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giovedì 21 Novembre 2024
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La storia di Stan Collymore, talento dal carattere troppo fragile

8 ' di lettura

Era il 20 gennaio del 1999″.

“Ricordo quel giorno benissimo. Perché quel giorno fu l’inizio della fine. Era nella vasca da bagno della casa che avevo appena comprato a Birmingham. Una vasca da bagno rosa. Non è colpa mia, lo giuro ! C’era già quando acquistai la casa e non avevo ancora avuto il tempo di cambiarla. Ero completamente a pezzi, svuotato, privo di energie.

Me ne stavo lì dentro, immobile continuando a far scendere acqua calda. Non sarei più voluto uscire da lì. Era già un po’ di tempo che appena finiti gli allenamenti me ne tornavo a casa. Niente golf o visite al pub con i compagni di squadra. Arrivavo a casa, accendevo la tv e poi dormivo o sonnecchiavo sul divano anche fino alla mattina successiva. Fino a quando mi alzavo, controvoglia, per andare all’allenamento.

Chiamai il fisioterapista della squadra.

Mi consigliò di farmi vedere da un medico. Ci andai e l’unica cosa che mi disse fu “Figliolo, sabato fai due gol contro il Fulham e tutto il tuo disagio passerà”. Fu tutto quello che seppe dirmi. Mentre io ero all’inizio di uno stato depressivo che mi condizionerà per tutto il resto della mia carriera … e forse per il resto della mia vita”.

Stan Collymore nasce nel gennaio del 1971. Il padre è originario delle Barbados la mamma è inglese. A 18 anni è nel settore giovanile del Wolverhampton. Sembra pronto a spiccare il volo ma i “Wolvers” decidono di non offrirgli un contratto professionistico.

L’unica alternativa per Stan è lo Stafford Rangers.

Un team di Conference, una lega semi-professionistica inglese. Qui però Stan inizia a far vedere a tutti il suo valore. Segna tanti gol, ma soprattutto segna gol “belli”. E difficili. Sarà la sua peculiarità negli anni a venire. Per lui c’è una pletora di squadre pronte ad offrirgli un contratto professionistico.

La spunta il Crystal Palace, team di Premier dove Stan fa tutto il suo apprendistato.

Le chance però sono scarse. La coppia d’attacco è formata da Mark Bright e da Ian Wright, due eccellenti attaccanti con una intesa quasi telepatica. Collymore viene mandato in prestito al Southen United nel novembre del 1992. Il Southend è nella serie cadetta ma con un piede e mezzo nella Terza divisione inglese, allora chiamata “Second Division”. 18 reti in 31 partite di Collymore trasformano la squadra che raggiunge una spettacolare quanto sorprendente salvezza.

AL termine di quella stagione arriva un’offerta del Nottingham Forest.

Due milioni di sterline per fare di Collymore l’uomo con il difficile compito di riportare il Forest in Premier dopo la retrocessione della stagione appena conclusa, l’ultima con Brian Clough sulla panchina dei “rossi” due volte Campioni d’Europa. E’ la grande scommessa di Frank Clark, il nuovo manager del Nottingham. Stan Collymore non delude le attese. Segna 19 reti in campionato e il Nottingham Forest fa ritorno immediatamente in Premier. Fino a quel momento Collymore ha dimostrato che nella serie cadetta è un’autentica iradiddio. E’ potente, tira con entrambi i piedi e nonostante i suoi 188 centimetri è agile e molto bravo con la palla fra i piedi. Ora resta da vedere come queste sue qualità impatteranno nella massima serie inglese, che sta rapidamente diventando uno dei campionati più ricchi e competitivi del pianeta.

La risposta è che Stan Collymore segnerà ancora più reti (22) contribuendo in maniera decisiva a portare il Nottingham ad un terzo posto finale che sa di miracolo e che vale il ritorno in Europa per i “rossi” della foresta di Sherwood. “Stan the man” è l’uomo più desiderato dai grandi club inglesi e anche in Europa ci sono diversi grandi club interessati al suo cartellino. A metà di quella stagione sembra che il suo passaggio al Manchester United sia cosa fatta. Alex Ferguson è un grande ammiratore di Collymore e con Mark Hughes ormai al crepuscolo di una brillante carriera occorre rinforzare l’attacco.

A fine campionato però sarà il Liverpool a vincere l’asta.

Per farlo i Reds di Anfield dovranno sborsare la cifra di 8.5 milioni di sterline, record assoluto per un trasferimento nel Regno Unito. Al Liverpool nella stagione appena conclusa è esploso un giovane ragazzo locale, Robbie Fowler. Con un Ian Rush ormai al capolinea, Stan Collymore potrebbe essere il partner ideale per riportare i Reds sul tetto d’Inghilterra. L’inizio della stagione vede il Liverpool protagonista salvo poi cedere il passo a Newcastle e Manchester United, che si contenderanno il titolo fino alle ultimissime giornate. Per i Reds arriva un terzo posto di prestigio e la coppia Fowler-Collymore sarà la più letale di tutta la Premier (42 reti). Anche la stagione successiva sarà di buon livello. Un quarto posto finale e una discreta stagione da un punto di vista realizzativo.

Per Collymore però iniziano i primi problemi.

La relazione con Roy Evans, il manager dei Reds, non è delle migliori. Collymore non è esattamente uno che ama allenarsi duramente. Sa di avere talento, tanto talento. Ed è sempre più convinto che questo sia più che sufficiente per ottenere quello che vuole. Ama sempre di più la vita notturna e con questa gli eccessi. Inizia a perdersi. E arrivano i primi segnali di qualcosa difficile da capire e interpretare. Al Liverpool se ne accorgono e paiono disposti a dargli aiuto. Ma nella primavera di quella stagione, persi tutti gli obiettivi, compresa una semifinale di Champions League contro il Paris Saint Germain, il Liverpool decide che può prescindere da Collymore. Bravo per carità, ma sempre più difficile da gestire, in campo e fuori. E poi dalla giovanili sta emergendo un ragazzino con un talento fuori dal comune. Si chiama Michael Owen. Non servirà spendere milioni di sterline per rimpiazzare Collymore. Il suo successore viene da Melwood, che non è ne in Francia, ne in Italia ne in Sud America. E’ dove il settore giovanile del Liverpool gioca e si allena.

A questo punto arriva il trasferimento dai Reds all’Aston Villa.

Stan Collymore è un uomo felice. L’Aston Villa è la sua squadra del cuore, quella che è stata di Gary Shaw e Peter Withe, i suoi idoli incontrastati dell’infanzia. I Villans investono sette milioni di sterline per lui. L’obiettivo del manager Brian Little e quello della società è di tornare ai vertici del calcio inglese. Le cose non vanno per niente come sperato. La squadra fa una gran fatica ad esprimersi a livelli accettabili nonostante la presenza in campo di giocatori del valore di Gareth Southgate, Steve Staunton, Savo Milosevic, Dwight Yorke e di un giovanissimo Gareth Barry. Collymore è la grande delusione. Segna con il contagocce e alcune delle sue prestazioni sono addirittura abuliche. Sembra un corpo estraneo alla squadra. A febbraio, con la squadra pericolosamente vicina alla zona retrocessione, Little rassegna le dimissioni e al suo posto arriva John Gregory. Un classico sergente di ferro.

Collymore sembra risvegliarsi dalla sua apatia.

Nel primo match con il nuovo manager sulla panchina dei Villans Stan Collymore segna una doppietta nel vittorioso match interno contro il Liverpool. Sembra l’inizio di un nuovo, felice periodo nella vita di Collymore. Ha solo 27 anni, l’età della piena maturazione psico-fisica. Non segnerà più un solo gol in campionato fino al termine della stagione. Si guasta anche il rapporto con John Gregory. E’ un manager vecchia scuola, un duro, e dei problemi personali di Stan, il cui stato depressivo è ormai conclamato, non gliene può interessare di meno. Nel novembre del 1998, dopo l’eliminazione in Coppa UEFA contro il Celta di Vigo, Gregory porta al Villa Park un nuovo centravanti: è Dion Dublin, reduce da una strepitosa stagione con il Coventry, chiusa come capocannoniere del campionato insieme a Chris Sutton e Michael Owen. Collymore a questo punto diventa una riserva e le sue apparizioni in prima squadra sempre più limitate.

E a questo punto sprofonda sempre di più nel suo buco nero.

Ero un disastro totale. Non riuscivo ad alzarmi dal letto. Non riuscivo a programmare le mie giornate. Fare una doccia o vestirmi erano imprese autentiche. Sapevo che non potevo andare avanti così” ricorda lo stesso Collymore di quel periodo. Viene ricoverato per diverse settimane in una clinica specializzata in malattie mentali, il Priory Hospital a Roehampton. Quando rientra l’Aston Villa lo cede al Fulham in prestito, ma Stan è ormai l’ombra del giocatore per il quale solo poche stagioni prima si era scatenata un’asta a suon di milioni di sterline. L’Aston Villa lo lascia libero. A farsi avanti è il Leicester di Martin O’Neill. Collymore sembra finalmente rinato. Nel Leicester viene schierato nel ruolo che ama di più: quello di seconda punta a fianco di un “target man” come Emile Heskey e con la possibilità di muoversi su tutto il fronte d’attacco. L’impatto è strepitoso.

https://youtu.be/zofTxLijiHs

La vittoria contro il Sunderland per 5 reti a 2 sarà descritta da Martin O’Neill come “la partita perfetta”. Stan segna una tripletta. Sembra rinato. Ma è la solita effimera illusione. Stavolta non solo per colpa sua. Martin O’Neill a fine stagione lascerà il Leicester per approdare al Celtic di Glasgow dove scriverà alcune pagine memorabili nella storia di questo glorioso club. Stan rifarà le valigie, approdando tra le altre destinazioni anche al Real Oviedo in Spagna. Ci saranno quasi 2 mila tifosi ad accoglierlo al suo arrivo nelle Asturie. Cinque settimane e tre sole partite dopo Stan Collymore, a 30 anni, deciderà di lasciare definitivamente il calcio.

