Al termine del sondaggio si optò, com’era prevedibile, per continuare la permanenza nel primo impianto, ma c’è da credere che la provocazione emotiva sia un’altra da mettere sul tavolo: la Scozia dovrebbe giocare a nord. Fosse per molti, le cornamuse della “vecchia in blu” suonerebbero dalle parti di Aberdeen o Dundee, o perchè no a Inverness.
Parliamoci chiaro, nè Glasgow, nè tantomeno Edimburgo sono affettivamente molto legate alla bandiera di Sant’Andrea. Quelli del Celtic si orientano (fisiologicamente) sulla nazionale irlandese, mentre a Ibrox per contrappasso seguono con più cipiglio i tre leoni inglesi; gli Hearts dopo il loro club danno un occhio alla nazionale si, ma a quella del Rugby dietro casa, e infine gli Hibs sono roba buona ma tagliata a modo loro, che se gli parlate di sentimento patriottico si mettono sommessamente a ridere (non a caso il seggio elettorale di Leith è indipendente dal resto della città).
Ad ogni modo basterebbe contare i numeri della Tartan Army per capire da dove veramente arriva l’amore per il Flower of Scotland. Ecco magari il successore di Doncaster ci faccia un pensiero, tanto negli ultimi vent’anni il fondo del barile è stato raschiato abbastanza.