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giovedì 21 Novembre 2024
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Ore 22.34: quando Solskjaer portò i diavoli rossi in Paradiso

A che ora è la fine del mondo? Ole Gunnar Solskjaer e quel gol che fece venire giù mezzo Camp Nou!

7 ' di lettura“…Le liste del Giudizio Universale saranno trasmesse dai telegiornali a reti unificate e poi sulla pagina 666… A che ora è la fine del Mondo, che rete è?” 

Ci va di immaginare che Ole Gunnar Solskjær conosca questa canzone di Ligabue (o almeno l’originale dei R.E.M.). Ci va di pensare che abbia un’idea precisa al riguardo. E che ce la racconterebbe così… 

 <<L’Apocalisse? È il 26 maggio del 1999 (che a ben pensarci ha pure un bel 666 rovesciato). Succederà a Barcellona, in Spagna. Inizierà alle 20:45 e terminerà alle 22:34. E la vedrete in tv. In campo, a combattere per il trofeo più prestigioso, scenderanno 11 diavoli, vestiti di rosso, con la maglia del Manchester United e con in panchina il migliore dei comandanti: lanciati alla conquista di uno storico Treble, che in Inghilterra non è ancora riuscito a nessuno. È la terza partita in circa dieci giorni: ma abbiamo appena vinto il 12° scudetto e la 10° F.A. Cup e siamo lanciatissimi. Purtroppo Paul Scholes e Roy Keane saranno squalificati, quella sera (accidenti): ma il loro solo carisma, darà ulteriore energia a noi compagni in campo. Chi potrebbe fermare un’armata così? Ci proverà la corazzata tedesca del Bayern di Monaco. Me li ricordo, quei pezzi di marcantonio, alti quasi 2 metri e ben piazzati: EffenbergMatthaus, la saracinesca Oliver Kahn… in panchina un algido e serioso Ottmar Hitzfield: alto, magro, occhi a fessura, capello brizzolato e un modo di fare che non tradisce emozioni e trasmette rigore. Mica come il nostro: Dio se s’incazza, Alex Ferguson, quando facciamo troppo di testa nostra o commettiamo errori grossolani! La freddezza e la razionalità tedesche, contro la tenacia, la “sete” e la spavalderia inglesi (ma attenzione che il nostro Mister è scozzese – benzina sul fuoco): ne vedrete delle belle… promesso.

L’ho promesso anche a mia moglie Silje: ci siamo conosciuti giovani ed ha sempre creduto in me. Mica come quando ero un ragazzino: il fisico gracile e questa faccia d’angelo, hanno sempre dato un’idea errata di me. Me lo ricordo ancora, quel bullo della 5° superiore: che mi ha fottuto la prima fidanzatina, facendole credere che non fossi abbastanza virile… o quell’altro che mi sgambettava fuori da scuola, se non gli passavo i compiti… Intendiamoci: avere un bel viso ed essere un bravo ragazzo, ha dato modo ad alcuni di pensare che non avessi abbastanza carattere; mentre nel calcio, qualcuno può aver pensato che non fossi abbastanza forte o non potessi essere efficace. Per fortuna altri hanno notato la mia passione e hanno creduto nel mio talento: al Clausenengen (che non è una parolaccia ma la mia 1° squadra – in cui ho esordito a 17 anni) ho segnato ben 115 gol in quattro anni e sono così arrivato al Molde prima e in Inghilterra poi. E allo United mi trovo bene: l’allenatore ha fiducia in me e ognuno ha delle caratteristiche personali ben precise con cui, insieme, abbiamo creato un mix quasi perfetto. 

Dopo due anni insieme, arriviamo al traguardo che ogni squadra sogna (e che per noi significa anche il terzo trofeo in una stagione). Perciò vi dicevo che se dovessi pensare alla fine del mondo: direi che potrebbe essere benissimo quella assurda finale di Champions League del 1999. Equilibratissima: perché siamo davvero tra le squadre migliori d’Europa, in quel momento. Ma quello che sta per succedere: non può immaginarlo nessuno, neanche lontanamente. I deutsch sono agguerriti: scendono in campo e si piazzano secondo i loro schemi rodati. E inizialmente sembra anche andargli bene, che per noi è un male: Basler calcia infatti una punizione al 5° minuto che aggira la nostra barriera; Schmeichel non arriva sulla palla e Mario segna il gol della vita: o almeno, quello che lui crede lo sia. E invece, il gol della vita, lo faccio io: e chi se lo aspetta? Io sono quello che non ti aspetti. 

