Noi che ci siamo sempre…
pure quando il mondo viaggia in un’altra direzione. Noi che facciamo gesti per voi inusuali. Noi che: il rito della sciarpa e della maglia, del biglietto (e del match programme). Che partiamo dritti dal lavoro e torniamo in tempo per ricominciare il turno dopo. Che per vedere un gol della nostra squadra, rinunciamo ad una carezza o al caffè caldo della domenica. Che per un trofeo, ci faremmo il cammino di Santiago a piedi (e altri fioretti più svariati). Che facciamo km in nome della nostra passione: dalla città vicina a quella dispersa tra le lande del ma-quanto-cacchio-manca-all-arrivo.
Noi che: ma tu quando ti sposi? <<No, so’ già sposato con quegli 11 str* in campo!>> oppure <<Si, a casa c’ho mi’ moje che pensa che sto al lavoro…>>. Noi che: ti qualifichi per la Champions, sogni il Bernabeu e ti ritrovi a giocare a Qarabag (no – non è una parolaccia)… Chi si ricorda l’E.L. del 2016 /’17? Il Manchester United si trovò spesso a giocare lontano: e quando finirono a Rostov, la società decise di pagare il visto a chi sarebbe partito. Io che: fine partita (Malta-Inghilterra), al Ta’ Qali di La Valletta, a tarda sera, in mezzo al niente, e l’unico modo per tornare in città è stato accettare il passaggio di alcuni venditori ambulanti; paghi, ti fai il segno della croce, sali su una Ford scassata e speri che non succeda nulla… e poi ti ritrovi a passeggiare sulla bellissima baia di St. Julian, illuminata, a mezzanotte.
Noi dell’hot dog con patatine, fatto nel garage fuori dal The Den: che per digerirlo, si arrende pure il Gaviscon. Noi del Mc Donald’s all’una di notte, mentre aspetti il taxi per l’aeroporto e fai un dritto in aereo da 24h prima, senza voce, un freddo porco, ma con la vittoria in tasca… senza scordare le 15 ore di pullman e 2 di treno per arrivare in quella sconosciuta cittadina chissà dove! Noi che: il tramonto su Hillsborough, il lungomare dietro al Pittodrie e l’alba sul mare di Sunderland. Noi che sogniamo l’Old Trafford, il Marakanà, La Bombonera o El Monumental. Noi siamo quelli “tra spalti e realtà”, parafrasando il Liga; citato anche dai tifosi dell’italiano C.S.Lebowski: siamo quelli che “fino alla prossima città”. E siamo quelli del Vasco: “delle grandi illusioni, delle grandi passioni”. E quelli per cui le “luci a San Siro” di Vecchioni, sono quelle della Scala del calcio, che di notte ha tutto un altro fascino ed evoca notti magiche o maledette (a seconda della fede).
Noi che: i colleghi cool taggano #donnavventura o #wanderlust da Jesolo beach, mentre tu stai faccia a faccia a faccia con quei “simpaticoni” dei marsigliesi (dopo una passeggiata sulla bellissima costa) o hai guardato l’orizzonte dalla Vertigo di St.James Park, di Newcastle, un mese prima… Noi che: parliamo pure le lingue morte e recitiamo a memoria tutti i santi dal 1° d.C. ad oggi, quando si sbaglia un gol fatto o un rigore. Noi che: <<O me o il calcio!>>. Mi dicono stia bene, adesso! E voi: avete notizie dei vostri ex? Io che: tipo ubriaco, davanti a me, si fa una crisi epilettica, dopo essere franato sugli scalini di Meadow Lane… ma che cavolo: pure qua devo lavorare!!??!!
Noi che: vinci su rimonta, al 90°, esplode la gioia del gol e ti ritrovi abbracciato allo sconosciuto che stava 3 file sopra! Che: siamo tutti fratelli, uniti dallo stesso grande amore, nella gioia e nella cattiva sorte, finché morte non ci separi (no – non siamo al tuo matrimonio tranquillo)… E quanto male fa, girarsi e vedere un seggiolino vuoto: perché quell’amico è privato della sua libertà o perché ci ha lasciati… Noi che una partita ti cambia l’umore: perché non è mai solo un gioco, ma un vortice di emozioni. E l’adrenalina che ti pervade quando ti senti sul tetto del mondo, pure solo perché hai vinto la finale di coppa nazionale! Le finali, già… Noi che contiamo gli anni in stagioni e se perdi una finale a maggio, c’è sempre il 3° turno in gennaio; ma porca miseria se ti rode quella sconfitta col Derby: chissenefrega della mancata promozione al lavoro, ti stai giocando una stagione intera (da “Febbre a 90°” – N.Hornby).
Quelli che hanno sognato una vita, guardando i vicini vincere… e all’improvviso si trovano tra le migliori d’Inghilterra e d’Europa. La pezza dei tifosi Citizens parla di loro: ma parla anche di noi. Perché siamo anche quelli cantati dagli Oasis: vediamo cose che altri non vedranno mai. E vivremo per sempre… Perché noi, questa fase, non la supereremo mai.