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Perchè Damien Duff faceva la differenza: cuore, estro e polmoni

L'ala irlandese, tra gioie e delusioni, è stato un esempio di generosità ed un professionista esemplare per tutta la sua lunga carriera tra Blackburn, Chelsea, Newcastle, Fulham e nazionale irlandese

3 ' di letturaFuori dal campo non ha mai disdegnato un riposino, soprattutto dopo pranzo.
Sul terreno di gioco ha seminato avversari, fornito assist decisivi ed ha vissuto da protagonista emozioni che, nel bene e nel male, forse solo il calcio è capace di regalare.
Damien Duff è una delle ali più forti viste nella storia della Premier League, in una carriera lunga e prestigiosa iniziata nel 1996 e terminata diciotto anni dopo.
Dall’Irlanda a Blackburn dove Roy Hodgson lo lancia nella mischia ancora minorenne: ad Ewood Park la festa è finita, l’esperienza in Champions League è stata pessima, lo storico titolo del 1995 sembra essere lontano decenni ed appena quattro anni dopo i Rovers retrocedono.
Damien, però corre, si sacrifica, gioca in più ruoli ed ovunque sia schierato esibisce un atletismo irresistibile.
L’irlandese, che nel frattempo è entrato in pianta stabile nel giro della nazionale maggiore dopo uno straordinario Mondiale Under 20, è un esempio di generosità e nel 2002 vive mesi memorabili: il Blackburn è tornato in Premier, lui è in campo nella finale di Coppa di Lega vinta contro il Tottenham e si rivela strumentale nella qualificazione dell’Irlanda al Mondiale coreano, dove va in gol contro l’Arabia Saudita.

Con la maglia dell’Irlanda 100 presenze ed 8 gol (di cui uno all’Arabia Saudita nella Coppa del Mondo 2002) tra il 1998 ed il 2012

Nel luglio 2003 Duff è uno dei primi volti nuovi della campagna acquisti del Chelsea, nella quale Roman Abramovich, che ha appena rilevato il club da Ken Bates, non bada a spese.
Se nella prima stagione, molto positiva, prevale il rammarico per aver saltato causa infortunio la semifinale di Champions League a Montecarlo, il cambio di allenatore da Claudio Ranieri a Josè Mourinho rende Damien ancora più performante.
Duff a destra, Drogba al centro, Robben a sinistra: tridente irresistibile (sia in campo che nei videogiochi!), un gol nel mercoledì da leoni contro il Barcellona di Eto’o e Ronaldinho a Stamford Bridge ed il suo mancino che produce tante giocate determinanti per aiutare i Blues a vincere due campionati consecutivi dopo mezzo secolo.
Con il Chelsea, però, le strade si separano prima del previsto, anche per sua colpa, come dichiarerà proprio Duff tempo dopo.
La paura di perdere il posto da titolare, la fretta che diventa cattiva consigliera e l’irlandese lascia Londra direzione Newcastle.
Con le Magpies l’esperienza nasce male e finisce peggio: diversi problemi muscolari incidono sulle presenze e sulle prestazioni di Damien.
La tragica stagione 2008/09 si chiude con l’autorete, contro l’Aston Villa, che sentenzia la retrocessione in Championship di una squadra che neanche la leggenda Alan Shearer, chiamato alla disperata sulla panchina, è riuscito a salvare.
Damien è spalle al muro: deluso, frustrato e retrocesso nonostante il suo mancino sia ancora in grado di far male.
Ricompare quel gentiluomo di Roy Hodgson che lo chiama al Fulham, dove ritrova il manager che tredici anni prima lo aveva fatto esordire in Premier League.
L’aria londinese rigenera Damien che gioca una straordinaria stagione 2009/10, segnata da due eventi che gli appassionati ben ricorderanno.
Da una parte la rabbia per il tocco di mano di Thierry Henry che, allo spareggio, nega all’Irlanda allenata da Giovanni Trapattoni la partecipazione alla Coppa del Mondo in Sudafrica.
Dall’altra la cavalcata europea dei Cottagers, nella quale sfodera alcune fra le migliori prestazioni della carriera, come quando decide la semifinale d’andata contro il Wolfsburg.
E’ una seconda giovinezza quella dell’irlandese che dopo aver piegato il Blackburn con una doppietta a Craven Cottage, dichiara che “qui al Fulham ho ritrovato la forma migliore, c’è una splendida atmosfera ed un gruppo fantastico“.
La storia si conclude nel 2014: a febbraio ultima partita in riva al Tamigi in una squadra che affonda nonostante tre manager diversi in un solo campionato, per un addio anche amaro davanti ad un pubblico che ha apprezzato la sua voglia di non mollare mai.
A proposito di altruismo, Duff ha chiuso la carriera nella sua Irlanda, nello Shamrock Rovers dove ha donato in beneficenza (per intero) lo stipendio propostogli dai biancoverdi di Dublino.
Contando quanto ha corso, il riposino pomeridiano è proprio servito.

Il Fulham è stata l’ultima tappa della sua lunga carriera in Premier League, per un totale di 392 presenze, 54 gol e 55 assist
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Alberto Emmolo
Alberto Emmolohttp://www.urbone.eu
Classe 1984, travolto da una grande passione per il football fin da bambino, appena possibile vola a Londra per "respirare" calcio, atmosfere e sensazioni. Nel maggio 2019 ha pubblicato il suo primo libro "Hat-trick - i grandi attaccanti della Premier League" (ed. Urbone Publishing)

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