test
5.6 C
Londra
sabato 23 Novembre 2024
Home Icons Van Hooijdonk: come odiare il Nottingham Forest pur essendone innamorato

Van Hooijdonk: come odiare il Nottingham Forest pur essendone innamorato

La controversa esperienza del centravanti olandese con la gloriosa maglia dei Garibaldi Reds

4 ' di letturaDa Steenbergen a Rotterdam è un percorso lineare ma Pierre van Hooijdonk, per compiere quei sessanta chilometri, ha fatto un giro largo.
Si è spinto a nord fino a Glasgow e poi ad ovest, arrivando a Lisbona, per poi far tappa ad Istanbul.
Ad unire queste capitali si disegna sulla mappa una parabola degna dei suoi calci di punizione, calciati partendo quasi in parallelo al pallone, imprimendo un taglio ed una potenza che ha reso Pierre uno specialista sui generis.
Van Hooijdonk di emozioni forti ne ha vissute tante nel corso della sua carriera.
Il debutto nella nazionale maggiore olandese da giocatore del NAC Breda, l’aver sbagliato un calcio di rigore nell’Old Firm, essere stato allenato da un giovane sconosciuto di nome Mourinho, la Coppa Uefa vinta con il Feyenoord, l’amicizia con Robert Enke nata al Fenerbahçe e terminata con lo shock per il suicidio del portiere tedesco.

Momenti importanti per la vita di un calciatore ma mai contrastanti come quelli vissuti in Inghilterra, nazione in cui se pronunci il nome dell’attaccante orange, rischiando che qualcuno ti guardi storto, vuol dire che sei a Nottingham.
Con la maglia del Forest van Hooijdonk ha provato le sensazioni più controverse della sua ventennale carriera.
E’ un Forest disperato quello che punta sull’olandese nel marzo 1997.
I “Garibaldi Reds” sono in fondo alla classifica della Premier, poco prima di Natale il cambio in panchina con Stuart Pearce nelle vesti di player-manager in luogo di Frank Clark.
Dal Celtic arriva questo centravanti unico nel suo genere, fisicato e tecnico, abile di testa e mortifero su calcio piazzato.
Van Hooijdonk non riesce ad andare oltre ad un gol in otto partite, la squadra che fu Campione d’Europa con Brian Clough non evita la retrocessione incappando in una serie infinita, ed inutile, di pareggi.
La First Division della stagione successiva è una cavalcata trionfale per il Forest, che domina il campionato sfiorando i cento punti con sessantadue gol di van Hooijdonk in coppia con Kevin Campbell.

Pierre è convocato da Hiddink alla Coppa del Mondo 1998.
E’ il primo grande torneo internazionale della sua vita, in una squadra di alto lignaggio e dotata di un reparto offensivo completo e profondo.
Pierre si toglie la soddisfazione di segnare una rete, andando a segno contro la Corea del Sud.
L’Olanda può arrivare fino in fondo, elimina ai quarti di finale l’Argentina a Marsiglia con un gol meraviglioso di Dennis Bergkamp, però le sono fatali i rigori contro il Brasile in semifinale.
Ennesima, se non tradizionale, delusione orange in un torneo iridato.
Dopo la Coppa del Mondo iniziano le frizioni tra van Hooijdonk e la dirigenza del Forest.
Il manager Dave Bassett, avallato dal chairman Nigel Wray, ha decretato una serie di operazioni diametralmente opposte all’obiettivo salvezza: Campbell è stato venduto ai turchi del Trabzonspor, Scot Gemmil è fuori squadra per aver rifiutato il rinnovo del contratto (andrà all’Everton durante il girone di ritorno) e Colin Cooper, idolo del City Ground, è stato sbolognato al Middlesbrough, potenziale rivale per la lotta salvezza.
A Pierre era stata promessa una campagna acquisti per un Forest competitivo, a conti fatti la squadra è più debole di quella retrocessa appena un anno prima.
Van Hooijdonk non ci sta e chiede di essere ceduto, d’altro canto i patti erano chiari: libero nell’estate 1998 dopo aver aiutato il Forest a tornare in Premier.
A Nottingham inoltre arrivano diverse offerte per il centravanti, tutte rifiutate, tra cui una di sette milioni di sterline presentata dal connazionale Ruud Gullit, che lo vuole a tutti i costi a Newcastle.
Per Pierre è la goccia che fa traboccare il vaso e, nonostante la convocazione del club, rimane in Olanda e si allena con il NAC Breda.
Anziché essere difeso da dirigenza e compagni, van Hooijdonk diventa oggetto di allusioni nonché capro espiatorio.

Il Forest inizia malissimo il campionato ed ogni settimana il manager Dave Bassett, i compagni di squadra ed i tifosi puntano l’indice conto l’attaccante olandese, accusato di essere un disertore e di usurpare lo stipendio.
A novembre Pierre torna a Nottingham e trova sguardi torvi, comportamenti di facciata e pure diversi tifosi che urlano improperi quando lo speaker annuncia il suo nome.
Contro il Derby County, che per i tifosi del Forest è LA partita, van Hooijdonk nega sulla linea un gol a Carbonari e segna di testa su angolo calciato da Gemmill.
La scena è surreale: esplode il City Ground ma i compagni di squadra ignorano l’olandese, che festeggia il gol da solo, sono tutti corsi ad abbracciare lo scozzese che ha crossato.
Solo il francese Thierry Bonalair ha pietà verso l’olandese, il resto del gruppo si tiene a metri di distanza.
E’ una scena difficile da dimenticare per gli appassionati, tanto più per il giocatore che anni dopo ne parlerà come “il momento più incredibile della mia carriera, essere trattato da avversario dai propri compagni di squadra; per fortuna il mio carattere mi ha permesso di guardare avanti e continuare ad esprimermi ai miei livelli”.
L’olandese completa la stagione che si chiude con l’inevitabile retrocessione del Forest, onora la gloriosa maglia rossa fino all’ultima partita poi lascia Nottingham per non farvi più ritorno.
Pochi mesi dopo nasce il suo primo genito Sydney, poi il suo percorso continua tra Vitesse, Benfica e Feyenoord, con l’emozione di decidere la finale di Coppa Uefa contro il Borussia Dortmund proprio a Rotterdam.
Come? Con un calcio di punizione dei suoi, ed uno stadio intero ad abbracciare quelle spalle divenute ancor più larghe dopo quella notte a Nottingham.

Leggi anche: Peter Shilton: l’uomo dai mille record, campione d’Europa con il Nottingham Forest

42,353FansMi piace

LEGGI E COMMENTA

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Alberto Emmolo
Alberto Emmolohttp://www.urbone.eu
Classe 1984, travolto da una grande passione per il football fin da bambino, appena possibile vola a Londra per "respirare" calcio, atmosfere e sensazioni. Nel maggio 2019 ha pubblicato il suo primo libro "Hat-trick - i grandi attaccanti della Premier League" (ed. Urbone Publishing)

Articoli Correlati

Condividi: