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Prodezze e malefatte di Stan Bowles, talento geniale e ribelle

10 ' di letturaStan Bowles è malato. Ha l’alzheimer.  Non ricorda più nulla di quello che è stato, di quello che ha rappresentato per una generazione intera di tifosi e appassionati di calcio. Non solo quelli del suo adorato Queens Park Rangers, ma di tutti quelli che, amando il calcio, non possono non essersi innamorati di questo mancino dai capelli lunghi, che con i suoi dribbling irriverenti, con le sue finte, i suoi assist e i suoi goal, contribuì ad illuminare come pochi altri quel periodo romantico e folle del calcio inglese negli anni ’70.

Stan oggi vive con la figlia Andria che si prende cura di lui come della sua piccola Macie.

«È come avere due bambini in casa» dice Andria parlando di suo padre Stan e di sua figlia. E aggiunge con infinita dolcezza: «Perché quello di cui hanno bisogno i malati di questo terribile morbo è cura, attenzione e amore. Esattamente come i bambini».

Vicino a lui c’è ancora qualcuno degli amici di un tempo, primo fra tutti Don Shanks, ex-compagno di squadra e “socio” in infinite bravate ai tempi del QPR, quando giocare a calcio non impediva loro la possibilità di essere ragazzi normali. Stan ha gli occhi azzurri e vivaci come un tempo. Gli occhi di uno che quando ti guarda sembra sempre che voglia prenderti in giro. Come quando giocava e arrivava allo stadio insieme ai tifosi, a volte anche mezz’ora prima di scendere in campo. Perché “prima” c’era sempre da fare un salto da un bookmaker a puntare un “tenner” (10 sterline) sul cavallo vincente… e magari farsi anche una pinta veloce prima della partita.

«Tanto a cosa servono tutte quelle chiacchiere prima di iniziare una partita? C’è forse mai stato qualcuno che ha saputo cosa sarebbe accaduto esattamente in campo? No, nessuno lo sa. La partita non va pensata, studiata o immaginata. La partita va giocata». Questa in breve la filosofia calcistica di Stan Bowles. L’unica cosa che avesse da dire, una volta sceso in campo, era: «Ragazzi, se non sapete cosa fare con la palla datela a me. Qualcosa mi inventerò». E quasi sempre era così.

Ora però Stan sta male. Sono almeno tre anni che si parla di organizzare una partita in suo onore.

Un “testimonial match” come lo chiamano da quelle parti. Un modo concreto di “testimoniare” l’affetto e la riconoscenza verso un calciatore che è stato il simbolo di una squadra (il QPR) ma anche e soprattutto di un modo di intendere il calcio ormai scomparso. Un modo per permettere a Stan di guadagnare un piccolo gruzzolo con cui affrontare più serenamente gli ultimi anni della sua vita, con Andria e la piccola Macie. Stan Bowles lo meriterebbe, ma non rimane molto tempo prima che quella maledetta “nebbia” avvolga completamente il suo cervello. Quello stesso cervello capace di inventare cose su un campo di gioco che i “cervelli normali” intorno a lui non osavano neppure immaginare.

«Perché – come ripeteva spesso Bowles –  se a giocare non ti diverti tu, come puoi pretendere che si divertano quelli fuori?».

Stan Bowles nasce a Collyhurst, sobborgo di Manchester, il giorno della vigilia di Natale del 1948. È ancora un ragazzino quando firma per il Manchester City. Ha un talento enorme ma è altrettanto indisciplinato e assolutamente disinteressato a dettami tattici, ad allenamenti duri e soprattutto a giocare senza il suo adorato pallone. È ancora nelle giovanili quando viene “beccato” a gestire un giro di scommesse illegali per una Gang di Manchester.

Il suo rapporto con l’allora coach del City Malcolm Allison, assistente del manager Joe Mercer, è tutt’altro che idilliaco e, nonostante il Manchester City sia in quel momento una delle più forti squadre d’Inghilterra e d’Europa, per Stanley Bowles c’è la necessità di cambiare aria. Per due stagioni farà vedere grandi cose prima al Crewe Alexandra e poi al Carlisle, dove apparirà evidente che un giocatore del suo calibro necessita di ben altri palcoscenici.

Nel settembre del 1972 è il QPR che mette sul piatto l’importante cifra di 110.000 sterline per assicurarsi il giovane Stan. La sua prestazione contro il QPR della stagione precedente è rimasta impressa a tifosi, dirigenza e ai nuovi compagni di squadra che lo indicano come “il calciatore più forte che abbiamo incontrato in tutta la stagione”.

Avevano tutti ragione.

