Pre partita al vetriolo
Per ospitare gli azzurri di Valcareggi venne scelto il tempio del calcio inglese, Wembley, molto piĆ¹ che uno stadio, ma un vero e proprio talismano. Qui il 30 luglio del 1966, i tedeschi furono sconfitti e venne alzata al cielo la Coppa del Mondo di fronte alla Regina in persona. Gli italiani dovevano sentire la pressione psicologica, la paura di trovarsi al cospetto di un’arena nemica e dal tifo indiavolato. Prima di questo match, non mancarono ovviamente le polemiche, la nazionale italiana fu accusata dai tabloid inglesi di essere una compagine di camerieri. Ad aggiungere altro veleno, ci fu una presentazione poco lusinghiera di una delle stelle azzurre, Giorgio Chinaglia, accusato di avere una vita privata poco trasparente e molto torbida. Tutti questi ingredienti confezionarono un pre partita molto movimentato, che diede una spinta motivazionale in piĆ¹ a tutti i giocatori che scesero in campo in quella piovosa notte autunnale.
Un primo tempo di lotta
Il commissario tecnico degli inglesi era l’esperto Alf Ramsey, che scelse di affidarsi alla vecchia guardia per infliggere una sconfitta ai vice-campioni del mondo in carica. La fascia di capitano venne affidata all’eterno Bobby Moore, colui che alzĆ² la Coppa del Mondo del ’66. Dall’altra parte Ferruccio Valcareggi voleva sfatare uno dei veri tabĆ¹ degli azzurri, vincere in casa degli inglesi, impresa mai riuscita fino a quel momento. Per riuscirci si affidĆ² a un attacco con Chinaglia e Riva, supportati dalla classe di Gianni Rivera. Al fischio d’inizio, la pioggia batteva fitta sul terreno di gioco, mentre gli inglesi provavano fin da subito a imporre un ritmo frenetico al match, tuttavia controllato dagli azzurri non senza qualche affanno. Zoff si mostrava impenetrabile, specialmente quando con un grande intervento fermava a mani aperte la staffilata dell’ala Currie, mentre Chinaglia e Riva due formidabili contropiedisti, seminavano il panico nella retroguardia inglese. Col campo sempre piĆ¹ pesante, la pressione degli inglesi diventava molto piĆ¹ ossessiva, sfiorando il gol con Bell, con un rasoterra che si spegneva a lato della porta difesa da Zoff. Il primo tempo terminava con gli inglesi all’attacco, senza perĆ² trovare il vantaggio.
Capello batte Shilton
La seconda frazione di gara ricominciava nello stesso modo, con gli inglesi arrembanti e gli italiani chiusi e pronti ad affacciarsi con il contropiede. Col cronometro sempre piĆ¹ imperante, sugli spalti si cominciava a spingere con grande entusiasmo le offensive britanniche, tanto che Madeley e Bell, rischiavano piĆ¹ volte di bucare la porta dell’estremo difensore azzurro. Verso la metĆ del secondo tempo, Chinaglia sfiorava il gol con un gran colpo di testa che veniva deviato da Shilton, ma l’episodio chiave fu quello del minuto quarantadue della ripresa:Ā Capello prendeva palla dalla propria metĆ campo, se la portava avanti e l’appoggiava a Chinaglia. Il centravanti scattava bene, evitando lāintervento di Mc Farland e, compiendo un dribbling, calciava forte verso il centro dell’area di rigore. Shilton si oppose come poteva, a mani aperte, a quel punto sul pallone si avventava Fabio Capello, che aveva seguito lāazione, e dopo un riuscito aggancio depositava la sfera alle spalle del portiere inglese con un tocco leggero.
La prima volta degli Azzurri
Nei minuti finali l’Italia si chiuse senza lasciar scampo agli inglesi. Al triplice fischio gli azzurri vincevano per la prima volta in terra di Albione, un successo ottenuto con le unghie e con i denti, dopo una grande battaglia, epica quanto quella del 1934. L‘uomo della partita fu Fabio Capello, il suo gol violĆ² la fama di Wembley e diede un colpo a tutta l’Inghilterra, che molti anni dopo lo accoglierĆ proprio come commissario tecnico, anche se questa ĆØ un’altra storia. Quella piovosa notte l’Italia si prese una rivincita, dimostrando come gli allievi potessero superare i “maestri”, mentre Bobby Moore non indossĆ² mai piĆ¹ la casacca dei “tre leoni”, chiudendo di fatto un ciclo mitico per l’Inghilterra.
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