Si dice che il calcio sia lo sport più bello del mondo. Per il calcio si ride, si piange, ci si dispera e si gioisce. Si dice, ancora, che il calcio sia emozione, passione e condivisione. Uno sport magico che oggi, purtroppo, si gioca più in tv che sugli spalti. È diventato un business, e ne è la prova l’attuale situazione post-covid-19: partite senza pubblico e quindi senza sentimenti, con le sole urla di giocatori e allenatori a fare da sfondo.
Nonostante questo rimane lo sport più bello del mondo, e alcune delle sue pagine più importanti sono state scritte da piccole realtà: le cosiddette “provinciali”, squadre che entrano nella leggenda nonostante siano lontane dalla grandezza che caratterizza le capitali e i centri economici principali. In Inghilterra, l’ultima impresa di tal genere è di recente memoria: nella stagione 2015/2016 la Premier League fu vinta dal Leicester di Claudio Ranieri, suscitando un particolare pathos nei cuori di tutti gli appassionati di calcio inglese e non solo.
Tuttavia, se riavvolgiamo il nastro della memoria, non possiamo non ricordare il Nottingham Forest capace di vincere più Coppe dei Campioni che campionati inglesi alla fine degli anni ’70. Ancora, non possiamo non menzionare la leggendaria impresa dell’Oxford United che, da squadra di quarta serie, nel ’64 eliminò al quinto turno di FA Cup il ben più quotato Blackburn Rovers. Queste, però, sono storie note che servono agli appassionati di questo sport per continuare a credere nel mondo del pallone, per continuare a guardare le partite e a tifare gli “underdog” nelle sfide impossibili.
Ci sono altre realtà, tuttavia, altri racconti che invece passano più in sordina. Realtà che la storia ha inspiegabilmente relegato in un cassetto. Realtà che si tramandano nelle firm delle curve inglesi, ma che vale la pena portare alla luce affinché diventino patrimonio storico di un calcio che non c’è più. Beh preparatevi, perché la storia che leggerete di seguito appartiene proprio a questa categoria. Si parla di un record che fece scalpore e che, ancora oggi, nonostante siano passati più di 70 anni, è condiviso da poche, pochissime squadre.
Questa è la storia della “golden age” dell’Huddersfield Town Football Club, la principale squadra di calcio dell’omonima cittadina della contea del West Yorkshire. Un club glorioso che venne fondato nel 1908 da Hilton Crowther, un industriale di Mersden che pensò di sfruttare il mondo del pallone per pubblicizzare il suo lanificio. Un investimento – assolutamente rilevante per l’epoca – di circa 2000 sterline. Ma il calcio, in quella piccola realtà nel cuore dell’Inghilterra, all’inizio sembrava non voler attecchire. Ad Huddersfield era già presente una squadra di rugby che, invece, riscuoteva un ottimo successo e monopolizzava le attenzioni del pubblico della città.
Per la compagine calcistica i primi anni furono abbastanza deludenti, sia dal punto di vista sportivo che finanziario: nel 1910 la squadra ottenne l’ammissione alla Football League, ma fino alla sospensione dovuta alla Grande Guerra non raggiunse altro che un mesto quinto posto in Second Division nella stagione 1912/1913. Media di spettatori? Circa 5000 persone a partita, un po’ poco per una società che sogna di diventare grande. Fu proprio la “rinascita” al termine del guerra a determinare una prima svolta per l’Huddersfield: nel 1919, infatti, Crowther investì nella squadra altre 45mila sterline.
Nonostante questo, in città mancava proprio la passione per il pallone rotondo: il 9 settembre 1919, nella partita infrasettimanale contro il Bury, l’incasso fu di appena 49 sterline. Un paio di mesi dopo, il 1 novembre 1919, nella vittoria casalinga sul Fulham si racimolarono solo 90 sterline. Il rugby? Beh, qui gli incassi delle partite erano assai superiori, raggiungendo le oltre 1600 sterline a settimana. Almeno da un punto di vista economico, quindi, la squadra di calcio sembrava non avere futuro.
Ma, alla fine, è sempre il campo che parla. E i risultati cominciavano ad essere interessanti, perché l’Huddersfield navigava stabilmente nella parte alta della classifica. Crowther – che nel frattempo aveva fondato anche il Leeds United – ebbe un’idea coraggiosa: perché non unire le due squadre? I tifosi – pochi ma appassionati – insorsero e scelsero di rilevare il club mediante una sorta di azionariato popolare.