Stan Bowles contribuisce in maniera decisiva al ritorno, al termine di quella sua prima stagione al QPR, in First Division. La squadra ha dei giocatori eccellenti. Dagli esperti Frank Mc Lintock e Terry Venables ai giovani Phil Parkes in porta, Gerry Francis a centrocampo, Dave Thomas all’ala, Don Givens in attacco e ovviamente Stan Bowles “alla Cruyff” come Terry Venables definirà il suo ruolo anni dopo.

L’impatto in First Division è eccellente. Un ottavo posto a soli 3 punti da un piazzamento europeo e per Stan l’immediata consacrazione. Terzo miglior marcatore della stagione dietro Mich Channon del Southampton e l’altro “maverick” Frank Worthington del Leicester. La squadra è in continua crescita. Il livello tecnico e il talento sono di prim’ordine, ma è Stan l’idolo del Loftus Road grazie alla sua qualità, al suo stile di gioco creativo e al contempo sempre molto tranquillo.

L’anno successivo sulla panchina del QPR arriverà Dave Sexton, uno dei coach più preparati e stimati nella storia del calcio inglese. Un attento osservatore del calcio, soprattutto di quello oltre confine. Il QPR diventa ben presto una delle squadre più moderne di tutto il calcio inglese e le assonanze con i lancieri olandesi dell’Ajax saranno evidenti. Il QPR non ha mai vinto un campionato nella sua quasi centenaria storia (il Club fu fondato nel 1882) ma nella stagione 1975-1976 ci andrà vicinissimo, anzi sarà campione per 10 giorni.

All’esordio stagionale di quella memorabile e incredibile stagione avversario del QPR al Loftus Road è la corazzata dei Reds di Liverpool. Sulla loro panchina per la seconda stagione consecutiva siede Bob Paisley, per anni braccio destro del grande Bill Shankly, che però ha chiuso la prima stagione alla guida del Liverpool al secondo posto dietro la rivelazione Derby County e con nessun nuovo trofeo in bacheca. La partita è un monologo assoluto di Bowles e compagni. Stan e Gerry Francis sono inavvicinabili per i giocatori del Liverpool: l’intesa tra i due è quasi telepatica. Il 2 a 0 finale è assolutamente bugiardo e non rispecchia lo schiacciante dominio del QPR che solo le strepitose parate di Ray Clemence tra i pali dei Reds hanno impedito al risultato di assumere proporzioni assai più ampie.

Nessuno in quel giorno di agosto poteva immaginare che quel match potesse diventare così trascendentale nel maggio successivo al momento di decidere le sorti di quel campionato. Il QPR si dimostra squadra di altissimo livello e contende per tutta la stagione il titolo al Liverpool. Da fine gennaio in avanti in particolare, la cavalcata degli Hoops del Loftus Road sembra inarrestabile. Arrivano 11 vittorie e 1 pareggio in 12 partite. Troppo anche per il Liverpool che non molla di certo, ma con la “distrazione” di una Coppa Uefa che lo vede raggiungere la finale dopo aver liquidato nientemeno che il Barcellona di Cruyff e Neeskens in semifinale.

Il 17 aprile il QPR va a giocare a Norwich, terzultima di campionato prima di due delicatissimi scontri con Arsenal e Leeds United. C’è aria di “match-point” con una vittoria al Carrow Road. Invece il QPR cade inopinatamente. Il Liverpool, battendo 5 a 3 lo Stoke, torna in testa al campionato. Tuttavia, non tutto è compromesso. Arsenal e Leeds vengono entrambe superate e quando finisce la sua stagione il QPR è davanti a tutti, anche al Liverpool, sebbene per un solo punto. La Federazione inglese, però, ha consentito al Liverpool di posticipare la propria partita con il Wolverhampton fra le due gare di finali contro il Bruges in Coppa Uefa.

Quella sera entrerà nella storia del calcio inglese.

La BBC invita giocatori e dirigenti del QPR nei propri studi per assistere alla partita tra il Wolverhampton e il Liverpool. Per i Reds non sarà una passeggiata. Il Wolverhampton ha bisogno di una vittoria per evitare la retrocessione. Il Molineux di Wolverhampton è una bolgia. Ci sono quasi 49.000 spettatori sugli spalti.

Nel primo tempo il Wolverhampton va in vantaggio con il centrocampista Kindon. Il Liverpool è sulle gambe. Una stagione lunghissima ed estenuante sta facendo pagare il conto ai Reds nella penultima gara della stagione. L’ultima sarà la settimana successiva quando dovranno andare in Belgio a difendere il 3 a 2 dell’andata all’Anfield Road.

