Cantano i Pulp. Marzo ĆØ arrivato. Mi aspetta lāennesimo viaggio: Scozia e Inghilterra. Sabato vado allo stadio: Arbroath vs Inverness. E penso che niente e nessuno possa fermarmi.Ā
LunedƬ 9 marzo: la notte piĆ¹ lunga…Ā Il momento in cui tutto si ĆØ fermato. Le ultime parole famose. Inizio un nuovo turno di notte e quello che mi dĆ forza, in una situazione che sta evolvendo rapidamente e male, ĆØ proprio il pensiero di partire… Ore 21:15: <<LāItalia ĆØ zona rossa!>> esclama il collega. In un attimo vedo tutti i miei programmi lƬ, ad un passo, sgretolarsi… in un sol colpo vedo il cassetto dei sogni richiudersi bruscamente. Sento lāansia di ciĆ² che potrebbe accadere al lavoro e nelle nostre case, montarmi dentro. Ma non cāĆØ tempo per pensarci troppo, perchĆ© poco dopo squilla il telefono delle urgenze. āZona rossa… Codice rosso… Zona rossa…ā le parole che mi risuonano in testa, tra un paziente e lāaltro… La notte va via tutta cosƬ: tra emergenze da una parte e pazienti ānuoviā dall’altra. Arrivano le 6:30 di mattina. Guardo lāalba, fumando: e mi rendo conto che stavolta non posso guardare avanti. La ārognaā ĆØ arrivata: ĆØ un nemico invisibile e siamo solo all’inizio… E mi ha appena portato via un pezzetto di vita: il calcio si fermerĆ . I viaggi si fermano. La vita tutta va in stand-by. Ć tutto cosƬ surreale… Dāora in poi e per chissĆ quanto: ci saranno solo la preoccupazione per i propri cari e il lavoro.Ā
Deve averlo pensato anche la mia amica che ha il negozio di alimentari, il mio amico banconiere al supermercato e l’altro che fa il camionista: tutti fratelli di una stessa famiglia, che ĆØ quella che si ritrova allo stadio, chissĆ dove, dietro ai propri colori, e che adesso fa parte di quel Paese che invece non si puĆ² fermare. Deve averlo pensato l’amico che abita a due ore da qui, lāaltro che sui suoi viaggi ci scrive libri, e lāaltro ancora che abita in Polonia o quello che vive in Kazakistan e ho conosciuto in un Arsenal-Lazio a Stoccolma: tutti membri di unāaltra grande famiglia, quella dei groundhoppers; siamo quelli che vedete negli stadi di ogni competizione e serie possibile, non sempre dietro alla propria fede, per la pura passione e il puro entusiasmo di vedere posti nuovi e partite. Lāha pensato il mio amico ingegnere navale a Londra: che avrei dovuto beccare per una birra a Derby; mi scrive subito, preoccupato per me e perchĆ© le cose si metteranno male anche lƬ. Devono averlo pensato, nei giorni seguenti, tanti tifosi di mezza Europa: perchĆ© tutto si fermerĆ lentamente in ogni Paese; in nome di un appello dato da noi sanitari: state a casa, perchĆ© questo virus ĆØ altamente contagioso e dobbiamo cercare di diluire il piĆ¹ possibile il numero dei ricoveri, per curare tutti al meglio possibile. Da appassionata e tifosa sono doppiamente colpita: se si stoppa anche il grande spettacolo che ĆØ il calcio, vuol dire che siamo davvero ānelle pesteā…Ā
Time-out: il Mondo si ferma.Ā E il pallone doveva fermarsi, anche se lāha fatto in ritardo. Solo che ĆØ difficile da accettare, quando lo vivi in modo totale. Chi ha visto o letto āFebbre a 90Ā°ā sa di cosa parlo: non supereremo mai questa fase. DiĀ PaulĀ AshworthĀ ne ĆØ pieno il mondo: ĆØ dura per gli adulti, ma vallo a spiegare ai bambini… vagli a spiegare che sabato non si potrĆ andare a tifare la loro squadra… che non si puĆ² stare nemmeno piĆ¹ nel cortile sotto casa… Per un poā: niente gradoni da salire. Niente sciarpa da indossare. Niente mal di gola da urla per i cori. Niente pinta per festeggiare una vittoria, digerire una sconfitta o semplicemente idratare le corde vocali provate. Niente Borghetti. Niente match-programme. Niente viaggi della speranza. Tutti soldi risparmiati? Ad un prezzo moralmente alto, considerando anche (se non soprattutto) la situazione in generale.Ā
