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venerdì 22 Novembre 2024
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Nolberto Solano: il funambolo che incantò Maradona e Shearer

5 ' di letturaCos’hanno in comune Diego Armando Maradona e Alan Shearer?

Oltre ad essere due grandissimi campioni, praticamente niente. Uno argentino, l’altro inglese. Uno piccoletto e moro, l’altro alto e biondo. In effetti si, l’accostamento è improbabile. Però c’è, in realtà, una cosa che unisce questi due mostri sacri del pallone. Entrambi hanno adorato Nolberto Solano, giocatore e compagno con cui hanno condiviso gioie e dolori in campo.

Nobby, meraviglioso funambolo peruviano. Centrocampista rapidissimo e molto, molto duttile. Un’ottima tecnica che – diversamente da quanto succede con molti sudamericani – non era la prima cosa che saltava agli occhi di chi lo vedeva giocare. Per intendersi, la tecnica c’era ma non era fine a sé stessa. Solano non giocava per lo spettacolo, ma era un pratico che metteva le sue doti calcistiche al servizio della squadra. Per questo, forse, si è trovato così bene in terra d’Albione.

Era un concentrato di intelligenza tattica, Nobby, in grado di giocare bene sia sulle fasce che in mezzo al campo. Uno di quei giocatori sotto traccia per cui allenatori e compagni impazziscono. Faccia affilata da indio, basso profilo, sorriso sempre stampato in faccia e lavorare. Talmente umile che, quando segnava, spesso si inchinava per ringraziare i suoi tifosi.

A parte qualche titolo in patria ad inizio carriera, non ha vinto praticamente niente. Avrebbe potuto e dovuto, credetemi. Ma la sua storia calcistica è un’apologia alla bellezza incompiuta, un inno alla fantasia di chi non arriva mai primo.

È il 1997 quando, dal lontano Perù, Solano arriva al Boca Juniors. Per un sudamericano è un sogno che si avvera, paragonabile alla chiamata del Real Madrid, del Barcellona o del Manchester United per un europeo. Quel Boca, poi, è davvero incredibile. Un mix di giovani promesse e certezze granitiche. Riquelme, Abbondanzieri, Walter Samuel e Claudio Caniggia, gente che non ha bisogno di troppe presentazioni. E poi c’è lui, il più grande di tutti, Diego Armando Maradona.

Al termine della partita d’esordio di Solano, è proprio il “Pibe de Oro” a presentarsi ai microfoni per la conferenza stampa. Quando i giornalisti gli chiedono un’opinione sul giovane peruviano, Maradona lo chiama affettuosamente “el pequeño maestrito” e si complimenta con lui dicendo di essere davvero impressionato dalle sue capacità tecniche.

  • N.S.:“Diego aveva 36 anni ed era alla fine della carriera, ma per me era un sogno e quelle sue parole mi portarono letteralmente sulla luna!

Durante l’anno, Maradona prende Nobby sotto la sua ala. Lo coccola e lo protegge, gli dà consigli come farebbe un fratello maggiore. Gli insegna a battere le punizioni e in campo, addirittura, gliene cede qualcuna. Già, le punizioni. Con il tempo diventeranno un marchio di fabbrica di Solano. Se sul pallone c’era Nobby, il portiere sapeva già che le probabilità di non prendere gol erano praticamente nulle. State sicuri che, quella palla, nove volte su dieci veniva recuperata in fondo alla rete. Una sentenza definitiva, senza possibilità di appello.

Nonostante lo squadrone, però, alla fine di quella stagione il Boca non vince niente. Dall’Europa, invece, cominciano ad arrivare le prime offerte per il talentino peruviano. Era la fine degli anni ’90 e – come adesso – una chiamata dal vecchio continente poteva cambiare la vita di un ragazzo che, nonostante tutto, proveniva dalla strada ed aveva assaggiato la povertà vera.

L’offerta migliore si rivela quella del Newcastle, non il Real Madrid e neppure il Manchester United, ma comunque una buona realtà.

Nobby attraversa l’Oceano Atlantico e si innamora letteralmente di quella città incastrata per errore sulle coste nord-orientali dell’Inghilterra. Si innamora, soprattutto, della sua gente. Portuali che vivono di calcio,  stadio e passione. La stessa passione che, da sempre, anima chi in quella terra c’è nato e cresciuto. La stessa passione, per intendersi, che brucia dentro ad Alan Shearer, uno che ha sacrificato vittorie e trofei per stare in mezzo al suo popolo. Proprio a Newcastle, le strade dell’attaccante inglese e di Solano si incrociano. Assist e gol, gol e assist.

Newcastle United’s Alan Shearer celebrates scoring his second goal of the game against Inter Milan with teammate Nolberto Solano (top)

  • N.S.:<<Nobby, non appena ti arriva la palla, per favore mettila in mezzo. Io ci sarò!>>, mi diceva sempre Alan. Era un giocatore incredibile, una macchina da gol, un uomo forte e una grandissima persona. Gli piaceva segnare e io ero davvero felice di confezionare assist per i suoi gol!

Dopo un primo periodo con Ruud Gullit, a guidare quel fantastico Newcastle arriva Sir Bobby Robson. L’esperto tecnico diventa il guru di un magnifico gruppo, il profeta-maestro di tutti loro. Solano, Shearer, Craig Bellamy, Gary Speed, Shay Given, Titus Bramble e Woodgate. Un sodalizio incredibile e meraviglioso.

Bobby li porta in alto, quei ragazzi. Quel Newcastle – che, assai romanticamente, è andato sempre solo vicino alla vittoria – insegna calcio e se la gioca a testa alta contro Manchester United, Arsenal, Chelsea e Liverpool, squadre di ben altro blasone e caratura.

  • N.S.:“Dio benedica Bobby Robson, è stato come un padre per me e io sono veramente orgoglioso di aver lavorato con lui”.

Newcastle, soprattutto e nonostante tutto.

Nobby, a futura memoria, lega indissolubilmente il suo nome a quello delle Magpies. Oltre al bianco e al nero, però, ha saputo indossare con dignità anche altri colori. Due belle parentesi – senz’altro meno importanti da un punto di vista emotivo – Solano le ha infatti vissute anche all’Aston Villa e al West Ham. Sia a Birmingham che a Londra, nonostante i 30 anni suonati, si è fatto ammirare. Le sue leggendarie punizioni, il bel calcio e perfino un bellissimo gol in rovesciata con la maglia dei Villans, lo hanno consegnato anche qui all’affetto di tutti.

Dopo c’è stata qualche esperienza in patria e le ultime apparizioni con le maglie di Leicester, Hull e Hartlepool. Infine, la scelta di intraprendere la carriera di allenatore sulle orme del suo maestro Bobby Robson. Oggi è il secondo di Gareca, c.t. argentino alla guida della Nazionale peruviana.

Una strana carriera, quella di Solano. Una carriera senza vincere niente, sì, ma con il merito unico di essere il punto in comune di Diego Armando Maradona e Alan Shearer.

 

 

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Giovanni Mastria
Nato a Lucca, classe 1991. Scrivo con passione di cultura, attualità, cronaca e sport e, nella vita di tutti i giorni, faccio l’Avvocato.

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