“Sembrava arrampicarsi verso in cielo, finché ha raggiunto il pallone e lo ha colpito con tutta la forza che aveva in corpo. E io sono andato a prenderlo” ricorda Gordon Banks.
“Ho odiato Banks più di ogni altro […] Ma quando è passata l’ira, ho dovuto applaudirlo con tutto il cuore” risponde O’ Rey. Una salvataggio impossibile. Un autentico miracolo confezionato dal nulla, grazie alla forza dell’istinto ed al senso della posizione. Per la FIFA non ci sono dubbi: è la parata del secolo.
Ma non è questa la storia che vogliamo raccontarvi oggi. Perché nella vicenda personale del più grande portiere di calcio della storia inglese – e sicuramente uno tra i primi di sempre – c’è un’altra parata che, se vogliamo, risulta ancora più incredibile e, certamente, del tutto singolare.
Spostiamo le lancette indietro di qualche anno e percorriamo Filbert Street – una muraglia di mattoncini rossi che penetra una nebbiolina fine – per addentrarci dentro allo stadio. La partita è Leicester – Manchester Utd, 13 settembre 1965. Tutto procede normalmente fino a quando appare un imprevisto invasore di campo: un cane si affaccia sul rettangolo verde e si mette a correre felice. Gli steward scattano per portarlo fuori, ma l’animale è inafferrabile. Continua a correre dileggiando la sorveglianza, muovendosi troppo veloce per tutti. Il match è inevitabilmente interrotto.
Poi il nostro eroe – il cane – fa la scelta sbagliata. Dopo aver dribblato tutto e tutti si avvicina alla porta difesa da Gordon Banks, l’incredibile portiere delle Foxes. Banks non si scompone, lascia che il cane gli sfili vicino e, al momento giusto, scatta verso di lui afferrandolo in presa bassa come se fosse un cross dalla linea di fondo. A bordo campo, per fortuna, c’è un altro signore dai riflessi mica male: il fotografo Chris Morphet, che immortala la scena proprio al momento giusto.
Uno scatto che parla da solo, raccontando grazie ad un episodio fuori dal comune i riflessi quasi innaturali del più grande portiere che il calcio inglese ricordi. Non è un caso del resto, se Gordon venne di lì a poco soprannominato “Banks of England”, per l’aurea sicurezza che la sua figura emanava.