ANEDDOTTI E CURIOSITA’

Uno dei pochi allenatori che sia riuscito ad ottenere continuità da Collymore è stato il vulcanico Barry Fry, suo manager al Southend. “Un giorno dissi che Stan avrebbe giocato in Nazionale. La partita dopo se ne andava in giro per il campo con lo stesso entusiasmo con il quale di solito andiamo dal dentista!” ricorda Fry. “Però vi garantisco che gli ho visto fare cose che non ho mai visto fare a nessun altro” garantisce lo stesso Fry. Al Nottingham Forest è dove Stan Collymore ha giocato gli anni migliori della sua carriera. Ma anche qui è sempre stato al centro di parecchie controversie. Il suo atteggiamento egocentrico e sempre un tantino arrogante dopo pochi mesi lo aveva già alienato dalle simpatie di quasi tutti i suoi compagni. Furono in molti, specie durante la sua ultima stagione al Forest, a notare che dopo un gol segnato da Collymore era difficile vedere più di un compagno o due andarlo a festeggiare. Molto bello un cartello esposto davanti alla St. Saviour ‘s Church di Nottingham dopo la cessione di Collymore da parte del Forest al Liverpool. “Collymore vi ha abbandonato ma ricordate che Dio non lo farà mai”.

Robbie Fowler è invece il primo a riconoscere le grandi doti di Collymore. “In assoluto il mio partner ideale. Eravamo perfettamente complementari. A me piaceva rimanere nei pressi dell’area di rigore mentre Stan amava muoversi su tutti il fronte d’attacco. Nelle due stagioni insieme segnammo quasi 90 gol e credo che questo dica molto più di tante parole” ricorda il grande attaccante dei Reds.

Una delle partite più belle giocate da Collymore al Liverpool fu sicuramente quella del famoso 4 a 3 sul Newcastle di Kevin Keegan, che diede una spallata importante alle ambizioni di titolo dei Magpies. In quel match Collymore fu semplicemente inavvicinabile… e la dimostrazione più lampante di un potenziale enorme gettato alle ortiche.

https://youtu.be/WuREx61zlto

Lo stesso John Gregory, il manager di Collymore per quasi tutto il suo periodo all’Aston Villa e con il quale ebbe continui screzi, è il primo a riconoscere che “Collymore è uno dei più forti attaccanti espressi dal calcio inglese negli ultimi 40 anni. Aveva tutto per giocare a calcio ai più alti livelli. Potenzialmente un altro Thierry Henry”.

Fuori dal campo le “imprese” di Collymore sono state sempre più eclatanti di quelle nel rettangolo di gioco. Durante una vacanza con il Leicester a La Manga, in Spagna, Collymore decise di divertirsi utilizzando un estintore con il quale mise a soqquadro l’intero locale… finendo un’altra volta sulle prime pagine dei tabloid britannici!… era arrivato al Leicester da una settimana.

Una delle tante “fiamme” di Stan Collymore è stata la modella e star della tv Ulrika Jonsson. La loro liason terminò in un locale a Parigi dove Stan Collymore stese con un pugno la fidanzata.

Nel 2004 Stan Collymore finirà sulle pagine dei tabloid inglesi per la sua partecipazione ad un “dogging” a Cannock Chase. I “dogging” sono in pratica orge in posti pubblici dove ci si dà appuntamento… chi per partecipare attivamente chi semplicemente per assistere (come nel caso di Collymore). Questo ennesimo scandalo farà perdere a Collymore l’impiego presso la Bbc come commentatore sportivo.

Durante un’intervista su un quotidiano inglese insieme all’ex-gemello Robbie Fowler ai due viene chiesto se ci fosse stato un posto per loro nell’attuale attacco del Liverpool di Jurgen Klopp.

Fowler: “non avrei una sola chance al mondo”.

Collymore: ”beh, lo Stan Collymore dei primi anni di carriera sarebbe un titolare indiscutibile!”

Nella sua autobiografia “Stan: Tackling with my demons” Collymore ammette che in passato gli fu diagnosticato un “disturbo borderline della personalità”.

si era capito vero ?

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