I Blues venivano da una stagione faticosa e frustrante: secondi in campionato e puniti in Europa da un arbitraggio ingiusto. Dopo la breve era di Hiddink, la dinastia ancelottiana avrebbe rimesso le cose a posto, almeno in terra inglese. In fondo era già re, al suo sbarco. E i re – narra la storia mondiale – si sono spesso distinti per follie e capricci, soprattutto al calare del sole, quando la ragione tende ad abbandonare gli umani alle proprie fantasie.
C’è una legge intoccabile nello spogliatoio del Chelsea: le nuove leve devono esibirsi e mostrare il loro talento canoro. In realtà, il destino beffardo non aveva risparmiato nemmeno il tecnico, che tutto sommato, durante una cena, fece la sua figura senza ricevere fischi. Invece al povero Zhirkov andò peggio, molto peggio, come racconta Ancelotti nel suo libro Preferisco la Coppa (ogni riferimento al maiale non è puramente casuale):
è salito in piedi su una sedia e ha iniziato. dio mio, mai sentito niente del genere. un orrore, non azzeccava una nota. i primi pezzi di pane glieli hanno tirati dopo pochi secondi
Al pane seguirono pezzi di frutta e altre cibarie. Fatto sta che nessuno lo interruppe finché lo spettacolo non fu troppo brutto per essere sopportato e una forchetta anonima non prese a volare contro il cantante, non proprio una stella dell’Est. Da qualche parte nel simposio caotico, Terry e Lampard rischiavano di farsela addosso, mentre Ancelotti riuscì in qualche modo a rallentare il tempo e a elaborare anche i piccoli dettagli di quel momento.
Guardavo Zhirkov e vedevo una bistecca. Gli avrei addentato una coscia“. Chi se ne frega del Fish and chips e degli hamburger quando la mente può trasformare un atleta di un metro e ottanta in un pasto succulento? Ma il sogno fu rapido e illusorio, e il coach si riprese dal delirio. Purtroppo per lui e per la fortuna di Zhirkov, che quella notte andò sì a dormire con la vergogna del deriso, ma su due gambe. Intere.