Goodison Park è ricoperto di poster di calciatori e allenatori più celebri della storia dei Toffees: David Moyes, Dave Hickson, Bob Latchford, Romelu Lukaku, Duncan Ferguson e molti altri. All’ingresso principale si impone la statua di Dixie Dean, uno dei più grandi attaccanti che l’Inghilterra abbia mai visto e che all’Everton ha giocato per dodici anni, segnando quasi quattrocento gol. È un sabato pomeriggio di inizio agosto, ma di estate c’è ben poco. Il cielo è grigio, piove, nel pomeriggio inizierà la Premier. L’Everton è in trasferta a Londra, giocherà in casa del Crystal Palace. Lo stadio è semivuoto, io mi dirigo verso la segreteria. La porta scorrevole è chiusa. Dentro però intravedo un signore, quindi busso, e chiedo molto gentilmente se sia possibile entrare per qualche foto e dare un’occhiata.
L’iniziale freddezza e diffidenza per la mia richiesta cambia completamente qualche istante dopo. Lo stadio, inaugurato a fine Ottocento, ha una capacità di circa 40 mila posti. La mia visita non dura molto, il tempo di qualche foto ricordo, un veloce sguardo alle tribune che devo già uscire. L’Everton nei prossimi anni costruirà un nuovo stadio. Non sarà facile dire addio a Goodison Park ma so già che i Toffees lo trasformeranno in un centro multifunzionale per aiutare le fasce meno abbienti della città, un gesto che vale più di una vittoria.
Raccontato da Lorenzo Petrucci