Quella sarà una stagione che difficilmente i tifosi biancorossi dimenticheranno. Le premesse erano delle migliori: dopo stagioni galleggianti a metà classifica, la proprietà ha deciso di calare la mano pesante. In estate non si badano a spese mettendo sotto contratto alcune stelle di caratura internazionale; da Fletcher a Martins Indi, da Wimmer a Zouma. I Potters si presentano ai nastri di partenza come la squadra con più giocatori che hanno vinto la Champions League in tutto il campionato. Precisamente cinque erano i campioni europei che rappresentavano una dorsale importante del club. Jesè, Afellay, Shaqiri, Fletcher e Bojan superavano le varie star che popolavano la PL.
E le prime uscite davano ragione ai supporters con le vittorie illustri in amichevole contro Lipsia e Young Boys. A far tornare con i piedi per terra gli uomini di Hughes ci pensa Wonder Boy Wayne Rooney che, alla prima di campionato, regala i tre punti al suo Everton. Da lì iniziarono ad aleggiare le prime preoccupazioni più che fondate. Si arriva a gennaio con appena quattro vittorie all’attivo ed una salvezza ancora tutta da guadagnare. Le aspettative erano ben altre ed i big della squadra faticavano a trovare spazio e a dare il loro supporto. Come se non bastasse, iniziarono ad affiorare i problemi muscolari, su tutti per Shaqiri e Bojan.
Se possibile, nel girone di ritorno riusciranno a fare anche peggio racimolando solamente due vittorie e buttando all’aria diversi punti per disattenzioni difensive. La situazione scabrosa in campionato si è andata a riflettere anche nelle varie coppe nazionali con l’eliminazione al primo turno dalla FA Cup e quella al secondo turno in EFL Cup. A fine anno si ritroverà al penultimo posto solamente grazie alla vittoria all’ultima giornata contro lo Swansea, anch’esso retrocesso. Dopo 10 stagioni consecutive in Premier League, lo Stoke City retrocede.
I Potters ancora non si sono ripresi da quella stagione, sia a livello morale che tecnico. Partire con ambizioni europee e finire retrocessi non è una batosta semplice da superare. La Championship è ancora l’habitat della squadra che non riesce ad azzeccare la stagione per tornare in alto. Magari la prossima volta la lezione sarà assodata e si anteporrà al palmarès la qualità del giocatore.
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