Fuori dal campo la vita di Ashley, nato a Stepney il 20 dicembre 1980, assomiglia ad un garbuglio inestricabile. Un crogiuolo di tentazioni e cedimenti, di picchi di sfacelo e corridoi bui. La passione sfrenata per il sesso è il mantra dominante della sua vita oltre il rettangolo verde. Solo che c’è un piccolo dettaglio: Cole sarebbe sposato.
Nel 2006 convola a giuste nozze con Cheryl Tweedy, una delle componenti del quintetto britannico Girls Aloud. Tutto sembra andare per il meglio, fino a quando la donna non scopre che Cole intrattiene contemporaneamente una relazione con…altre tre ragazze!
La vicinanza a Jermain Pennant, per anni suo compagno di stanza – e di orge, per sua stessa ammissione nella biografia ufficiale – certo non aiuta a disinnescare il vizio. La povera Cheryl, cornificata a manovella, lo lascia senza appello. E, a proposito di autobiografie, c’è un frammento nella vita del terzino – che nel frattempo macina successi di squadra e personali – che serve ad identificarlo accuratamente. A soli 25 anni, infatti, decide di pubblicare la sua: My defence.
Nelle prime sei settimane di rilascio vende solo 4mila copie e, soprattutto, Cole viene seppellito dalle critiche. Tra i suoi detrattori c’è anche il compagno di squadra Jens Lehman: “Come si fa a scrivere un’autobiografia a 25 anni? Folle, è semplicemente folle”, sentenzia l’estremo difensore. L’unica nota positiva? Durante le ricerche per la redazione del testo Ashley scopre a sua insaputa di essere parente alla lontana di Mariah Carrey.
La consacrazione con i Gunners – esordisce da titolare nel 2000 al posto dell’infortunato Sylvinho per non uscire più, malgrado l’agguerrita concorrenza interna di Gael Clychy – viaggia in parallelo con una vita di eccessi. Punto fisso della nazionale dei Tre Leoni, quando nell’agosto del 2006 passa al Chelsea – nell’ambito dell’operazione che conduce Willy Gallas sulla sponda opposta – i tifosi gliela giurano, bersagliandolo con una shit storm di proporzioni bibliche.
Non lo aiuta, si diceva, il compagno Pennant: anzi, una sera Jermain si sfracella con la sua auto di lusso contro un palo, il tasso alcolemico che festeggia nelle vene a livelli improponibili. Quando gli agenti di polizia avvicinano la vettura dichiara di non avere i documenti, ma li rassicura: “Sono Ashley Cole? Come? Non mi riconoscete?”.
La scena che forse meglio sintetizza la vena di follia di Cole, tuttavia, si materializza al Chelsea. Un giorno si presenta al training ground con un fucile ad aria compressa calibro 22 (l’arma più potente acquistabile nel Regno Unito) e ci si mette a giocherellare. Improvvisamente parte un colpo che ferisce uno studente di scienze motorie che stava facendo uno stage. Scandalo nazionale, la testa di Ashley invocata da tutti i tabloid, il padre del giovane che chiede il licenziamento immediato del giocatore. La cosa per sua fortuna rientra, ma la macchia resta lì, indelebile.
Ecco perché, pur avendo inanellato 20 trofei vinti (tra cui una Champions) e 107 presenze in nazionale, pur essendo stato un eccezionale pendolino sulla fascia sinistra – abile nei cross, nei tackle, difficile da superare nell’uno contro uno – la fuoriserie Cole rimarrà sempre una bellissima vettura piena di ammaccature dell’anima.