Già dalla traduzione letterale della parola (azienda), si capisce subito come una firm inglese sia molto più di un semplice gruppo organizzato di tifosi. O meglio, di hooligans, i famigerati teppisti di strada che diffusero il panico in mezzi stadi europei, soprattutto fra gli anni ’70 e’ 80.
Sull’origine di questa parola, coniata nella seconda metà dell’800, esistono molte ipotesi. C’è chi la fa risalire a Patrick Hooligan, un balordo irlandese che viveva a Londra, particolarmente dedito all’alcol e alle risse. Altri la collegano a Hooley’s gang, una banda di delinquenti del quartiere londinese di Islington. Un possibile legame esiste con il termine irlandese “hooley”, che significa festa sregolata. Sempre dall’Irlanda arriva la parola Houlihan, nome di una famiglia dalla pessima reputazione.
Non è un caso che le firm più estreme e violente siano nate in contesti industriali e portuali. Turni di lavoro massacranti, situazioni economiche modeste, condizioni igieniche pessime. Tutti fattori che non facevano altro che accrescere rabbia e mal contento negli operai, che trovavano così nel tifo organizzato il modo per poter sfogare tutte le loro frustrazioni. Da sempre l’unione fa la forza. Una firm è molto di più di una tifoseria: rappresenta l’appartenenza allo stesso quartiere, è famiglia, cooperazione, reciproco aiuto. Di più: la firm diviene portavoce di un malessere sociale, diviene contestazione contro un sistema che lascia vivere le famiglie operaie in case popolari in mezzo a topi e scarafaggi, e che lascia morire gli operai sui luoghi del lavoro.
Come già accennato, le varie firm hanno raggiunto il massimo livello di violenza e pericolosità fra gli anni ’70 e ’80, con scontri fra bande rivali e con la polizia, tanto in patria quanto oltre manica. Il fenomeno non poté più essere sottovalutato, né dagli organi istituzionali inglesi, né da quelli sportivi, dopo la tragedia dell’Heysel nel 1985, che rappresentò un vero spartiacque. Squalifica a tempo indeterminato delle squadre inglesi dalle coppe europee, e una serie di provvedimenti della Lady di ferro Margaret Thatcher, atti a reprimere il fenomeno della violenza legata al calcio.
In tempi moderni, dunque, il tenore delle rivalità fra tifoserie si è decisamente attenuato. Vediamo allora quali sono state le firm che negli anni si sono macchiate della condotta peggiore, le più temute e violente.
MILLWALL BUSHWACKERS
Legata al Millwall football club, è nata nei primi anni ’80, dalle ceneri della F-troop, nel periodo di massima attività del movimento hooligans. Tanto temuta e malfamata la firm, eppure per niente vincente il piccolo club, quasi sempre relegato nella sua ultra centenaria storia fra seconda e terza serie inglese. Club e tifoseria nascono nella isle of dogs, zona portuale nell’est di Londra. I rivali storici sono quelli del West Ham, che occupano proprio la sponda opposta del Tamigi. I primi duri scontri fra le due fazioni si registrano già nel lontano 1906. Lo stadio The Den, fortino infernale della squadra, è stato chiuso in varie occasioni per i disordini e le guerriglie di cui era teatro, fra gli anni ’20 e’ 50, come quando nel 1950 venne tesa un’ imboscata ai danni di un arbitro. Scontri particolarmente violenti non sono mancati nei decenni successivi, anche in tempi moderni, come nel 2002 e nel 2016. L’apice viene raggiunto il 13 marzo 1985, a Kenilworth Road, durante e dopo la sfida di FA Cup con il Luton. Invasioni di campo, lanci di oggetti, risse e scontri nelle strade. Quella nottata spinse il governo di Margaret Thatcher a prendere provvedimenti contro la violenza negli stadi. I Bushwackers sono gli inventori del Millwall brick, arma bianca ottenuta da un giornale bagnato e arrotolato.