La stagione 1919/1920, la prima dopo la fine della guerra, vide l’Huddersfield raggiungere due ottimi risultati: il secondo posto in campionato, con contestuale promozione in Prima Divisione, e la finale di FA Cup persa per 1 a 0 contro il ben più noto Aston Villa. Con questi risultati, ovviamente, il pubblico non tardò ad arrivare. In città l’entusiasmo cresceva. Nel 1920 ci fu poi la svolta definitiva, l’inizio del sogno: l’Huddersfield assunse come segretario il semi sconosciuto Herbert Chapman, un ex giocatore di buon livello. La stagione 1920/1921 si stava rilevando particolarmente difficile, al punto che, nel marzo del 1921, la dirigenza decise di cambiare le vesti al suddetto signor Chapman: da segretario ad allenatore. Ed ecco qua il definitivo cambio di marcia nella vita di entrambe le parti.
Chapman, infatti, nella stagione 1921/1922 guidò la squadra alla prima storica vittoria della FA Cup. L’Huddersfield – che in campo schierava giocatori del calibro di Charlie Wilson, George Brown, Alex Jackson e Billy Smith – vinse 1 a 0 contro il Preston North End con un goal su rigore di Billy Smith, portando a casa la sua prima storica Coppa d’Inghilterra. Tuttavia, come si dice in gergo, l’appetito vien mangiando. Dieci giorni dopo, all’Old Trafford di Manchester, l’Huddersfield portò a casa anche la Supercoppa di Lega di fronte a 20mila spettatori: 1 a 0 al Liverpool, che aveva appena finito di dominare la Prima Divisione.
Chapman e la squadra, però, non erano ancora sazi. Dopo aver sfiorato il titolo di Campioni d’Inghilterra nella stagione 1922/1923, l’anno successivo ottennero il grande risultato: in un campionato combattuto punto su punto contro il Cardiff City, si aggiudicarono il titolo grazie al quoziente reti – un sistema che in Inghilterra era già in uso da moltissimi anni ma che, per la prima volta, venne utilizzato per assegnare il titolo. Huddersfield campione, dunque, con buona pace per tutti gli altri.
Anche la stagione successiva vide “I Terriers” – soprannome che l’Huddersfield ha assunto a partire dalla fine degli anni ’60 – vincere il titolo, stavolta con due punti di vantaggio sul West Bromwich. Da quelle parti ci avevano preso gusto, ma a fine stagione arrivò la doccia fredda: il coach Chapman, condottiero di tante battaglie, lasciava lo Yorkshire per trasferirsi a Londra, sponda Arsenal. Qui scriverà un pezzo di storia del calcio inglese inventando il c.d. “sistema”, un modulo antesignano del 3-4-3 che gli permise di collezionare oltre 400 presenze sulla panchina dei Gunners e numerosi trofei…ma questa è un’altra storia!
Tornando al glorioso Huddersfield, dalla stagione 1925/1926 si sedette in panchina mister Cecil Potter, che proveniva dal Derby County ed era al debutto assoluto in Prima Divisione. Dopo il recente passato con Chapman, ovviamente in città non c’erano grandi aspettative, anche perché fino a quel momento nessuno aveva mai vinto tre titoli di fila. Neppure il ben più quotato Liverpool, che si era fermato a due. Inoltre, benché non avesse mai sfigurato sulla panchina del Derby, il nuovo allenatore Potter non aveva grande esperienza e né, tantomeno, aveva mai raggiunto risultati degni di nota. Ma, si sa, il calcio è strano. È magico e sa sempre regalare emozioni. In un serrato scontro con l’Arsenal dell’ex Chapman, i Terriers ottennero il terzo titolo consecutivo scrivendo il loro nome nei libri di storia del calcio inglese.
Un record, quello dei tre titoli consecutivi, che non è mai stato battuto. Uguagliato si, ma mai superato. Ci riusciranno anche l’Arsenal (1933 – 1934 e 1935), il Liverpool (1982 – 1983 e 1984) e il glorioso Manchester United. Ma i primi, coloro che hanno scritto in anticipo questo difficile pezzo di storia, sono stati loro: i ragazzi dell’Huddersfield.
Dopo l’era d’oro degli anni ’20, la squadra non è più riuscita a ripetere alcun exploit, stazionando stabilmente in Prima Divisione fino alla metà degli anni ’50 (salva la retrocessione nel 1951). Dalla metà degli anni ’50, poi, la squadra ha sempre navigato a vista nei campionati inferiori, toccando addirittura la quarta serie nel 1975. Dopo oltre cinquant’anni, nel 2017, l’Huddersfield è tornato in Premier League vincendo i playoff, ma al termine della stagione 2018-2019 è nuovamente retrocesso.