Spesso parlando delle eredità storiche che ci ha lasciato il ‘900, secolo che ha plasmato profondamente l’uomo moderno, sottovalutiamo l’importante influenza delle sottoculture giovanili. Abbiamo visto gli Hippie nei ’60, i Punk nei ’70, i seguaci della Disco negli ’80 ma nessuna subcultura sembra aver permeato il tessuto sociale di una nazione (of course stiamo parlando degli UK) come quella Casual.
Il mondo Casual in tutta la sua natura, bella o brutta che sia, viene fotografato con maestria dal registra Lexi Alexander nel film di culto “Hooligans” che racconta le giornate e le azioni di un gruppo di tifosi hammers un po’ meno tranquilli degli altri: la Green Street Elite. Perché da sempre Casual vuol dire Football, birre e fratellanza. I ragazzi si ritrovano allo stadio, vero centro di aggregazione in molte città dell’hinterland inglese, e sono tutti (o quasi) skinhead col vizio di comportarsi male. Pur di difendere l’onore delle firm i membri danno spesso vita a scontri fuori e all’interno degli stadi.
Siamo a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80; l’ingresso al numero 10 di Downing Street di Margaret Thatcher suona come un brutto presagio per gli skins. Infatti la Lady di Ferro in accordo con la polizia britannica avvia una campagna repressiva contro i giovani skinheads che non sono per niente aiutati dal proprio aspetto fisico. I capelli rasati a zero uniti ai pantaloni con bretelle e le immancabili Dr Martens sono tratti distintivi che non passano inosservati agli agenti inglesi: appare inevitabile cambiare abbigliamento per sopravvivere. Nasce così l’idea (più esigenza) di vestirsi in modo più classico per non destare nell’occhio. I giovani hooligans aprono l’armadio dei genitori e dei nonni e riscoprono Barbour, Burberry e Aquascutum: brand che rappresentano a pieno lo stile British.
Proprio in questo periodo il Liverpool spadroneggia nei campi nazionali ed europei: la squadra di Bob Paisley abbina elegantemente intelligenza tattica e forza fisica, sommata all’estro di un certo Kevin Keegan. E quando i tifosi Reds se ne vanno in trasferta portano a casa un po’ di moda europea, poco alla volta. Si va in trasferta in Italia e si torna con tute Sergio Tacchini e polo Fila, a Marsiglia si fa rifornimento di Lacoste, a Berlino è invece razzia di Adidas. Come poche sottoculture i Casuals sono capaci di mischiare i trend europei prima che esistesse l’UE.
Sarebbe riduttivo confinarli sono agli anni ’70 e ’80 perché ciò che hanno fatto è effettivamente conformare gli usi e i costumi di molte tifoserie europee, seguendo un linea di fondo comune: vestirsi bene e comportarsi male.
Oggi però i tifosi sono anche facilmente riconoscibili per questo stile sobrio ed intramontabile, tanto da non passare inosservati nemmeno alla polizia. Sarebbe quindi lecito chiedersi se serva un nuovo rinascimento casual, cioè evolversi per sopravvivere.