INTER CITY FIRM
Congratulazioni, hai appena incontrato la I.C.F.. Non è solo il titolo del libro di Cass Pennant, storico capo della firm a supporto del West Ham. In origine, questo era il biglietto che veniva lasciato dagli appartenenti di questa firm sul corpo dei malcapitati che avevano avuto la peggio negli scontri fra bande, e che restavano a terra privi di sensi. Il nome del gruppo nasce dalla usanza degli hooligans hammers di viaggiare su treni interregionali in modo completamente anonimo, senza maglie, sciarpe e bandiere della loro squadra, in modo da poter aggirare i controlli della polizia. Come già detto, sono i vicini di casa del Millwall. Anche in questo caso siamo dunque nel violento east end. Nonostante i due martelli incrociati, la firm non è politicamente schierata a sinistra, ma eterogenea. Negli anni, vi sono state infiltrazioni di numerosi bonehaeds, ovvero skinhead di estrema destra, vicini al national front. Fra gli anni ’70 e’ 80 divennero famosi per la tenacia con cui prendevano parte ai combattimenti. Oltre che le firm rivali, odiavano in modo particolare polizia, giornalisti e gli yankee americani.
HEADHUNTERS
I cacciatori di teste del Chelsea, già dal nome, lasciano intuire le loro intenzioni poco amichevoli. Rivali soprattutto dei tifosi di Arsenal e Tottenham, i temibili sostenitori dei Blues si sono distinti in modo particolare per la violenza delle guerriglie nei soliti famigerati anni ’80. A differenza degli hooligans del West Ham, gli headhunters avevano un marcato schieramento politico a destra. Sono legati a una storica amicizia con i neonazionalisti scozzesi del Glasgow Ranger e con quelli irlandesi del Linfield. Insieme formano i “Blues Brothers“, con riferimento al colore della maglia e alle comuni idee politiche, a renderli fratelli. Nel corso della loro storia, i cacciatori di teste hanno registrato vicinanza a gruppi estremisti come il Combat 18, il National Front, l’English Party, e addirittura ad alcuni gruppi para militari attivi in Irlanda del nord. Anche se ovviamente oggi l’atmosfera che si respira a Stamford Bridge è molto più tranquilla, la tifoseria del Chelsea resta una di quelle monitorate con più attenzione dalle forze dell’ordine, soprattutto in occasione di partite internazionali del club o della nazionale inglese.
SUICIDE SQUAD
Altra squadra “piccola” nelle gerarchie del calcio inglese, e altra firm molto pericolosa, in modo analogo a quanto abbiamo visto con i Millwall Bushwackers. Come gli Haedhunters, anche questo manipolo di delinquenti è molto radicalizzato a destra. Di più, questo gruppo è un vero e proprio esponente armato del nazismo, ufficialmente abbandonato dalla tifoseria del Burley, ma che continua a serpeggiare fra gli ultimi nostalgici hooligans. Il loro capo, Andrew Porter, ha scritto un libro nella cella della prigione dove è detenuto. Pagine nelle quali si vanta di essersi scontrato con tutte le tifoserie inglesi, persino con quella del Celtic, oltre ad “aver eliminato svariati skinhead tedeschi”, per difendere la violenza e la purezza del l’autentico nazismo. Quando i Clarets tornarono in premier nel 2014, vi fu non poca preoccupazione legata alla frangia estremista dei suoi tifosi, considerata da sempre come una delle più violente e temibili d’Inghilterra. Basti pensare all’inferno che si scatenò con i sostenitori del Blackburn nel 2009, ultimo anno di militanza della squadra in prima divisione. Guerriglia che la polizia ribattezzò “sequel non autorizzato di Braveheart”. Rivali accesi con le firm dell’Inghilterra centro-settentrionale, sono stati spesso al centro di scontri dove ogni arma bianca era presente: spranghe, bottiglie, travi, sassi e quant’altro. Protagonisti anche in tempi recenti di eventi drammatici, come quando nel 2002 fu ucciso un tifoso di 17 anni del Nottingham Forest.
RED ARMY
Menzione speciale per i Birmingham Zulus, gli Aston Villa Hardcore e la Portsmouth Crew, ma come quinta firm famigerata scegliamo l’Armata rossa di Manchester, nome evidentemente dovuto al colore di maglia dello United, più che a una qualche simpatia per l’ex Unione Sovietica. Scegliamo questo gruppo, per il modo in cui seppe “allargare il proprio business”, nel vero senso della parola. Oltre a scontrarsi con le firm rivali, infatti, negli anni ’80 questi bravi ragazzi si sono dedicati alla criminalità vera e propria, e pure su larga scala. Si registrò un fitto commercio di droga in Europa e Asia, proveniente dall’America latina, e non mancarono rapine a mano armata per le strade e alle gioiellerie. Conosciuti anche come Men in black per il colore dei loro vestiti, questi balordi hanno organizzato anche evasioni dalle prigioni, per liberare i loro compari detenuti.