a vedere partite di coppa, e Shankly gli dice chiaramente di cercare giovani calciatori per iniziare a costruire un nuovo nucleo. Alla fine Twentyman si imbatte in Keegan. Il ragazzino ha il potenziale per poter far parte dei Reds e lo raccomanda a Shankly.
Bill viene convinto dal report e fa partire la negoziazione con lo Scunthorpe, che accetta alla fine 33.000 pound per il suo centrocampista. KK viene quindi convocato ad Anfield. Il sogno diventa realtà. Il mitico stadio è in ristrutturazione, Kevin aspetta di entrare nello studio di Shanks seduto su un secchio mentre gli operai lavorano. Quando finalmente entra non batte ciglio. Anzi, non accetta l’offerta dell’allenatore e chiede 5 pound alla settimana in più. Shankly sbalordito concede i soldi in più. Quando Keegan va via, l’allenatore commenterà: “Gesù Cristo, questo ragazzino insolente! Gli ho fatto un’offerta e ha voluto dei soldi in più. Mi piace!”
I migliori anni ad Anfield
Il nuovo acquisto viene subito provato nella squadra riserve, ma coach Ronnie Moran ha dei problemi. Keegan si muove troppo e gioca troppo offensivo. Il ragazzo prova a seguire le indicazioni del vice ma non è il suo modo di giocare. Moran esasperato decide di provarlo davanti nella partita contro il Southport, con Shankly a osservare il match. Kevin segna due gol e l’allenatore decide di portarlo subito in prima squadra. Nella partita successiva, titolari contro riserve, segna quattro volte. Shanks non può fare altro che prendere questo ragazzino proveniente dalla quarta serie e farlo giocare titolare davanti, in coppia con John Toshack.
Keegan esordisce in una gara ufficiale col Liverpool il 14 agosto 1971 contro il Nottingham Forest ad Anfield. Segna il suo primo gol per i Reds dopo soli 12 minuti. Per l’ennesima volta Bill Shankly ci ha visto lungo. È l’inizio di una carriera ricca di successi con i Reds. Dopo un anno di assestamento, il Liverpool vince campionato e coppa UEFA nel ‘73, FA Cup e Charity Shield nel ‘74 e di nuovo l’accoppiata campionato e coppa UEFA nel ‘76.
Nel frattempo KK è diventato il calciatore più famoso d’Inghilterra. Ha il numero 7, ma è quanto più differente da George Best si possa trovare. Dove la tradizione era diventata quella del giocatore pigro ma estremamente dotato, lussurioso fuori dal campo e spavaldo ai limiti dell’irrispettosità dentro, Kevin Keegan stravolge questa tradizione. A sua detta, non è il giocatore più talentuoso dei suoi tempi. Ma è quello che lavora più di tutti. È sempre fisicamente al 100% e si allena costantemente. Per sopperire alla sua mancanza di centimetri si concentra sul migliorare l’elevazione. La corsa non è mai stata un problema invece. Ha un’etica del lavoro mai vista prima sui campi da football. Shankly è esterrefatto da come la sua stella sia sempre il primo a dare l’esempio in campo.
In campo poi sviluppa una partnership meravigliosa col compagno d’attacco John Toshack. I tifosi li ribattezzano affettuosamente Batman e Robin. Uno altissimo, un po’ lento ma capace di giocare, e l’altro basso e veloce che guizza negli spazi lasciati dagli avversari, pronto a ricevere l’appoggio della torre. La squadra è sorretta dalla coppia davanti e gioca meravigliosamente. La Kop è entusiasta dei successi dei Reds.
Keegan diventa un personaggio pubblico importante. Memore delle sue origini e ambizioso di natura, sfrutta la sua immagine. È il primo calciatore a sfruttare il suo “brand”, facendo pubblicità e partecipando alla vita pubblica senza il decadentismo tipico del tempo. Alcuni gli rinfacciano di essere legato al denaro più di ogni altra cosa. Inizia forse a rompersi qualcosa.
Alla fine del 1976 arriva la frattura definitiva. Keegan è stanco di Liverpool, cerca nuove sfide. Già all’indomani della seconda vittoria in coppa UEFA vorrebbe andare via ma la dirigenza lo convince a rimanere un altro anno. KK non fa mistero però delle sue intenzioni e informa il mondo che l’anno seguente non avrebbe giocato ad Anfield. I tifosi insorgono. Kevin se ne andrà vincendo un altro campionato ma soprattutto portando a casa la Coppa dei Campioni. Sarà proprio lui a guadagnare il rigore fondamentale per battere il Borussia Mönchengladbach, ma non basta per riottenere l’affetto della Kop. Dopo 323 partite e 100 gol segnati, Kevin Keegan lascia il Liverpool con l’onta del traditore.
Il tradimento
Le strade di Keegan e del Liverpool non si incroceranno più. Dopo aver giocato tre anni all’Amburgo e aver vinto due Palloni d’Oro KK torna in patria al Newcastle, il club tifato dalla famiglia. Purtroppo il padre non riuscirà a vedere Kevin giocare con i Magpies, muore l’anno prima. Il Liverpool invece acquista come successore del suo numero 7 un attaccante scozzese di “discreto” successo ad Anfield, Kenny Dalglish. King Kenny aiuterà la Kop a dimenticare Keegan e presto lo soppianta nelle memorie dei tifosi. Anche quando Keegan diventa allenatore le strade non si incontreranno. Le gioie per KK allenatore sono minori rispetto a quelle da giocatore, nonostante qualche annata da ricordare alla guida di nuovo del Newcastle.
Kevin Keegan ha riportato il Liverpool a vincere un trofeo dopo 6 anni di digiuno e ha costruito le basi dei Reds imbattibili degli anni successivi. Perché dopo tutto questo tempo non viene ricordato come uno dei migliori di sempre? Bill Shankly nella sua autobiografia dice che è probabilmente il calciatore migliore che abbia mai visto giocare ad Anfield, e lo indica come motivo principale per cui il Liverpool ha potuto dominare la scena negli anni ‘70 e ‘80.
L’arrivo di Kenny Dalglish, più dotato di lui tecnicamente e più vicino all’ideale di numero 7 creatosi a partire da Best, ha offuscato subito la memoria di KK. Ma sicuramente la motivazione principale è l’abbandono del club. Il Liverpool non si lascia, al massimo è il club a mandarti via. Keegan è andato via da Anfield di sua volontà, andando a vincere il Pallone d’Oro in Germania. Non è tornato neanche da allenatore. Questo tradimento non viene dimenticato dalla Kop.
Nonostante tutto, Kevin Keegan ama ancora il Liverpool. Nonostante il poco affetto dei tifosi e la tradizione familiare che guarda al Newcastle. Probabilmente la sua carriera nel calcio è finita, ma qualcuno vorrebbe finalmente un suo ritorno sotto la Kop. Anche perché, se gli chiedete quale evento può ancora spaventarlo la risposta è questa: “L’unica cosa di cui ho paura è sbagliare un gol facile sotto la Kop. Morirei se mi succedesse. Quando la curva inizia a cantare You’ll Never Walk Alone i miei occhi iniziano ogni volta a lacrimare.”