Metti da parte quello che sai. Togliti i vestiti che usi ogni giorno e apri la maniglia dell’immaginazione: sei Teddy Sheringham e al centro sportivo tre dirigenti impettiti di fissano sorridendo. Soppesi quella sensazione per una manciata di secondi, poi impugni la penna e firmi. Ecco fatto – ti dici – sei appena passato dal Millwall al Nottingham Forest. La cosa ti elettrizza, perché sai bene che da questo istante entri a far parte di un club glorioso.
Quello dei tre al centro – proprio adesso ti stringe la mano – è Brian Clough: ti ha seguito tutto l’anno scorso e, siccome sei stato il top scorer del Millwall, ha insistito per averti ad ogni costo. Dico, hai una minima idea di quanto sia venuto a costare il tuo fottuto cartellino? No? Te lo ricordo io, allora: 2,1 milioni di sterline. Hai già stabilito un maledetto record: sei diventato il giocatore più pagato nella storia del Forest.
Brian sa bene che puoi giocare prima o seconda punta: vieni dentro il campo e fai sponda, grazie ad una visione periferica niente male per uno che ricopre il tuo ruolo. Sei pure alto, il che non guasta per far sentire le tue ragioni nel gioco aereo. Ora sorridi forte anche te, mentre mostri la maglia del Forest con inciso il tuo numero – il 10 – ai flash dei fotografi. Sei l’uomo più atteso, la star arrivata qua per scompigliare il mazzo.
Susan, della reception, ti versa una corroborante tazza di caffè: ancora non lo sai, ma durerà soltanto un anno. Come prevederlo? Assolutamente impossibile. Ora viene verso di te un irlandese dallo sguardo arcigno e i modi garruli: “Benvenuto a Nottingham”, è tutto quel che ha da dirti Roy Keane prima di sfilare via. Non sai nemmeno che vi ritroverete di nuovo insieme tra qualche anno, un’altra maglia rossa a conoscere le fibre della pelle, ma stavolta sarà quella del Man Utd, sarà Old Trafford e non più City Ground.
Sulle rive del Trent, tuttavia, non passerai certo inosservato. Alla fine metterai insieme 56 gare e segnerai 21 goal. Clough dalla panchina insisterà a chiamarti col tuo primo nome, Edward, e tu adesso sorriderai fino a un certo punto. Alcuni diranno che lui non sapeva gestirti: ah, se ci fosse ancora San Peter Taylor!
Nel 1992 nascerà ufficialmente la Premier League! Lo sai? Sarai proprio tu a segnare il primo goal della storia del nuovo campionato ad essere mandato in televisione. Incredibile, vero? E’ il 22 aprile ’92 e al City Ground, al cospetto di 23mila spettatori, arriva il Liverpool. Finirà 1-1 e sarà la tua ultima rete – stavolta dal dischetto – con questa maglia. La sera i tifosi, ignari del cataclisma che sta per piombargli addosso senza preavviso, sciameranno nei pub per cominciare a immaginare la prossima stagione, una pinta di birra scura in mano, sorseggiata avidamente. Gliela farai andare tutta di traverso perché, proprio davanti alle telecamere, dichiarerai una cosa così: “Grazie Forest, ma ora voglio tornare a Londra“. Sponda Tottenham, stavolta.
Il motivo reale? La verità è un luogo difficile da abitare. I supporters la prenderanno malissimo, ma c’è un’ultima cosa che ancora non sai: trasportato dalle acque inquiete del Trent, frusciando in mezzo alla foresta, il tuo nome procurerà sempre un sussulto nel petto della gente di Nottingham.