La voce è quella, rotta dalla paura nel cuore della notte, della mia signora. Sono intorpidito dal sonno, ma cerco di rimanere lucido. Del resto non si diventa Ally McCoist facendosi avviluppare dalla paura.
Allora chiedo a mia moglie di stare in silenzio, prendo una mazza da golf e comincio a scendere silenziosamente le scale. Maledizione: c’è davvero qualcuno. I rumori più forti provengono dalla cucina.
In quei dieci secondi in cui scendo giù mi passa davanti la mia intera esistenza: sono il centravanti dei Glasgow Rangers, ho una bella vita, ma adesso rischio seriamente di finire accoltellato o giù di lì. Cosa vorranno? Saranno dei semplici teppisti o dei professionisti? In ogni caso, mi dico, devo reagire.
Avanzo a passo felpato fino ad arrivare alla soglia della cucina. Penso a come aggredire i banditi per una manciata di secondi, poi mi dico che in questi casi non serve a nulla pensare.
Spalanco la porta della cucina, rimasta socchiusa, e…tutto quello che vedo è Paul Gascoigne davanti al mio frigorifero.
“Paul, sono le tre e mezza del mattino, cosa stai facendo?”. Lui non si gira neanche e mi fa: “Mi sto facendo un panino“.
“A casa mia? A quest’ora?”.
“Lo so – mi risponde – ma ormai mi ero svegliato e non potevo tornare a dormire. E poi avevo fame, ma non avevo cibo nel mio frigo”.
“Ma come sei entrato?”.
“Mi sono ricordato – mi spiega tranquillo mentre continua ad armeggiare con le salse – che un mese fa eri al telefono con la tua signora e le hai detto che avevi lasciato le chiavi di riserva in una borsa sotto la quercia. Me lo sono ricordato, le ho prese e sono entrato per farmi un panino”.
“Ah. Buon appetito allora. Chiudi te dopo?”.
“Certo, grazie. Buonanotte”.
Torno su da mia moglie. Lei, terrorizzata, è appigliata alle coperte.
“Cosa succede, amore?”.
“Ah, stai tranquilla, torna pure a dormire. E’ solo Paul che è venuto a farsi un panino”.