CosāĆØ il calcio per tanta gente?Ā Ć davvero un pezzo di vita.Ā Ć un sogno: chiedere ai tifosi del Liverpool, che aspettano di tornare a vincere lo scudetto da 30 anni; chiedere ai tifosi del Leeds: che non giocano inĀ Premier LeagueĀ da 16 anni.Ā Vorrei poteste chiederlo aĀ BradleyĀ Lowery: il bambino tifoso del Sunderland, malato di una rara forma di tumore e morto nel 2017 a soli 6 anni; i giocatori e i tifosiĀ lāavevano eletto a loro mascotte e avevano organizzato raccolte fondi per pagargli le cure costose: il male, disgraziatamente, ha vinto, ma il piccolo ce lo ricordiamo tutti, in campo, col sorriso e gli occhi che brillavano per la gioia enorme di essere lƬ a tifare per la sua squadra fino allāultimo. Vorrei poteste chiederlo aĀ Damien Nixon, tifoso 32enne del Manchester United: che mentre passava i suoi ultimi giorni in ospedale (perdendo purtroppo anche lui la battaglia contro un brutto tumore), ha ricevuto la visita del suo idolo Sir Alex Ferguson. Chiedetelo aĀ Fred Young: che ĆØ stato festeggiato due mesi fa allo stadio, in occasione dei suoi 100 anni, dalla sua squadra del cuore, il Luton Town. Chiedetelo adĀ Olga & Vera: rispettivamente di 87 e 104 anni, abbonate dal 1930 al Manchester City, che le aveva festeggiate portandole in campo, nel giorno del loro compleanno di due anni fa; oppure avreste dovuto chiederlo aĀ Bernard Jones: tifoso attivo ed entusiasta del Preston North End fino alla veneranda etĆ di 107 anni (morto lo scorso anno e detentore del record di supporter piĆ¹ longevo). Chiedete cos’ĆØ quello spirito che ti anima cosƬ tanto, anche a RoyĀ Larner: che al grido di āF**k you: Iām Millwall!ā si era scagliato contro lāattentatore del London Bridge, nel giugno 2017, incassando anche una pugnalata. Chiedetelo ai tifosi della nazionale inglese: che allāinizio dellāamichevole Francia-Inghilterra (pochi giorni dopo) hanno intonato āDonātĀ look back in AngerāĀ degliĀ Oasis, insieme ai francesi, in risposta agli attacchi terroristici appena avvenuti a Manchester e nella capitale e in memoria delle vittime degli stessi.Ā
Tutto ora si ĆØ fermato. Anche la Gran Bretagna, alla fine, sta entrando in una progressiva quarantena. Le leghe calcistiche sono sospese in attesa di decisioni… le serie minori inglesi, sotto laĀ Non-League, sono state annullate. Le squadre piĆ¹ piccole, da nord a sud del Paese, in previsione di una luce che non si vede in fondo a questo tunnel, si trovano in forte difficoltĆ nel pagare chi ne fa parte e ci lavora (in campo e fuori); alcune altre squadre stanno prendendo decisioni in quel senso: lampante lāesempio del Leeds United, i cui giocatori e membri dello staff hanno deciso di tagliarsi gli stipendi per far sƬ che non venga a mancare un introito al personale non calcistico. Si moltiplica la beneficenza, giĆ fortemente attiva da parte delle varieĀ charitiesĀ eĀ foundations.Ā Il sentimento di unitĆ tra calcio, tifosi e popolazione in generale, ĆØ ancora piĆ¹ forte. Come anche il sostegno al Servizio Sanitario Nazionale, lāNHS: con Wembley che si ĆØ colorato di blu, in segno di solidarietĆ .Ā
Il calcio ci manca: perchĆ© ĆØ nelle nostre vene, nel nostro dna, e perchĆ© era la nostra distrazione dal quotidiano. Ma adesso dobbiamo tutti lottare contro un brutto nemico che ci sta togliendo tutto: gli abbracci, la libertĆ , i sogni e i sorrisi. E solo uniti possiamo sconfiggerlo. E torneremo, un giorno (spero non troppo lontano) alla nostra normalitĆ . Torneremo alla nostra āmalattiaā preferita: quella che ci accompagnerĆ davvero per sempre. Ogni giorno che passa, per quanto pieno di preoccupazione e/o sofferenza, ĆØ anche un giorno in meno che ci separa da tutto quello che ora non abbiamo. Intanto dobbiamo stringerci forte a chi ĆØ in difficoltĆ e a chi sta piangendo dei lutti. Adesso dobbiamo vivere giorno per giorno, pensando alle nostre famiglie e al lavoro; a testa bassa e con tanta speranza nel cuore. E da tifosi quali siamo: con tanta grinta e passione. A Liverpool, in un ospedale cittadino, medici e personale sanitario hanno alzato le braccia intonando, per qualche secondo,Ā āYouāllĀ neverĀ walkĀ aloneā, lāinno deiĀ Reds: come incoraggiamento a quanti sono giornalmente impegnati nella cura dei malati di Covid-19 e in sostegno dei pazienti stessi. Anche io e tanti altri, in ogni Paese, ogni giorno, indossiamo e togliamo con cura delle strettissime mascherine, un sovra-camice e due paia di guanti… e magari, sul primo paio che metto, scrivo pure il nome della mia squadra: cosƬ, per non dimenticare chi sono e cosa mi dĆ la carica, in quelle ore faticose e lunghissime… in cui sono in pensiero per le persone che assisto, per i miei parenti a casa e per i miei amici in giro… MaĀ torneremo si: piĆ¹ forti di prima. Come sempre. E sarĆ piĆ¹ bello.