Al 67° il Mister fa entrare Teddy Sheringham: un grande campione che ha tutte le carte in regola per darci una grossa mano. Io, intanto, resto in panchina: non mi perdo un rimbalzo; concentrato e lucido. Ferguson sa che può contare su di me. Ed è anche consapevole di poter ribaltare un risultato: sapete cos’è il “Fergie time”? È quando lui indica l’orologio nei minuti finali, nel tentativo anche di intimorire l’avversario e quasi come a preavvisare che il bello deve ancora arrivare… Questa sera non lo fa, in preda probabilmente alla tensione e all’emozione: ma ciò non gli impedisce di ragionare sulle scelte e agire di petto, come sempre… e come spesso accade: il bello arriva anche stavolta. E noi iniziamo il nostro assedio: in quegli ultimi 15 minuti, li chiudiamo nella loro metà e non gli diamo tregua; ma senza ansia: siamo i soliti, siamo il Manchester United e non ci arrendiamo fino alla fine. Anche Schmeichel lo sa: quando i crucchi arrivano nella nostra area, sbagliano lo sbagliabile… e dai palloni che si stampano sui legni, Peter capisce che la storia non è ancora scritta. Incrocia lo sguardo col Mister: uno sguardo che vale più di mille parole. È solo questione di tempo…  

Scholl becca un palo al 78°. Poi Jancker una traversa clamorosa all’83°. Intanto, all’81°, tocca a me e io faccio quello che so fare: mi metto in prima linea e do quella spinta ulteriore che serve. I tedeschi non mi filano nemmeno, dall’alto della loro fisicità: ma dentro lo so che stanno tremando, che sono nervosi; secondo me intuiscono che qualcosa non quadra più… C’è come un’aria strana in campo… ve l’ho detto: non usciremo da lì senza prima aver dato tutto, fino all’ultimo… soprattutto all’ultimo! 

E infine l’arbitro concede 3 minuti di recupero. Tre: come il numero perfetto. Tre: come i “6” che compongono il cosiddetto “numero del diavolo” che vi facevo casualmente notare all’inizio… e noi siamo i “diavoli rossi” … Tutto sembra essere uno strano scherzo del destino. Io però no: io ho una faccia angelica. Mi hanno sempre detto che ho la faccia da bambino su un corpo di adulto. Mi hanno sottovalutato, forse, per questo. Perciò dicevo che gli alemanni non fanno troppo caso al mio ingresso per sostituire Cole: lui sì che lo temevano. Andy è uno dei “Calypso boys”, una coppia d’attacco (lui e Yorke) che molti vorrebbero avere. Li hanno contenuti stasera: non hanno segnato. Ma sapete cosa? Meglio che non mi diano importanza: che mi guardino pure dall’alto in basso… il mio fisico mi tornerà utile… Adesso vi frego io… 

Al 90° il nostro David Beckham si incarica di calciare un angolo: lui è giovane ma ci sa fare parecchio, coi calci piazzati. Nemmeno a dirlo: indirizza la palla perfettamente in area. E al 91° Sheringham, con tutta la sua scaltrezza, esperienza ed abilità, la intercetta e piazza una zampata rasoterra vincente all’angolo in basso a sinistra. Tempo zero: e siamo tutti in mezzo al campo, panchina compresa! Un urlo liberatorio squarcia il silenzio di quei minuti precedenti: il nostro fuso con quello dei nostri tifosi sugli spalti, anche loro carichi come un colpo in canna pronto ad esplodere. Schmeichel lo sapeva che qualcosa sarebbe successo: ma è incredulo anche lui e si ritrova a dover tornare indietro verso la sua porta, da cui era corso via per darci una mano là davanti. La trance e l’entusiasmo durano poco: si ricomincia. 

Adesso potremmo tirare quasi un sospiro di sollievo: si palesano i supplementari. Potremmo risparmiare delle energia preziose. Potremmo: ma non lo facciamo. Ad un certo punto, quel tempo che stava passando inesorabile, sembra quasi frenarsi e quei secondi finali sembrano trascorrere lentissimi. E si sta realizzando il famoso “Fergie time” che vi dicevo. Adesso leggo la paura nei loro volti. L’incantesimo si sta realizzando: e adesso mi diverto pure io, con il crucco che mi marcava con supponenza. Ti faccio vedere chi è Ole: e non ve lo dimenticate più. Vedi ora che ti combina la “faccetta angelica”. Mai sottovalutare l’avversario o pensare di averlo in pugno. 

Meno di un minuto dopo il pareggio, riprende l’assedio alla porta avversaria: Becks si posiziona di nuovo all’angolo, pronto a calciare… per poi disegnare un’altra pennellata delle sue. Sta per scoccare il 93°. Sono momenti interminabili. I tifosi tedeschi chiudono gli occhi e trattengono il fiato. Anche il nostro portierone. Anche qualche tifoso inglese: ma i più hanno lo sguardo fisso in quei pochi metri d’area nemica. Trattengo pure io l’aria, per un attimo. Anche Sheringham che salta sopra tutti, intercetta di nuovo la palla, la sfiora con la testa e me la fa trovare davanti: troppo bella e perfetta perché io non possa calciarla dritta in rete. Espiro, colpisco e scarico il tiro: e segno. Gliela piazzo a destra. Vedo la rete gonfiarsi… Sento un boato di voci… Realizzo di aver fatto un gol importantissimo. Mi lancio in scivolata sotto la curva: mi raggiungono i compagni e pure i magazzinieri. Mi travolgono. I nostri tifosi saltano: mezzo Camp Nou sembra quasi venire giù! Io non ci capisco più nulla… nessuno capisce più niente… Cosa cavolo ho combinato??!!?? Ho portato i diavoli rossi in Paradiso. Mancano meno di 30 secondi alla fine e abbiamo segnato di nuovo. Tempo solo di battere un altro calcio d’inizio dal centro del campo, che la nostra difesa, prontamente, recupera e rilancia… e poi l’arbitro Collina fischia la fine. E noi siamo campioni d’Europa, di nuovo dopo ben 31 anni: anzi, è addirittura Treble!

Lennart Johansson, presidente dell’UEFA, si avvia verso il punto della premiazione 2 minuti prima della fine prevista e, quando rispunta a bordo campo, non crede ai suoi occhi: chi ha vinto sta piangendo e chi ha perso sta ballando (parole sue)! Non sa il cataclisma che si è verificato in quel frangente che ha perso. I bavaresi sono crollati a terra, in lacrime, stremati e abbattuti. Sugli spalti: i loro tifosi hanno lo sguardo di chi ha assistito all’incubo peggiore della propria vita. Quasi 91 minuti da vincitori e poi… Nemmeno il regista migliore o il più cinico, avrebbe potuto scrivere un copione simile. Ve l’avevo detto che non molliamo mai. E vi avevo anche detto che volevo lasciare il segno. Da questo momento in poi, difficilmente il mio nome verrà dimenticato: anzi, gli inglesi cominciano a chiamarmi “the baby-faced assassin”, l’assassino con la faccia da bambino. Il Manchester United entra una volta di più nella storia ed io ne indosso orgogliosamente la maglia: abbiamo tutti scritto un pezzo di storia calcistica, stasera. 

Sono le ore 22:34 del 26 maggio 1999. Abbiamo rimontato una partita che sembrava persa e conquistato il terzo titolo. Abbiamo segnato due gol in 83 secondi. Io, un normalissimo ragazzo venuto da lontano, quello che probabilmente non ti aspetti, ho fatto quello della vittoria. I diavoli rossi si ritrovano nell’Olimpo del calcio che conta. E questa, ladies and gentlemen, sembra proprio la fine del mondo!>> 

Lo pensiamo anche noi, Ole. 

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Ilaria Ciangola
Di Trento. O.S.S. in Pronto Soccorso. Tifosa e appassionata di calcio (italiano e internazionale), viaggi, Oasis e tutto ciò che è oltremanica.

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