Nel secondo tempo Paisley toglie un centrocampista, Jimmy Case, e mette la terza punta, il rosso David Fairclough, soprannominato “super-sub” per la sua capacità di entrare in partita dalla panchina e risultare spesso decisivo. Manca meno di un quarto d’ora alla fine e il Liverpool si riversa nella metà campo dei “Lupi” di Woverhampton. Tommy Smith mette un pallone in mezzo dalla trequarti. Toschack sfiora il pallone di testa prolungandone la corsa e tagliando fuori la difesa del Wolverhampton. Sul pallone si avventa Kevin Keegan che ha un controllo fortunato ma poi è rapidissimo a trovare la coordinazione e segnare sull’uscita del portiere.

Ma ancora non basta. La differenza reti premia il QPR. Negli studi della BBC l’aria festosa di qualche minuto prima ora è tesissima. Ora di minuti ne mancano cinque. La palla è dentro l’area di rigore dei Wolves. È tra i piedi di John Toschack, il gigante gallese, che è strettamente marcato ed è di spalle alla porta. Toschack non è esattamente leggiadro, ma fa una finta, poi una seconda finta, che sbilancia il suo marcatore creandosi una manciata di centimetri per tirare in porta. Lo fa e il suo tiro gonfia la rete. Il terzo goal nel finale di Ray Kennedy suggellerà il trionfo dei Reds.

Stan Bowles e il QPR non andranno mai più così vicini ad un titolo.

In Nazionale, con l’arrivo di Don Revie sulla panchina inglese, le sue chance si ridurranno ulteriormente. 5 presenze complessive e 1 goal (contro il Galles) sono un ritorno indegno per un calciatore della qualità di Stanley Bowles.

La stagione successiva Stan avrà la possibilità di mostrare il proprio talento in Europa, in Coppa Uefa. Il QPR si fermerà ai quarti di finale (uscendo ai calci di rigore contro l’AEK di Atene) ma Stan segnerà la bellezza di 11 reti in 8 partite confermandosi all’altezza, in ambito internazionale, di fare la sua parte per la Nazionale Inglese. La quale, vale la pena di ricordarlo, negli anni dei mavericks riuscì a NON qualificarsi sia per i Mondiali di Germania del 1974 sia per quelli di Argentina 4 anni dopo.

Nel 1979 arriva l’ennesimo dissapore con un allenatore: stavolta è il nuovo manager del QPR Tommy Docherty che proprio non riesce a legare con Bowles. Memorabile sarà il loro litigio quando Docherty dirà a Bowles: «Stan, puoi fidarti di me». La risposa di Bowles fu «Mi fido di più a dare i miei polli al Colonel Saunders!» alludendo alla famosissima catena di fast food “Kentucky Fried Chicken”.

Per Bowles ci sono sei lunghi mesi ad allenarsi con le riserve prima di ricevere una chiamata da uno dei più forti team della First Division. Fra la sorpresa generale a richiedere le prestazioni di Stan Bowles è Brian Clough, che decide di inserirlo nella rosa del Nottingham Forest, campione d’Europa in carica. Per qualche mese sembra che tutto funzioni alla grande e Bowles, pur giocando da centrocampista classico, segna due reti nelle prima tre partite. Gioca praticamente per tutta la stagione, ma sul finire della stessa il rapporto tra due “teste calde” come Bowles e Clough si incrina definitivamente. Bowles intende partecipare ad una partita amichevole in onore del compagno di squadra John Robertson, con il quale ha legato moltissimo (il vizio del fumo e una condotta di vita non proprio da professionista sono stati un “collante” decisivo). Clough gli nega la possibilità.

Lo scontro tra i due è violento e, ovviamente, è Bowles che deve cedere. Da lì a pochi mesi, senza ovviamente più “toccare” il terreno di gioco in una partita ufficiale con il Forest, viene ceduto al Leyton Orient e una stagione dopo al Brentford, dove finirà la sua carriera nel febbraio del 1984, a 35 anni suonati.

ANEDDOTI E CURIOSITÀ

È il 9 marzo 1973. Sunderland e QPR giocano l’ultima partita del campionato di Seconda Divisione. È un giorno di festa per entrambe le squadre. Il Sunderland quattro giorni prima ha vinto la FA CUP, sconfiggendo in finale il favoritissimo Manchester United mentre il QPR si è già garantito la promozione in First Division. Con grande orgoglio il Sunderland decide di mostrare la coppa vinta quattro giorni prima posizionandola in bella vista su un tavolo a bordo campo. I giocatori del QPR entrano per il riscaldamento.

