Ma come fa un onesto mastino scozzese a diventare regnante – a tratti financo dominanti – in un club ricco di storia, che in bacheca sfodera anche una Coppa dalla grandi Orecchie? (Lions of Lisbon, l’annata è il 1966-67). Se, come Scott, non rifulgi di luce propria e non sprizzi talento da ogni poro, serve darsi da fare. Specie se i cugini protestanti da ragazzino ti hanno scartato con una motivazione che, oggi, fa quantomeno sorridere: “Troppo esile, non puoi giocare a calcio“. Ci sono persone che si fanno prendere a calci dal fato, passando la vita a rotolare. Altre, invece, invertono il paradigma e sono loro a calciarlo forte più in là, il destino avverso, perché You only live once, per quel che ne sappiamo (anche se la parte cattolica di Glasgow avrebbe da ridire). Brown appartiene senz’altro a questo secondo gruppo.
Scottie nasce a Dunfermline, l’antica capitale del regno di Scozia, 34 anni fa. Un caso? Forse no. E si sa, gli scozzesi sono battaglieri per genetica, ma lui di più: lui incarna l’archetipo dell’orgoglio nazionale, è il fiore di Scozia con lo stelo di granito, la roccia umana che accende risse in mezzo al campo, esulta quando gli fanno fallo e si esalta nel contrasto. Ingredienti che, come in qualsiasi infatuazione, diventano decisamente irresistibili per i tifosi degli Hoops: Scott è il fratello maggiore che vorresti al tuo fianco, il compagno di squadra pronto ad assorbire il colpo al posto tuo, l’amico leale che preferirebbe la morte al tradimento. Ideali trasportati a bordo d’un corpo forgiato nel’acciaio, per incassare e restituire, con licenza di segnare, di quando in quando, magari con una bordata da fuori. Non stupitevi, quindi, se Broony è il Re del Paradiso, nonché il capitano dei biancoverdi di Scozia da 7 anni a questa parte.
GUARDA IL VIDEO CELEBRATIVO DEL CELTIC PER SCOTT BROWN:
https://www.youtube.com/watch?v=BHPZyjxLwOU#action=share
Gli aneddoti sarebbero infiniti, ma ne citiamo uno su tutti – recente – che restituisce immediatamente la misura dell’uomo: 25 febbraio, va in scena Aberdeen – Celtic. Brown viene livellato al suolo da un avversario, ma si rialza. Un secondo lo stende brutalmente con un fallo da arancione. Un terzo lo colpisce con una pallonata fortissima. Qualunque altro giocatore “normale” si accascerebbe dopo questo mix. Broony no, scatta come una molla ed esulta – pettorali in fuori e balletto di scherno coreografico – come se avesse appena segnato: “Oh yes, mi hanno fatto fallo“! L’adrenalina come filosofia di vita. Le maniche corte sotto zero. La rabbia buona che ti fa arrivare oltre i limiti, anche oltre la fascia che indossi, dove non potresti.
Scott è così: o lo ami, o lo odi. Le mezze misure, si sa, non sono mai state digerite dai mastini.