La tentazione è troppo forte. «Ragazzi cosa scommettete che da qua colpisco quella coppa con il pallone?» propone Bowles. In breve si raccolgono le puntate. Bowles prende la mira e… la prestigiosa Coppa di Inghilterra vola dal tavolino in terra. Il pubblico impazzisce, i dirigenti sono inferociti. Ovviamente tutti i giocatori del QPR diranno che è stato un errore, che è stato tutto involontario… ma non ci crederà nessuno! L’ultima parola, anche in campo, l’avrà Stan Bowles autore di una doppietta nella vittoria del QPR. Del resto lui e il suo grande amico Don Shanks ne hanno sempre combinate di tutti i colori.

«Una volta, durante una trasferta in Belgio, eravamo in giro per locali – racconta Shanks – quando ci accorgemmo che stavano tutti per chiudere. Entrammo nell’ultimo bar che ancora aveva una luce accesa ma il barista si rifiutava di darci da bere visto che l’orario di chiusura era già stato superato. Allora ebbi un’idea. Finsi di avere un attacco al cuore e chiesi un brandy per rimettermi in sesto. Spaventato il barista chiamò un’ambulanza. Quando questa arrivò io mi ero già “ripreso”: ringraziai e tornammo in albergo. Dopo poche ore arrivò la polizia che ci portò in carcere e ci tenne lì fino al giorno dopo. Ce la cavammo con una grossa multa, ma scoprimmo sulla nostra pelle che in Belgio era reato fingere infortuni o malattie e scomodare un’ambulanza!»

Don Shanks, durante il periodo trascorso insieme a Stan al QPR, iniziò a frequentare Mary Stavin, eletta Miss Mondo un paio di anni prima e, fino al loro incontro, fidanzata con Graeme Souness, il celebre centrocampista scozzese che giocò anche in Italia nelle file della Sampdoria.

Durante un Liverpool-QPR, nonostante la fama di duro di Souness, per Bowles la tentazione di provocarlo fu troppo forte. «Eh!, caro Graeme, pensa al mio amico Shanks. Chissà che fretta avrà di finire la partita per andarsela a spassare con la sua nuova fidanzata! È una bomba, amico mio, una bomba!» E così per tutto il match, passato da Bowles ad evitare i temibili tackles di un inviperito Graeme Souness !

Poco prima di una delle sue purtroppo pochissime apparizioni con la Nazionale Inglese, Stan firmò contemporaneamente due contratti con due case di calzature, Adidas e Gola, con l’accordo di indossare le loro scarpe nella prossima partita con la Nazionale. «Come farai a rispettare il contratto, Stan?» gli chiesero i compagni di squadra. «Ragazzi, per 450 sterline metterò una marca al mio piede destro e l’altra al sinistro. Semplice!». Bowles mantenne la parola, giocando il match con due scarpe di ditte diverse… che ovviamente al termine del match strapparono entrambe il contratto con lui!

Ognuno dei grandi mavericks del calcio inglese aveva un vizio predominante. Chi l’alcool, chi le ragazze, chi una sfrenata vita notturna… chi tutte e tre le cose! Stan Bowles amava scommettere. Su qualsiasi cosa e in ogni momento. Il giorno prima della paga settimanale al QPR l’occupazione principale di Stan era quella di leggere i giornali specializzati nelle corse di cavalli e di cani, alla ricerca dei nomi da giocare.

Durante una trasferta per una partita dimostrativa in Groenlandia alla Baia di Disco – tra gli altri c’è anche Mark Hateley – il gruppo di ex-calciatori si riunisce dopo il match in un pub del posto. Un gruppo di pescatori del luogo li scambia per attivisti di Greenpeace e stanno per scatenare una rissa di proporzioni colossali. A questo punto Stan, spaventatissimo, sale in piedi su un tavolo urlando: «Porca troia! Per me potete ammazzare tutti i fottuti delfini che volete, basta che ci lasciate in pace!”» La rissa finisce, prima ancora di iniziare, con una grassa risata generale!

«Poco tempo fa Terry Venables ha detto che io ero più matto di Paul Gascoigne. Non ho ancora capito se sia un complimento o meno».

Quando Bowles arrivò al QPR, da sei mesi se n’era andato l’idolo precedente Rodney Marsh (passato al Manchester City, la prima squadra professionistica di Bowles) e nessuno in squadra voleva la maglia numero 10 che questi con tanto onore aveva portato. «La metto io, dov’è il problema? E poi io vengo dal Nord e non so neanche chi sia Rodney Marsh!» disse con la sua solita ironia Bowles.

Alla domanda su quale fosse il segreto per ottenere il massimo da lui sul terreno di gioco, «Semplice! – rispondeva, serafico, Bowles – Non dirmi mai COSA devo fare!».

Infine una delle più belle ed ironiche frasi di Bowles: «Ho speso tutto in vodka e acqua tonica, scommesse e sigarette. Si, lo ammetto: ho esagerato con l’acqua tonica!».

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